«Oh sì verrà-sclamò Giuliano stringendo fra le sue le mani della madre.
«Va, e chiama Anselmo che venga a pigliarmi, col calesse...
«Ma che vuole andare lei, colle vie che vi sono....
«Va.»
Giuliano obbedì; ed essa col cuore alla gola, levò le mani in alto e disse singhiozzando:
«Giuliano, Giuliano, se tu sapessi che dolore mi dai....!»
S'asciugò gli occhi, e si mise dinanzi all'immagine di suo marito, stata dipinta colla sua, quando si erano sposati. Stette un tratto a contemplare quella tela, come se tra lei e l'immagine fossero misteriose corrispondenze; quindi avvicinatasi a un cantarono antico, tirò una delle cassette, cavò di là dentro una veste di seta color di rosa, e la distese sul letto, dove apparve fatta alla foggia di molti anni addietro, stretta nelle maniche, rigonfia alle ascelle, accollata e lunga la gonna, quanto poteva bastare a far un po' di strasico avendola indosso. Di quella vesta ne teneva di conto; e la tirava fuori ogni anno ricorrendo il giorno delle sue nozze: trasse ancora una scatola in cui erano alcuni vezzi d'oro, collane, maniglie, anella di vario lavoro; e la pose aperta vicina alla veste. Del suo corredo di sposa, non le sopravanzavano più che quelle cose; perchè le più le aveva date, un po' alla volta a povere fanciulle del borgo, andate a marito; e dopo averle toccate e ritoccate, col pensiero ad altri tempi, uscì sommessa in queste parole: «S'ha un bel affligersi, ma nel giro di trent'anni si rinnovellano nelle case, feste e dolori! ora tocca a lui!»
Lasciò quella veste e quei vezzi così come gli aveva messi, forse desiderando che Giuliano li vedesse, mentre sarebbe stata lontana; poi sempre pensosa discese. A vedere Marta trasecolata come era, le parve di doverle dire qualcosa di quel che andava a fare, ma si rattenne senza sapere il perchè; e chiesto che le porgesse una tazza di latte, si pose a berne, mangiucchiando d'un pane casalingo, affettato lì per lì dalla vecchia, la quale dal rimescolamento e dalla rapina di non sapere qual aria volesse tirare, per poco non si tagliava le dita.
In questo mezzo Giuliano era venuto col calesse, sino all'arco, per cui s'entrava nel piazzale; e lasciato là Anselmo ad aspettare, Anselmo che aveva fatto le maraviglie per quell'andata della signora; corse a farne avvisata sua madre. Essa era pronta: nè avendo a far altro che mettersi in capo la cuffia, se l'acconciò da sè, salutò Marta, fu al calesse accompagnata da Giuliano; e senza volgersi addietro si mise dentro e partì.
Marta rimasta in forse a guardare dalla finestra della sala, colle braccia al seno, sentiva qualcosa crescere dentro, venir su a far groppo: e come la frusta d'Anselmo schioccò nell'aria, gli occhi le si empierono di lagrime, e corse verso l'uscio per andar fuori. Di certo all'abbrivo che aveva preso, avrebbe raggiunto il calesse; ma s'abbattè in Giuliano nell'atrio, e colla punta del grembiale, asciugandosi il viso lavato di lagrime, si piantò di faccia a lui e sclamò risoluta:
«Fate come volete, ma se a voi e a vostra madre piace ch'io scoppi, ho sempre obbedito! Che faccenda è questa che mi capita la prima volta, dacchè sono qua dentro? Sì, se io sono stimata un coraccio che non sente nulla, ditelo; e io faccio un fagotto della mia roba, e un cantuccio da morirvi lo troverò....
«Ma Marta....-disse Giuliano-o che adesso impazzate....? Badate invece a star sana, che avremo fra poco bisogno di voi come del pane...! Ma non vi sgomentate; piglieremo una giovane che v'ajuti..., e la farete buona come voi...; qua l'orecchio..., mi sposo...
«Dio lodato!-proruppe allora la vecchia traendo lunga la voce, mutata in faccia che non pareva più quella:-ora so in che acque mi trovo...! Vi pareva? lasciare al bujo me, che posso dire d'aver visto fondare la casa; e ho portato vostro padre in collo, e fui sola a governargli la roba fin quando si sposò....?
«Giusto! ben rammentato! quando si sposò...! Io voglio fare ogni cosa come fece mio padre; animo, che feste avete fatto quando egli condusse la sposa?
«Eh! miracolo se si è mai visto altrettanto!-sclamò Marta levando le mani in alto, come a significare che le erano state cose da non poterle rifare:-le feste durarono mesi, e se le racconto vi paiono favole da narrarsi a canto al fuoco. State a sentire. In una sua gita a M.... nella valle di là, sapete dov'è, vostro padre ebbe una sfida al pallone. Egli non sapeva altro gioco, ma al pallone, capperi, era conosciuto sino in capo al mondo! In quella sua gita s'innamorò di vostra mamma, la quale stava con parecchie zitelle di colà a vedere i giocatori....; vostro padre, non faccio per dire, ma era un bellissimo giovane.... Tornò da quella gita pensoso, melanconico, crucciato, come voi ieri sera...: ed io che, non per vantarmi, gli faceva da madre, sin dall'anno quarantacinque, che i suoi erano morti della pestilenza.... anche quello fu un bell'anno..., basta..! io credei che egli, chi sa come, avesse perduto qualche gran somma, e volli sapere che cosa lo tribolasse a quel modo. Egli mi disse, così e così....; oh! sclamai io, tutto codesto? E gli consigliai quello che avrei consigliato a voi ieri sera, se avessi saputo che cosa vi frullava pel capo. V'era casa, v'era stato; non gli mancava nulla, appunto come ora a voi; forse che avete bisogno d'esser medico, di cavar sangue, per campare ammogliato, voi? Sposate quella ragazza, gli dissi, e che Dio vi benedica! Faremo festa per un anno e un giorno, come in casa i principi...! Mi diede retta, tornò due o tre volte a M...., parlò; e di là a due settimane, vostra madre veniva qui da padrona. E mi disse poi che anch'essa s'era innamorata di vostro padre sin dal primo giorno che l'aveva veduto. Erano due bei sposi ve', e che accompagnatura! Vennero attraverso ai monti e in tanti, che non s'era mai visto una simile cosa a ricordo di vecchi. Signori, signore; a cavallo, in lettiga; musici che suonarono tutta la via; canti, schiopettate, sparate di pistole, una battaglia! E quando il corteo fu scoperto da qui a quel varco dei monti lassù, le campane di castello cominciarono a suonare a gloria, come venisse monsignor Vescovo a dare la cresima. Io era qui, in questo luogo, e un'occhiata dava al corteo che discendeva per quelle svolte come una processione; un'altra correva a darne in casa dove aveva un mondo di donne ad ammanire il pranzo: un pranzo di cento convitati, mica pochi, no; e che convitati! La sera poi un festino, che manco vi saprei dire se fossi un avvocato...; e la storia durò settimane... Chi mi avrebbe detto, tu Marta starai tanto al mondo, che queste cose le rivedrai una seconda volta? Pure una differenza v'è....; quegli erano tempi di gran pace e di gran gioia; la gioventù non s'immischiava di nulla..., al comando chi v'era vi stesse, e vostro padre era un uomo dabbene....
«Ed io...?-chiese Giuliano, che avrebbe dato il fiato alla vecchia perchè ricominciasse.
«Eh... voi... non siete cattivo...; ma alle volte.... per esempio ieri sera, che cosa vi facevano gli Alemanni....? E poi... sì... ve n'ho a dir una;-e dando un'occhiata all'arco in capo al piazzale, se spuntasse qualcuno, si fece più vicina a lui e continuò con dimestichezza;-stamane il signor pievano mi ha parlato di voi, e vi vorrebbe a fare la pasqua.»
Giuliano che, solo udendo menzionare gli Alemanni, già aveva perduto la rallegratura del viso; a quella novella del pievano divenne annuvolato del tutto; e disse a Marta severo:
«Domani, tornate lassù: e se vi chiede di me, ditegli che lasci in pace i cristiani.
«Che mi fate celia!-sclamò la vecchia indietreggiando:-manco se mi faceste diventare ricca come il mare! Il pievano vuole il vostro bene. E che credete di farne dell'anima? Questo è un altro grillo come quello di maledire quei poveri Alemanni.
«Non mi tornate a parlar di costoro!-gridò Giuliano avvampando: e Marta concedendo il poco pel molto: