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«Mi ha molto interessato» proseguì Hadfield, «notare i risultati ottenuti dai vostri articoli e dai vostri servizi radiofonici. Forse non sapete che abbiamo un metodo molto sicuro per saggiare tali risultati.»

«E quale sarebbe?» chiese Gibson, sorpreso.

«Non lo indovinate? Ogni settimana circa diecimila persone, sparse su tutta la superficie della Terra, decidono di trasferirsi su Marte, e di queste diecimila il tre per cento superano le prove preliminari. Da quando sono cominciati ad apparire regolarmente i vostri articoli la cifra delle richieste settimanali è salita a quindicimila, e tende ad aumentare.»

«Oh!» esclamò Gibson, fattosi improvvisamente pensoso. Quindi scoppiò a ridere. «E pensare» aggiunse, «che non volevate che venissi su Marte.»

«Tutti possono commettere errori, ma io ho imparato a trarre profitto dai miei» disse Hadfield sorridendo. «Per farla breve, vorrei che dirigeste una piccola sezione che, per parlar chiaro, funzionasse come nostro ufficio di propaganda. Naturalmente troveremo una definizione più simpatica, ma in poche parole vorremmo che voi pubblicizzaste Marte. Oggi i vantaggi sono maggiori di ieri, dato che adesso abbiamo qualcosa di tangibilmente interessante da mettere in mostra nella nostra vetrina. Se riuscirete a convincere un numero sufficiente di persone a emigrare quassù allora la Terra sarà costretta a fornirci la flotta interplanetaria di cui abbiamo tanto bisogno. E più presto questo succederà, più presto potremo garantire alla Terra di essere in grado di fare da soli. Qual è la vostra risposta?»

Gibson provò un attimo di delusione. In fondo non cambiava niente: avrebbe continuato nello stesso trantran. Ma il Presidente aveva ragione, quello era l’unico modo in cui avrebbe veramente potuto aiutare Marte.

«Va bene, accetto» disse alla fine. «Datemi soltanto una settimana per sistemare le mie faccende terrestri e sbrigare gli impegni che ho attualmente in sospeso.»

Certo una settimana soltanto era poco, ma era anche la maniera migliore per dare un taglio netto. Chissà come avrebbe reagito Ruth. Probabilmente avrebbe pensato che era impazzito, e forse era così.

«La notizia che restate qui» riprese Hadfield in tono soddisfatto «susciterà un enorme interesse e favorirà sicuramente la nostra campagna. Non avete niente in contrario a che dia subito l’annuncio?»

«Niente.»

«Molto bene. Whittaker vorrebbe scambiare due parole con voi su alcune questioni marginali. Voi sapete, vero, che il vostro stipendio corrisponderà a quello di un funzionario amministrativo di seconda classe con la vostra età?»

«Sì, l’avevo immaginato» disse Gibson. Non aggiunse, perché non era necessario, che per lui questo era di importanza secondaria. Il suo stipendio su Marte, per quanto inferiore a un decimo del suo reddito, sarebbe stato lo stesso più che sufficiente per permettergli di vivere su un pianeta dove i lussi erano quasi ignorati. Non era ancora certo sul modo in cui impiegare i suoi crediti terrestri, ma senza dubbio sarebbe riuscito a servirsene per contrabbandare qualcosa tra un viaggio interplanetario e l’altro.

Dopo una lunga seduta con Whittaker, il quale per poco non distrusse l’entusiasmo di Gibson a forza di lamentele sulla mancanza di personale e altre difficoltà, il giornalista passò il resto della giornata a spedire una decina di telegrammi. Il più lungo fu per Ruth, e trattò soprattutto, anche se non esclusivamente, di questioni d’affari. Ruth aveva spesso magnificato la stupefacente varietà di cose che lei riusciva a fare col suo dieci per cento, e Gibson si chiese come avrebbe reagito adesso alla sua richiesta di impiegare parte del suo tempo per tenere d’occhio un certo James Spencer, occupandosi di lui in linea generale quando il ragazzo si fosse trovato a New York, cosa che sarebbe accaduta di frequente dal momento che il ragazzo avrebbe completato i suoi studi al Corso Superiore d’Ingegneria Astronautica.

Forse avrebbe semplificato le cose se le avesse detto la verità, ma probabilmente Ruth avrebbe indovinato da sola. Parlarne prima con Ruth sarebbe stata tuttavia una slealtà nei confronti di Jimmy, e Gibson aveva deciso che il ragazzo doveva essere il primo a sapere. C’erano momenti in cui la tentazione di dirgli tutto era talmente grande da fargli aspettare quasi con gioia la separazione imminente. Ma Hadfield aveva ragione, come sempre. Aveva aspettato un’intera generazione, poteva aspettare ancora un po’. Se gli avesse rivelato adesso la verità, Jimmy avrebbe potuto restarne scosso e offeso, e questo avrebbe persino potuto provocare la rottura del suo fidanzamento con Irene. Gli avrebbe confessato la verità quando i due giovani si fossero sposati, in un momento in cui sarebbero ancora stati al riparo dalle emozioni e dalle delusioni che fatalmente il mondo esterno distribuisce con mano pesante.

Era una vera ironia della sorte che dopo avere finalmente e così inaspettatamente trovato un figlio, dovesse ora perderlo di nuovo, ma forse questa era una parziale punizione per l’egoismo e la mancanza di coraggio dimostrati da lui vent’anni prima. Ma il passato era passato, e adesso bisognava guardare al futuro.

Jimmy sarebbe ritornato su Marte non appena avesse potuto, su questo non c’era dubbio. E se a Gibson venivano a mancare l’orgoglio e le soddisfazioni della paternità, avrebbe potuto trovare in seguito un compenso nella nascita dei figli di Jimmy e di Irene su un mondo che avrebbe contribuito personalmente a creare. Per la prima volta, Gibson aveva un avvenire a cui guardare con interesse ed emozione. Un avvenire che non sarebbe più stato una monotona ripetizione del passato.

La Terra scagliò i suoi fulmini quattro giorni dopo. Gibson ne ebbe il primo sentore quando vide il titolo a caratteri di scatola sulla prima pagina del Tempo Marziano. Per un attimo quelle due parole lo colpirono talmente che non ebbe neppure la forza di leggere l’articolo che seguiva.

HADFIELD RICHIAMATO

"Riceviamo ora la notizia che l’Ufficio per gli Sviluppi interplanetari ha chiesto al Presidente di rientrare sulla Terra a bordo dell’Ares che lascerà Deimos fra quattro giorni. Non è stata data nessuna spiegazione del richiamo."

Tutto qui, ma la notizia mise in subbuglio Marte. Non era stata data nessuna spiegazione, ma non ce n’era bisogno, lo sapevano tutti per quale motivo la Terra richiamava Hadfield.

«Che ne dici di questa storia?» disse Gibson a Jimmy passandogli il giornale mentre erano seduti a fare colazione.

«Gran Dio!» esclamò Jimmy. «Chissà che pasticcio succederà adesso! Secondo voi cosa farà il Presidente?»

«Che cosa vuoi che faccia?»

«Potrebbe rifiutarsi di partire. Quassù lo difenderebbero tutti energicamente.»

«Servirebbe soltanto a peggiorare le cose. Hadfield partirà sicuramente. Non è tipo da evitare le battaglie.»

Gli occhi di Jimmy s’illuminarono di colpo.

«Ma questo significa che partirà anche Irene.»

«Potrebbe essere» disse Gibson ridendo. «In questo caso sarà una riprova del detto secondo il quale da un male spesso nasce un bene. Ma non ci contare troppo. Può darsi invece che Irene rimanga qua.»

Era un’ipotesi estremamente improbabile, però: Irene non avrebbe lasciato solo il padre in un momento tanto difficile.

Nonostante tutto il lavoro che doveva fare Gibson andò all’Amministrativo dove trovò tutti in uno stato in cui si mescolavano ansia e sdegno. Sdegno per il trattamento riservato dalla Terra al Presidente. Ansia perché nessuno sapeva ancora quale linea di condotta avrebbe seguito Hadfield.

Il Presidente era andato in ufficio molto presto e fino a quel momento non aveva ancora parlato con nessuno tranne Whittaker e la sua segretaria privata. Chi aveva potuto vederlo di sfuggita dichiarava però che per essere un uomo praticamente caduto in disgrazia aveva un aspetto incredibilmente allegro.

Gibson stava rimuginando queste notizie mentre compiva un piccolo giro vizioso per andare al laboratorio biologico. Da due giorni non vedeva il suo amico marziano, e ne provava un certo rimorso per averlo trascurato. Nel percorrere la Regent’s Street si chiese quale linea di difesa Hadfield avrebbe seguito per sostenere il suo operato. Adesso finalmente capiva il significato del commento che Jimmy gli aveva sentito fare. Il successo era ancora molto lontano, come aveva detto lo stesso Hadfield. Ci sarebbe voluto almeno mezzo secolo per portare alla sua conclusione il Progetto Aurora, anche supponendo di ricevere dalla Terra il massimo contributo. Ora, questo contributo era essenziale, e Hadfield avrebbe fatto l’impossibile per non mettersi contro il pianeta d’origine. La cosa migliore che Gibson poteva tare per venirgli in aiuto era di coprirlo con un fuoco protettivo a lungo raggio dal suo ufficio propaganda.