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«Sono convinto che non lo sospetta neppure.»

«Come fate a esserne sicuro? E perché non gliel’avete detto?»

Era un interrogatorio in piena regola, da giudice istruttore, ma Gibson non se ne risentì. Hadfield aveva tutto il diritto di rivolgergli quelle domande. E Gibson aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi, esattamente come Jimmy aveva avuto bisogno di lui, quando a bordo dell’Ares aveva parlato per la prima volta del passato. E pensare che era stato proprio lui a riportarlo a galla! Non avrebbe mai immaginato le conseguenze di quel colloquio col ragazzo.

«Sarà meglio che ricominci dal principio» disse Gibson muovendosi a disagio sulla poltrona. «Quando ho lasciato l’università avevo un fortissimo esaurimento nervoso e sono rimasto in un ospedale per oltre un anno. In quel periodo avevo perso ogni contatto con i miei amici di Cambridge, e in seguito, per quanto alcuni abbiano cercato di riavvicinarmi, io non ho mai voluto ricordare il passato e riallacciare i rapporti. Naturalmente, malgrado le mie precauzioni per evitare i vecchi amici, di tanto in tanto ne incontravo qualcuno. Ma è stato soltanto parecchi anni più tardi che ho saputo quello che era successo di Kathleen, la madre di Jimmy. Ma lei era già morta.»

Tacque ripensando, dopo tutti quegli anni, alla sua meraviglia di allora nell’accorgersi quanta poca emozione gli avesse dato quella notizia.

«Avevo saputo che c’era un figlio, ma questo non mi aveva detto niente. Eravamo sempre stati molto attenti… o per lo meno così avevamo creduto, e così ero convinto che il figlio fosse di Gerald. Non sapevo quando si erano sposati e quando fosse nato Jimmy, capite? Io volevo soltanto dimenticare tutto, quindi ho scacciato dalla mente qualsiasi ricordo di quel tempo. Non riesco neppure a ricordarmi se mi è mai passato per la mente che il ragazzo avrebbe potuto essere mio figlio. Forse a voi sembrerà strano, ma vi assicuro che è la pura verità.

«Poi ho conosciuto Jimmy, e tutto il passato mi è ricomparso davanti. A tutta prima ho provato solo una gran pena per il ragazzo, poi mi sono alfezionato a lui, ma ancora non avevo capito chi fosse. Anzi mi sembrava di vedere in lui una certa rassomiglianza con Gerald, per quanto i lineamenti di Gerald ora mi sfuggano completamente. Povero Gerald! Lui naturalmente sapeva tutta la verità, ma era innamoratissimo di Kathleen e deve essere stato felice di sposarla nonostante tutto. Forse è da compassionare quanto Kathleen, forse sono stati tutti e due ugualmente infelici, ma non lo sapremo mai.»

«Quando avete scoperto la verità?» insistette Hadfield.

«Solo poche settimane fa, quando Jimmy mi ha chiesto di fargli da testimonio per un certo documento ufficiale che doveva sottoscrivere in seguito alla sua richiesta di lavorare qui a Porto Lowell. È stato allora che ho saputo la sua esatta data di nascita.»

«Capisco» disse Hadfield pensoso. «Questo però non costituisce una prova assoluta.»

«Ma io ne sono sicurissimo» replicò Gibson con tanta foga che Hadfield non poté trattenere un sorriso. «E anche ammesso che avessi ancora qualche dubbio, le vostre parole di poco fa l’hanno completamente dissipato.»

«E Spencer?» chiese Hadfield, tornando alla sua domanda iniziale. «Non mi avete ancora detto perché siete sicuro che non sospetta niente. Non potrebbe avere confrontato a sua volta qualche data? Il giorno del matrimonio dei suoi genitori, per esempio? E sicuramente quanto gli avete detto deve avere svegliato in lui qualche dubbio!»

«Non credo» disse Gibson scegliendo ogni parola con cura, con la delicata precisione di un gatto che cammina su un cornicione. «Vedete, lui ha, come dire, idealizzato sua madre, e per quanto possa sospettare che io non gli abbia detto proprio tutto, questo non significa che ne abbia tratte le conclusioni che voi immaginate. Non è il tipo che sarebbe rimasto zitto se avesse indovinato la verità. D’altronde non ha alcuna prova materiale, anche ammesso che conosca la data esatta del matrimonio dei suoi genitori. No, sono convinto che Jimmy non sa niente, e temo che ne avrebbe un trauma se venisse a saperlo.»

Hadfield non disse niente. Gibson non poteva neppure immaginare quello che stesse pensando. Non era una storia molto credibile, la sua, però lui aveva avuto il inerito di aver parlato con estrema franchezza.

Finalmente Hadfield si strinse nelle spalle e fece un gesto che sembrò riassumere in un attimo tutta una vita di studio sulla natura umana.

«Vi è affezionato» disse. «Supererebbe il trauma.»

Gibson si rilassò con un sorriso di sollievo. Il peggio era passato.

«Ehi, quanto tempo!» disse Jimmy. «Credevo che non la finiste più. Dunque? Come è andata?»

Gibson lo prese per un braccio.

«Bene. Non ti preoccupare. Tutto si sistemerà per il meglio, vedrai!»

Sperava e credeva di dirgli la verità. Hadfield era stato pieno di buonsenso, cosa che molti padri non sono.

«Non mi interessa in modo particolare chi siano o non siano i genitori di Spencer,» aveva detto. «Non viviamo più nell’epoca della regina Vittoria. A me interessa soltanto il ragazzo in sé e per sé, e devo dire di averne ricevuta un’impressione lavorevole. Ho parlato di lui col capitano Norden, quindi non mi baso soltanto sul nostro colloquio di stasera, per giudicarlo. Sì, è da molto che mi sono accorto di quello che andava maturando. Anzi, trovo che la cosa abbia un certo carattere di inevitabilità, dal momento che qui su Marte sono così pochi i giovani dell’età di Spencer.»

Aveva allargato le mani davanti a sé, un gesto che Gibson gli aveva visto fare altre volte, ed era rimasto a fissare le dita come se le vedesse per la prima volta.

«Il fidanzamento può essere annunciato domani» aveva aggiunto con voce insolitamente dolce. «E adesso, parliamo un po’ di voi, del vostro ruolo in tutta questa faccenda» e aveva fissato intensamente Gibson che aveva sostenuto il suo sguardo senza battere ciglio.

«È mia intenzione fare per Jimmy quanto è nelle mie possibilità» aveva risposto il giornalista.

«E persistete nell’intenzione di restare su Marte?»

«Ho riflettuto anche a questo. Ma se tornassi adesso sulla Terra, di che utilità gli sarei? Jimmy laggiù ci resterà poco, al massimo qualche mese, e anzi credo che d’ora in poi avrò assai più occasioni di vederlo qui su Marte che non altrove.»

«Sì, credo che abbiate ragione» aveva detto Hadfield con un sorriso. «Sino a che punto a Irene piacerà avere un marito che trascorre metà della propria esistenza nello spazio è ancora da vedere… ma dopotutto, sono secoli che le mogli dei marinai hanno superato questo scoglio.» Poi, dopo una breve pausa, aveva detto: «Sapete che cosa dovreste fare?»

«Vi ascolto» aveva risposto Gibson con calore.

«Non ditegli niente finché tutto non sarà completamente sistemato. Rivelargli la sua identità ora non servirebbe, e potrebbe anzi provocare un danno. In seguito però dovrete dire a Jimmy chi siete veramente per lui, o chi è lui per voi, come preferite. Ma credo che per il momento convenga aspettare.»

Era la prima volta che Hadfield si riferiva al ragazzo usandone il nome. Forse non se n’era neppure accorto, ma per Gibson fu una prova sicura che già Hadfield considerava Jimmy come il suo futuro genero. Questa certezza suscitò in lui un’improvvisa corrente di simpatia e di amicizia, quasi di affetto, nei riguardi di Hadfield. D’ora in avanti i due uomini sarebbero stati uniti nel disinteressato impegno per il raggiungimento di uno scopo comune: la felicità dei figli nei quali vedevano entrambi rivivere la loro gioventù.

In seguito, ogni volta che ripensò a quel colloquio, Gibson lo considerò come l’inizio della sua amicizia con Hadfield, il primo uomo al quale aveva sentito di poter dare senza riserve la propria ammirazione e il proprio rispetto. La loro fu un’amicizia destinata ad avere una parte importante nell’avvenire di Marte, assai più importante di quanto gli stessi Hadfield e Gibson potevano supporre.