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Era appunto in quella che la signora Maddalena, stanca d'aspettare, stava per dire a Marta, che Giuliano fosse o non fosse per aversene a male, voleva andargli incontro essa stessa; quando le pedate della bestia si fecero udire sul ciottolato del vicolo per cui si veniva nel piazzale.

«È qui!» sclamò essa, togliendosi dalla finestra tutta mutata nel viso e sorridendo; e lesta lesta attraversò la sala seguita dalla fantesca, che la raggiunse nell'atrio recando la lucerna.

Il giovane arrivò di trotto, e smontando a piè dei gradini dell'atrio disse alla signora: «non mi sgridi..... mi perdoni.... a un'altra volta tornerò più presto.....

«Ah.... te ne avvedi anche tu? Il perdono è un bel chiederlo.... ma a quest'altra volta.... vedremo....»

Giuliano non le lasciò finire l'amorevole rimprovero, ma guardandola umilmente negli occhi, le si avvicinò come per soggiungere qualcosa. Poi non trovando la parola, tenne dietro a Rocco, il quale avendolo udito arrivare, era corso mezzo brillo a pigliare la giumenta, e l'andava a riporre.

A quel fare insolito sbigottì la signora; e già chiedeva che ne pensasse a Marta, la quale s'ingegnava di riverberare colla palma i raggi della lucerna dietro Giuliano, sicchè essa rimaneva colla faccia e colla persona nell'ombra. Ma a stornarla dalla sua domanda, s'udirono alcuni tocchi lenti e lamentosi della campana di castello, venuti a mescolarsi, come la voce d'una terza persona, alla loro malinconia. A quel suono che segna la una di notte, il popolo di quei villaggi pensa a' suoi morti, e in ogni casa s'interrompono i discorsi della veglia per recitare il deprofundis. La signora Maddalena, si segnò, e si mise a dire il salmo sublime, che ad ogni verso, ci soffia sull'anima l'aria fredda dell'abisso; e recando come un grido dell'altro mondo, ci fa levare gli occhi al cielo, in cerca d'un po' di luce, d'un po' di vita, di qualche novella dei sepolti quaggiù. Marta non sapendo le parole del salmo, che mai non aveva potuto mandare a memoria, teneva dietro coll'intenzione, a lei, guardandola nelle labbra, o picchiandosi il petto; e quando la signora mostrò d'avere finito segnandosi la seconda volta, essa disse: amen. Proprio in quel punto ricomparve Giuliano.

«Qualche cosa da dirmi l'avrà di certo»-bisbigliò la signora, e dall'atrio entrò nella sala, seguita da lui e da Marta; la quale sussurrò nell'orecchio al giovane, che per amore di sua madre, facesse viso allegro. Poi andò in cucina per dare in tavola, lasciando che essi passassero nella stanza di là dalla sala, in cui la famiglia soleva mangiare.

La signora non si era mai seduta là dentro, senza pensare al suocero ed a madonna, che essa non aveva conosciuti. E quando viveva il marito, aveva pigliato sempre un mesto diletto a farsi dire cenando la loro storia; storia che ripeteva sovente al figliuolo. Ma quella sera non pensò ai morti; e mentre Giuliano messosi a sedere, come fosse molto stanco, guardava i canestri di frutta dipinti nelle pareti, con quell'occhio che fissa e non vede: essa stendeva la tovaglia, metteva le posate e i tovaglioli, volendo e non trovando il verso d'appiccare discorso con lui, senza dargli a vedere l'ansietà che non le era cessata ancora. Al fine le venne alla mente il nome del buon prete di C......, e voltasi a Giuliano con quella dolcezza che sempre usava, sedette anch'essa e gli disse:

«Oh appunto! e che nuove mi porti di don Marco?

«Don Marco? Lo vidi da lungi e di fuga.... e mi parve triste....»

«Come da lungi e di fuga? O non hai detto stamattina che andavi a C.... proprio per veder lui?»

«Andai.... ma.... dopo il vespro egli era fuori pei monti, ad assistere non so che moribondo....»

«Egli pei monti? Ma il parroco, i curati, gli altri preti giovani...... come fanno a lasciar che vada quel povero vecchio?»

«Oh....! essi avevano altro a fare! Oggi c'era gran pranzo dal parroco: un pranzo di preti, di frati, di soldati, di signori e signore....! mezzo il borgo faceva le feste a quegli uggiosi Alamanni che sono colà!....»

La signora diede attorno un'occhiata, quasi temesse che qualcuno fosse stato a udire lo parole di Giuliano, poi mutò come potè il discorso, e proseguì: «hai detto che è triste nevvero? povero don Marco, capisco.... noi vecchi ci sentiamo fuggire il mondo....»

«Eh!.... a vedersi tra piedi quella turba di soldati, a sentire quello strascichio di sciabole, anco a non essere vecchi c'è da diventar tristi e far peggio....! Se gli Alemanni fossero a D.... non ci starei più un'ora....!

«Giuliano!-sclamò la signora, levandosi ritta-dimmelo, che tanto l'ho già indovinato....! Tu hai questionato con qualcuno di quei soldati! Oh.... no? Me lo accerti? Voleva vedere! Pensa che qui, essi hanno in mano tutto e tutti...; credi in cuor tuo quel che ti pare, ma bada a non darmi dispiaceri, chè se non te l'ho mai detto te lo dico ora: non sono più quella d'una volta e non potrei più sopportarli....!»

Giuliano sentì dar giù improvviso quel bollore che gli si era levato in petto, e guardando fisso sua madre, come se soltanto allora s'avvedesse che la salute le veniva scemando, provò uno sgomento sì forte che rispose pronto e pacato:

«Dispiaceri da me non ne avrà mai; ma questi Alemanni venuti quassù a proteggerci e a spogliarci..... gli odio.... gli aborro, vorrei vederli tutti morti.»

La signora tacque: e Marta che essendo entrata a mettere qualcosa in sulla mensa, aveva udito le ultime parole del signorino, si morse la lingua e tornò in cucina sbalordita, come vi fosse rotolata giù da un burrone, o quelle eresie fossero state ceffoni avuti in faccia. Odiare gli Alemanni, odiarli a segno da desiderarli tutti morti, non le pareva cosa che si potesse dire da un giovine dabbene, come era sempre stato Giuliano. Capì il gran mutamento che doveva essere avvenuto in lui nello stare lungi da casa; rammentò che questo mutamento, il pievano l'aveva predetto sin dal primo giorno che egli era andato a Torino; vide confusamente il male che ne poteva seguire, e una profonda malinconia mista a certo sdegno pesò sul suo vecchio cuore. Avesse visto entrare in casa la farfalla più scura del mondo; si fosse versata e rotta l'oliera; o la gallina a lei più cara avesse cantato da gallo in sul bel punto della mezza notte: essa non se lo sarebbe recato in malaugurio, quanto quelle amare parole, che biascicò due o tre volte, pesandole colla mente e chiudendo gli occhi, come se più non osasse guardare la luce.

Intanto i padroni mangiucchiando avevano mutati i discorsi; e sebbene il giovane di tanto in tanto lasciasse cadere le domande della madre, essa dalla tema di fargli saltare in capo d'andar fuori di nuovo, taceva in pazienza. Per sapere se qualcosa gli fosse avvenuto cogli Alemanni, disegnava di mandare l'indomani qualcuno a C.... con un biglietto per don Marco: ma pel momento, avendo in casa il figliuolo non temeva di nulla, e finì di cenare, senza essersi raccappezzata in quella tristezza e in quel viso scuro.

Marta chiamata a sparecchiare, venne dalla cucina imbroncita: e accesi due lumi da mano, uno ne porse alla padrona ed uno al giovane, ma non disse nulla. Egli salutata rispettosamente la madre, e data la buona notte alla vecchia, salì nella sua camera, al più alto piano della casa, proprio sopra quella della signora, alla quale non era mai parso di poter dormire tranquilla, se la notte egli non era in luogo da poterlo udire, solo che si movesse.