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La povera vecchia soleva alzarsi prima che fosse l'alba, e queta queta, si metteva in capo il mesero stampato ad augelli e ad alberi; poi camminando in punta di piedi, e frenando la sua tosse mattutina, usciva di casa e saliva in castello. Per l'età sua ogni onesto le avrebbe consigliato di astenersi da quel disagio; ma essa faceva quell'erta come a bersi un bicchier d'acqua. Sentita la messa tornava che di solito la padrona era ancora in camera; e s'accingeva alle sue faccende, talvolta cantarellando, talvolta brontolando, ma sempre festosa come una cuffia nuova sul capo d'una bella dama.

L'indomani di quella sera, in cui Giuliano ne aveva detto di così grosse; sebbene non avesse quasi dormito, la campana di castello cominciava appena a suonare l'avemaria, e Marta era bell'e vestita e pronta ad uscire. Pensiamo un po' che stupore dovette essere il suo, quando giunta alla porta, o tesa la mano, per agguantare la chiave, non la trovò nella toppa! Subito si rammentò che la sera innanzi la padrona aveva voluto chiudere da sè; pensò che la chiave se l'era portata di sopra, e indovinò anche la cagione di quella novità; ma le parve che non fosse l'ora da andarla a disturbare. Però l'idea di mancare quel mattino alla messa, le fece avvampare il vecchio sangue, che già le impaludava nel cuore; e fattasi animo, salì dalla signora, la trovò desta, chiese perdono; e avuta la chiave s'affrettò a rimettere il tempo perso. Nell'aria si udiva tuttavia la romba della campana, ed essa già entrata in chiesa; si rannicchiò nel banco dei padroni, si segnò, guardò, e tra due moccoli accesi allora, vide il signor pievano che saliva all'altare. Lieta d'essere giunta a tempo, pur non potè difendersi dalla stizza della sera innanzi; e quella storia delle chiavi custodite dalla signora; i certi dubbi e paure che non sapeva donde venissero, le ingombrarono la mente, con i pensieri che non erano d'orazione, tornarono ad assalirla; si raccomandò al santi, alla Madonna, si morse le labbra, invano: la sua testa andava in volta, e la messa fu finita senza che, povera donna, le fosse riuscito di recitare un intero pater. Allora delle sue distrazioni ne fece un'offerta al Signore, e il pievano non era più all'altare da un quarto d'ora, quando essa, malcontenta di sè, si levò per tornare ai fatti suoi. Ed ecco don Apollinare che, l'aspettasse o no, le si fece incontro sul piazzale della chiesa, colla tabacchiera aperta, dicendo:

«Ebbene, nostra Marta, come state?

«Eh signor pievano, da vecchia bene anche troppo!

«Oh! vecchi non si è mai, finchè l'appetito ci serve!-e qui il prete porgeva alla donna la tabacchiera, che vi facesse dentro una pizzicata.

«L'appetito-rispondeva Marta sfregando le dita contro la veste, quasi per nettarle prima d'accostarle alla tabacchiera;-l'appetito come Dio vuole c'è, sebbene del mio pane n'abbia mangiato le nove parti.....

«Mangiate anche la decima, e vi rimarrà quello del paradiso:-disse il pievano-intanto a conti fatti avete visto nascere molti che sono già all'altro mondo; e molti vi passeranno innanzi, che credono di non morire mai perchè sono giovani.... A proposito di giovani, ho inteso che il signor Giuliano è qui in D....?»

Al modo altezzoso con cui don Apollinare dava del signore a Giuliano, Marta si sentì gelare il cuore, e a mala pena rispose:

«C'è venuto a fare la pasqua....

«La pasqua! E dove la fa la pasqua? A tavola, o forse a C...., dove è già andato tre o quattro volte, a trovare i giacobini che appestano quel borgo? Ah l'ha fatta pur grossa la vostra padrona, quando lasciò ch'egli andasse a studiare a Torino! Voleva farsi medico? Ebbene, non poteva fare come tanti altri? impratichirsi da qualcuno dei vecchi, che hanno sempre fatto il mestiere, senz'essere mai usciti da questi monti? Io l'avrei raccomandato al marchese di C..... al conte di P....., e quando fosse stato tempo, questi delle licenze di curare i malati, gliene avrebbero dato, per amor mio, non una ma dieci....! Ma egli, superbo, no....! questi dei nobili, che danno licenza ai medici, sono privilegi di medioevo; io non ci vado a trottare sulla mula tre o quattro anni pei monti, per essere poi ammesso al cospetto del marchese, a disputare dell'arte mia col prete di casa....! io non ci vado a farmi compatire dal nobiluomo, che colla parrucca in capo e colla pergamena già pronta, accennerà cortese o farà rabbuffi, se il pranzo non gli avrà fatto pro: io non ci anderò a tribolare l'umanità mandato da questi signori.... no....! ha detto così il superbo, e andò a Torino.... Almeno ci stesse per sempre laggiù! ma vedete come egli è ritornato pieno di religione? Voi dite che egli è venuto a fare la pasqua.....; tutti i galantuomini a quest'ora l'hanno già fatta, ma lui, lui chi l'ha veduto?

«Ma! sospirò Marta facendo spallucce, in guisa che parve una chiocciola che ritraesse le corna nel guscio.

«Basta!-soggiunse risoluto il pievano-vedremo che intenzione ha: ditegli che stamattina l'aspetto.»

E diede di volta, piantando la povera vecchia; la quale stata un poco, come non sapesse più ritrovare la via, partì, un passo innanzi l'altro, colla mente a quelle parole, che le suonavano col sordo rumore d'un temporale vicino. Discese di castello, con una gran guerra di pensieri nel capo; e giunta a casa, buttato il mesero su d'una sedia, si mise a rassettare e a spolverare gli arredi, senza badare a non far rumore; parendole che la padrona non avesse a rimproverarla d'averla sturbata, dacchè pel figliuolo di lei, le era toccato dal pievano quella mortificazione. A un tratto rimasta colla mano in alto, guardando il soffitto, stette a udire certe pedate nel corridoio di sopra, che le parvero di Giuliano; gioì al pensiero di potersi alfine sfogare, e smesso il suo lavoro, se lo vide comparire dinanzi.

Calzava gli stivali a ginocchiello, e aveva in gamba le brache di nanchino giallognole, che i signori di quei tempi tiravano fuori dagli armadi il giorno di pasqua, fosse questa alta o bassa, ossia nella stagione ancor fredda, o già nella dolce. A vederlo vestito proprio come la sera innanzi, quand'era tornato da C...., Marta credette che egli fosse in punto di ripartire e gli disse:

«Che tornate a C....? No? O allora toglietevi di gamba coteste brache che paiono di ghiaccio! Che si mettano la festa di pasqua per santificarla, sta bene..... ma.... e la pasqua starebbe anche meglio santificarla in un'altra maniera!

«State buona, nonna,-disse accarezzandola il giovane-stanotte non mi sono spogliato.....

«Già! vizi che si pigliano in città....! Nelle città se ne pigliano tanti dei vizi.... ma il più brutto.... il più.... Uno squillo di campanello troncò a Marta la parola, che di quel passo sarebbe forse finita coll'ambasciata di don Apollinare. Essa dovè correre di sopra a vedere la padrona; e Giuliano rammentando i discorsi che aveva tenuti a sua madre, e pensando che era sul punto di doversi presentare a lei; fu colto da un gran batticuore.

Marta, molto meravigliata, per aver trovata la padrona già vestita, e acconciata i cappelli, da parere più giovane di qualche anno; tornò giù a dire al signorino che sua madre lo voleva: ed allora fattosi animo, egli salì quella scala, ma lento come su per un monte.

«Vieni oltre-gli disse la signora Maddalena, incontrandolo sulla soglia e fissandolo negli occhi:-prima di sera, sapremo se Bianca verrà a farci felici.....