Proseguì intorno all’esterno di Gulf City, compiendo un giro che era più lungo di tre miglia. Sy ripiombò nel silenzio, mentre Elissa fece a Gibbs domande su tutto, e lui fece del suo meglio per rispondere. Una volta all’interno di Gulf City, ogni segretezza nei confronti delle domande fatte da qualcuno giunto dall’esterno parve scomparire.
Videro miliardi di piedi cubici di apparecchiature per generare energia, ed enormi propulsori sufficienti a consentire a Gulf City di navigare dovunque volesse nello spazio interstellare. C’erano impianti per produrre generi alimentari sufficienti a nutrire decine di migliaia di persone, impianti che si trovavano vicino al centro della struttura. Per la maggior parte erano inattivi. Stando a Wolfgang Gibbs, l’attuale popolazione di Gulf City si avvicinava alle settecento unità, anche se la capacità originaria era dieci volte maggiore.
Alla fine, dopo aver mostrato loro corridoi dopo corridoi, dove si trovavano gli alloggi, Gibbs si fermò e scrollò le spalle. — Impiegherete un mese per vedere tutto, ma questo dovrebbe essere abbastanza per una prima impressione. Ora, fate un intervallo e mettetevi a vostro agio. Tutti questi appartamenti sono completamente equipaggiati. Il sistema d’informazioni vi dirà la maggior parte delle cose relative alla città, che io non ho descritto. Mi accerterò che i robot di servizio accettino i comandi impartiti dalle vostre voci, ma non aspettatevi una reazione immediata, siamo sempre a corto di robot di servizio. Abbiamo un appuntamento nell’ufficio di JN fra tre ore. Ci vediamo là.
— Dove si trova? — chiese Elissa.
— Chiedetelo all’info-sistema, se volete andarci a piedi. Se vi sentite pigri, basterà che diate l’ordine. Se cercate me, usate il sistema di comunicazione. — Wolfgang Gibbs strizzò l’occhio a Elissa, maneggiò un comando alla sua cintura, e scomparve.
— Allora, cosa ne pensi? — chiese Peron.
Elissa sollevò lo sguardo al soffitto. Finalmente erano soli. Sy li aveva lasciati qualche istante dopo Wolfgang Gibbs, dicendo di aver bisogno d’un po’ di tempo per riflettere. Peron ed Elissa avevano vagato un po’ lungo quegli interminabili corridoi, ficcando la testa dentro le cucine, le aree ricreative e le palestre. Tutte erano deserte. Alla fine avevano trovato un alloggio di loro gradimento, e avevano deciso che tanto valeva occuparlo. Adesso erano distesi fianco a fianco su una vastissima area del pavimento soffice come una nuvola.
— Pensi che ci stiano controllando? — disse Elissa alla fine.
— Nel dubbio, supponi di sì. Ma fa forse differenza?
— Immagino di no. Ma sembra che vedremo volare scintille al prossimo incontro. Hai osservato come si sono guardati Sy e il Direttore Generale?
— Judith Niles? Era difficile non accorgersene. È probabile che sia abituata ad essere rispettata parecchio qua dentro. Conosci il vecchio Sy, sarebbe sgarbato anche’con il diavolo.
— Gli ho detto di andarci piano. — Elissa scoppiò a ridere. — Ha risposto che era lei l’arrogante.
— Detto da Sy, è un po’ troppo. Lui, cosa crede di essere?
— Gliel’ho detto. Lui ha risposto che forse lui ha il «naturale sospetto dei giovani verso l’età matura», ma che lei ha l’«intollerabile arroganza dell’autorità incontrollata». Stando a Sy, è circondata da uomini-sì e donne-sì, e crede di conoscere tutte le risposte.
— Quando in realtà è lui a conoscerle? — Peron era irritato. Era ancora un po’ geloso di Sy, in particolar modo quando Elissa pareva ammirarlo.
— No. Dice che lui ha cento domande senza risposta, ma non voleva addentrarcisi con Gibbs. Sta aspettando di spararle tutte a Judith Niles.
— Anch’io. Ma in sostanza c’è una sola domanda da fare: perché mai Gulf City esiste?
— Hai sentito quello che ha detto Wolfgang: per studiare gli Oggetti Kermel.
— Sicuro, ma è una sciocchezza. — Peron si rotolò sul fianco per guardare in faccia Elissa. — Ascolta, posso immaginare un gruppo di scienziati puri che sostengano la validità dell’enorme sforzo fatto per installare una stazione di ricerca qua fuori nel profondo dell’abisso cosmico, per decidere quale sia la natura degli Oggetti Kermel. Ma tu hai incontrato Judith Niles. Riesci ad immaginare che sia disposta a mandar giù una simile argomentazione? Li avrebbe buttati fuori dal suo ufficio in due minuti. Credo che Sy le farà la domanda principale, e preferisco che sia lui a farla al posto mio. Ma se non lo farà, toccherà a noi due.
Peron pareva infelice, ma deciso. Elissa non aggiunse altro, ma si strinse ancora di più a lui e lo prese tra le braccia.
Quasi ad un miglio di distanza, in una zona appartata sull’altro lato di Gulf City, Wolfgang Gibbs era impegnato nel proprio incontro segreto con Charlene Bloom. Giacevano fianco a fianco in una stanza vuota, nel buio e con tutti i monitor spenti.
— Hai notato la differenza, vero? — disse Wolfgang con voce sommessa. — Questa volta credo che abbiamo catturato una nuova razza di pesci. Squali, forse, non pesciolini.
— Sono d’accordo. E certamente JN lo sta pensando anche lei. Potevi sentire la tensione fra loro quattro. Specialmente con quel ragazzo dai capelli scuri, Sy… Non le ha concesso neanche un dito. Non sono sicuro di voler essere presente al prossimo incontro. JN avrà le mani piene.
— Spero proprio così, per l’inferno. — Wolfgang Gibbs sorrise con amarezza nel buio. — Sai qual è il guaio in noi due, Charlene? Siamo superati. JN è il capo, e noi lo sappiamo, tutti e tre. Non possiamo discutere con lei, anche quando siamo dalla parte giusta della questione. Lei ha troppa potenza di fuoco. Sono stanco di questo posto e comincio a odiare la vita nell’S-Spazio, ma non riesco ancora a dirle che voglio andarmene.
— Vuoi dire, andar via? Lasciare Gulf City e JN, completamente? — Charlene Bloom si staccò da lui. — Non potremmo farlo. Siamo rimasti tutti insieme sin dall’inizio.
— Già. Ed è troppo tempo: più di quindici anni, per la maggior parte nell’S-Spazio. Santo Iddio, Charlene, non pensi che qui le cose avrebbero bisogno di un nuovo aspetto? E non credo che noi possiamo darglielo. Forse quei tre ragazzi potrebbero. Tu ed io dovremmo esser via di qua, fuori, ad occuparci di altri pascoli, a dirigere un gruppo di contatto con un pianeta, o un Quartier Generale di Settore. Forse dovremmo andare su Pentecoste, il pianeta dal quale loro sono venuti.
— Gli hai detto dei loro tre amici?
Wolfgang Gibbs corrugò la fronte e scosse la testa. — Non ancora. Non ce l’ho fatta. Si aspettano di vederli comparire qui a Gulf City. Lascio che sia JN a dar loro la notizia. La sentiranno anche troppo presto. Sarà dura per loro.
Vi fu un lungo silenzio.
— Wolfgang — disse Charlene, alla fine.
— Sì?
— Mi spiace che tu ti senta così. — La sua voce era infelice ed esitante. — So che qui talvolta è frustrante, ma sono stata molto felice durante tutti questi anni. Conosco i miei limiti. Non avrei mai potuto fare quello che Judith ha fatto, metterci insieme e tenerci insieme. E neppure avresti potuto farlo tu. E puoi dire tutto quello che vuoi sulla vita a Gulf City, ma stiamo lavorando al problema più grosso dell’umanità. Se non troveremo una soluzione, credo che sarà, per l’Homo sapiens, la fine della strada. E se tu ti stai sacrificando, JN si sta sacrificando molto di più.
— Lo so. Ma è lei che decide. Supponi che stiamo seguendo la linea sbagliata? JN pensa che stiamo facendo progressi, ma per quello che mi riguarda siamo esattamente nella stessa posizione in cui ci trovavamo quando Gulf City è stata creata, vale a dire quindicimila anni terrestri or sono. Cosa abbiamo compiuto durante tutto questo tempo? E quanto tempo abbiamo prima che tutto sia finito?