Rimasta sola colla signora, Marta volle sfogarsi, e giungendo le mani proruppe:
«Eh? L'ha inteso? E chi lo conosce più? Io da parecchi giorni vado in castello che mi pare di salire sul calvario.... e le occhiate del pievano comincio a capirle...»
«Che pievano.... che occhiate?»
«Certe occhiate bieche, come se volesse dirmi che io gli nascondo un peccato mortale....!»
«Oh smettetela un poco anche voi!-interruppe la signora Maddalena, con un impeto di collera non più provato da chi sa quanti anni:-questa sera n'ho già di troppo.... andate a letto....!»
Marta umiliata da quel tono insolito di parole, s'avviò alla porta che dava nell'atrio, per chiuderla come l'altre sere.
«Lasciate!-proseguì la signora-questa sera chiuderò io.... no no.... andate vi dico, Marta.... vorreste cominciare ora a disobbedirmi?
La vecchia chinò il capo, diede la buona notte con voce tremante, e andò a chiudersi nella sua cameretta terrena, in cui dormiva da sessant'anni. La signora pur sentendosi pentita del rabbuffo fattole, non istette a rattenerla per consolarla, come già il cuore le comandava. Ma, chiusa la porta con ogni diligenza, recò le chiavi con sè, salì nella sua camera anch'essa, le nascose sotto il guanciale; poi si chinò sull'inginocchiatoio, a canto al letto, e mescolando i suoi morti, i santi e Giuliano, cominciò a pregare.
In capo a un'ora volle coricarsi; ma non lo fece, perchè disopra s'udiva uno scarpiccio, come d'uomo che gira inquieto; ed era Giuliano, il quale aveva sentito rinascere i propri pensieri, a martellarlo urgenti ed acuti. Egli s'era messo parecchie volte a spogliarsi, ma sempre aveva finito per affacciarsi alla finestra, dove rimaneva un istante, poi andava passo passo fino all'uscio, dava di volta, tornava a sedere: parlava, sospirava, rifaceva tutte queste mosse, confusamente, combattuto, coi lineamenti della faccia che si facevano affilati, come lo crucciasse qualche fiera passione. Questo suo travaglio pareva crescere a smania; quando, chi sa come, gli tornarono alla mente i giorni della sua fanciullezza, e l'uso che allora aveva sua madre di non mai coricarsi, senza prima essergli venuta in camera, a dare un'occhiata alla finestra se fosse ben chiusa, a vedere se avesse acqua nella boccia, o se il lume fosse in luogo da non dar fuoco. Provò di quel ricordo una dolcezza, un aiuto; e si pregò che la madre venisse di sopra anche quella sera, perchè lì avrebbe avuto cuore da dirle una cosa, che solo a pensarla, il sangue gli faceva dentro un gran cavallone. A un tratto parve aver afferrato un'idea; stette un momento, si levò risoluto; e camminando diritto discese al piano di sotto, e picchiò all'uscio di sua madre.
La signora Maddalena, che non aveva voluto coricarsi finchè non fosse cessato quel rumore di sopra; udendolo discendere si rimescolò tutta, e si lodò d'aver portato seco le chiavi di casa. Ma inteso che veniva da lei, corse all'uscio, e mentre ch'egli picchiò, essa, già pronta, aperse, e dolcemente gli disse:
«Lo sapeva che tu avevi qualcosa da dirmi.... vieni» E tirandolo per la mano, s'andò a sedere su d'un seggiolone d'antica fattura; perchè sebbene facesse le viste d'essere tranquilla, non si sentiva di stare in piedi dal tremore; poi guardandolo amorosa soggiunse: ebbene?
«Ecco,-rispose Giuliano-io non poteva più reggere, e sono venuto a dirle.... che.... si ricorda? l'autunno passato la nostra casa le pareva troppo solitaria, e mi disse che le tardava mille anni che io fossi medico, perchè qui sola ci moriva di malinconia. Allora non osai... ma ora.... ora vorrei....
«Sposarti?-sclamò la signora Maddalena balzando in piedi dall'allegrezza, come a mensa aveva fatto dalla paura:-e spòsati, e sia benedetta la nuora che mi condurrai in casa....! Ma perchè mi hai tenuta tutta questa sera sulle spine? Ci voleva tanto a darmi questa bella nuova? Siedi, che ora non voglio vederti perdere la bella sicurezza di poco fa, per questo rimprovero; siedi e parliamo di lei. Già ho bell'e capito, essa è di C.... come si chiama?»
«Bianca dei N....-rispose Giuliano colle vampe al viso.
«Oh? Dei N.... ce n'è una famiglia sola, credo... Sua madre dev'esser morta, e si chiamava la signora Costanza nevvero? Hai fatto bene a innamorarti d'un'orfana! E la conosco sai; sta un po' a sentire: la vidi una volta, al convento dei Minori Osservanti di C....: mi ci aveva condotto tuo padre alla sagra della Madonna degli Angeli... miracolo, perchè le sagre egli non le poteva udire manco a menzionare! ebbene..... Bianca deve essere una di quelle due fanciulline che la signora Costanza si menava per mano, sotto i pergolati del convento: parevano due perle.... una era bionda, l'altra bruna....: ricordo che vedendole io dissi che la festa della Madonna degli Angeli era fatta per esse.... e tuo padre a ridere.... a ridere di sentimento.... e a chiamarmi invidiosa.... E qual è delle due?»
«La bruna.
«Ah! già perchè l'altra deve avere pochi anni....! La bruna!-Ripetendo questa parola la signora rimase cogli occhi fissi, forse pensando ai tempi in cui anch'essa era piaciuta al giovane forestiero, che poi le era diventato marito:-E sta bene,-continuò poi,-ma come non mi hai detto nulla, mai nulla? Te ne sei forse innamorato quest'oggi?
«Che so io?-rispose Giuliano, stato sino a quel punto come un barbero alle mosse:-gli anni che stetti a C.... l'ho veduta venir su sotto i miei occhi. La vedeva dal terrazzino di don Marco ogni giorno; la seguiva in ogni luogo dov'essa andasse a passeggiare, in chiesa badava sempre a trovare un posticcino da poterla guardare, e mi sentiva addosso un'allegrezza!.... altro che i canti della gente e dei preti!.... mi pareva che io avrei cantato colla voce d'un angelo! In tutto era diventato il primo tra miei compagni; allo studio, al giuoco, niuno se la sentiva più di vincermi: i pericoli io li cercava come fossero spassi: e mi ricordo d'una volta che ardeva una casa, e che io mi cacciai su fin sopra i tetti, e mi spiacque che non vi fosse una vecchia, un bimbo, Bianca stessa da salvare. Un'altra mi arrampicai su d'un pioppo, che aveva le cime curve sopra il torrente in piena, per vedere gli uccelletti di un nido, che era lassù. Le ventate mi dondolavano, e a mirare di sotto l'acqua furiosa, e lontano in faccia il balcone di Bianca, mi credeva d'essere in paradiso. Oh! quegli uccelletti come li baciai! Era diventato buono, così buono che non poteva udire i poveri pregare alla porta, e correva a portar loro il mio desinare. Don Marco diceva che ve n'erano troppi dei poveri.... e che i ricchi erano pochi e crudeli... Suvvia, io gridai una volta, facciamoci tutti poveri e così andrà meglio....! i miei compagni non capivano nulla.... e risero.... E la notte? La notte, se pioveva o tirava vento, io mi sentiva in cuore una pietà che non mi lasciava dormire, e mi doleva sin delle impannate, del cesto di basilico, delle pietre della via che pigliavano il freddo. Una vecchia, poi, ricordo una vecchia che aveva tre capre, la sua ricchezza; i compagni la canzonavano, io mi posi in capo di farla rispettare, e qualcuno le toccò sode! Poi vennero le malinconie; e talvolta tenni a mente dugento versi di Virgilio, solo a leggerli due volte, tal altra stetti settimane senza aprire un libro. Allora passava delle ore e delle ore coricato colla guancia sull'erba, in qualche campo solitario; e là mi pareva di udire quello che si faceva sotterra dai morti.... pensava sempre alla morte, e non so perchè, ma in quei giorni, incontrando Bianca, se qualcuno dei miei amici diceva che essa era bella, io avrei voluto morire. Mi pativa il cuore che l'aria me la guardasse. Eppure quelle malinconie erano nulla; le vere vennero di poi, quando andai a Torino la prima volta.... Allora sentii uno sgomento....! e mi parve che mi avessero fatto nel petto un buco tenebroso profondo, e che per uscire da quella pena bisognasse....»