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— Non credo — insistette Grayson, cocciuto. — Raven deve aver avuto qualcosa a che fare con quello che è successo. Steen non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza una buona ragione.

— Certo — disse Kayder sorridendo sardonico. Fece una serie di trilli all’indirizzo del ragno, e l’insetto si esibì in una danza che forse voleva significare qualcosa.

— Tutti hanno una ragione — continuò Kayder — buona o cattiva o priva di qualsiasi interesse. Prendete me, per esempio. La ragione per cui io sono un onesto, leale e assolutamente fidato cittadino di Venere, va ricercata nel fatto che nessuno mi ha mai offerto l’incentivo sufficiente per indurmi a fare altrimenti. Il mio prezzo è troppo alto. — Diede un’occhiata significativa a Grayson. — Posso quasi immaginare con esattezza cos’è successo a Steen. È un uomo che costa poco, e Raven l’ha scoperto.

— Anche se è il tipo che può essere comprato, ma ne dubito, come ha potuto fare? Non ha avuto contatti.

— È rimasto solo con Raven, vero?

— Sì — ammise Grayson. — Si sono spostati per qualche minuto nella stanza vicina. Ma io sono sempre rimasto in ascolto. La mente di Raven era vuota. Quella di Steen mi ha detto che Raven si è girato verso di lui, come per dire qualcosa. Lo ha toccato… e improvvisamente anche la mente di Steen si è vuotata. Un ipno non può fare una cosa del genere. Gli ipnotici non possono chiudere la mente come fanno i telepatici… eppure l’ha fatto!

— Ah! — fece Kayder osservandolo.

— La cosa mi ha colpito subito. Era molto strana. Mi sono alzato per andare a vedere cosa stava succedendo, e in quel momento Steen è ricomparso sulla soglia. Ho provato un tale senso di sollievo da non accorgermi che la sua mente era ancora vuota. Prima ancora di potermene rendere conto, lui mi aveva ridotto alla sua volontà. Naturalmente — concluse Grayson in tono di scusa — io diffidavo di Raven e non ho fatto nessun caso a Steen. Non ci si aspetta che un compagno ti si rivolti improvvisamente contro.

— Certamente no — ammise Kayder. Fece alcuni strani suoni e il ragno si spostò per lasciargli prendere il microfono. — Faremo una caccia doppia. È altrettanto facile cercare due persone che una sola. Prenderemo Steen per poterlo esaminare.

— Dimenticate una cosa — obiettò Grayson. — Io sono qui. - Fece una leggera pausa, per dare maggior valore a quel fatto. — E Steen sa dove si trova questo nostro nascondiglio.

— Pensate che possa averci traditi e che ci si debba aspettare un’incursione?

— Sì.

— Ne dubito. — Con calma Kayder considerò la situazione. — Se le forze terrestri avessero saputo dove si trova questa base e avessero deciso di fare un’incursione si sarebbero mosse prima. L’attacco sarebbe avvenuto ore fa, quando poteva rappresentare un elemento di sorpresa.

— Cosa può impedire loro di agire con furberia per poi colpire con maggiore forza? Potrebbero aver impiegato tutto questo tempo nei preparativi per distruggerci interamente.

— Frenate la fantasia, Grayson — disse Kayder. — Ci sono troppi elementi di valore con noi… Tra le altre cose, se i Terrestri dovessero fallire, noi andremmo a nasconderci in qualche altro luogo. Meglio per loro sapere dove si trova il pericolo, anziché non saperlo per niente.

— Forse avete ragione — disse Grayson, non del tutto convinto.

— Comunque, non hanno nessuna giustificazione pubblica per prendere misure drastiche. Non possono partecipare attivamente a una guerra che fingono non esista. Finché non ammetteranno quello che non vogliono ammettere, noi li abbiamo in pugno. L’iniziativa è nostra, e rimane nostra.

— Spero che abbiate ragione.

— Sono pronto a scommetterci — disse Kayder, e fece una smorfia di disprezzo per le opinioni di Grayson. Premette il pulsante del microfono. — D727, l’ipno Steen ci ha traditi. Catturatelo a tutti i costi e nel più breve tempo possibile!

Soffocato dalla pesante porta, giunse l’eco delle sue parole ripetute dall’altoparlante esterno.

“D727, l’ipno Steen…” Poi la voce di un altro altoparlante lontano, perso nel labirinto dei corridoi. “D727, l’ipno Steen… Catturatelo… nel più breve tempo possibile!”

Dall’altra parte di quel mondo sotterraneo, vicino all’entrata segreta, uno dei lavoratori miopi guardò irritato verso l’altoparlante che non riusciva a vedere, poi inserì delicatamente nel piccolo apparecchio che stava costruendo un microcircuito non più grande della capocchia di un fiammifero. Nella sala vicina, un pirotico barbuto scagliò il fante di picche sul cinque di cuori di un levitante.

— Socko, me ne devi cinquanta! — Si appoggiò allo schienale della poltroncina e si passò una mano sul mento. — Ci ha traditi? Mai sentita una cosa simile.

— Se ne pentirà — disse uno che si era fermato a osservare la partita.

— Balle! — disse il primo. — Nessuno può pentirsi dopo essere morto!

4

Leina lo sentì tornare. Guardò attraverso la finestra e lo vide avvicinarsi lungo il vialetto. Si staccò dai vetri, mentre negli occhi le si accendeva un lampo di biasimo. — Sta tornando. Qualcosa deve essere andato storto — disse e aprì la porta della stanza attigua. — Non voglio essere spettatrice del vostro incontro. Quello che è sbagliato è sbagliato, e quello che è giusto è giusto. Non posso pensarla in modo diverso, anche se sarebbe più conveniente.

— Non lasciarmi solo con lui. Te ne prego. Non sarò capace di controllarmi! Tenterò di ucciderlo, anche a rischio di farmi uccidere da lui. Io…

— Non farai niente del genere — disse la donna. — Saresti tanto pazzo da uccidere il tuo vero io?

Fece una breve pausa. Aveva sentito una voce mentale che la stava chiamando. Ma non rispose.

— Ricorda la tua promessa. Obbedienza assoluta! Devi fare quello che ti dice. È la tua sola possibilità.

Uscì dalla stanza e chiuse la porta, lasciandolo solo ad affrontare la sua sorte. Prese una sedia e si mise a sedere, rigida. Aveva assunto l’aria della maestra di scuola che non vuole lasciarsi coinvolgere in qualcosa di imperdonabile.

Qualcuno entrò nell’altra stanza. Una voce attraversò la parete e raggiunse la sua mente.

— Tutto bene, Leina. Puoi uscire tra un minuto. — Poi sentì che si rivolgeva vocalmente all’altro. — Siete pronto a tornare? — Silenzio. — Vorrete certo ritornare, vero?

Rispose una voce sibilata.

— Maledetto vampiro! Lo sapete perfettamente che voglio.

— Eccomi, allora.

Leina chiuse gli occhi.

Dalla stanza accanto le giunse un respiro affannoso e un singhiozzo soffocato. Poi sentì un profondo respiro di sollievo. Si alzò, con la faccia tesa, e raggiunse la porta.

Steen sedeva pallido e disfatto sulla poltrona pneumatica. I suoi occhi, quelli che un tempo potevano bruciare di intensità magnetica, ora si guardavano attorno sgomenti.

— Ho preso possesso del vostro corpo — disse Raven. — Anche se siete un nemico, io vi chiedo scusa. Non è giusto prendere possesso del corpo di un vivente senza il suo permesso.

— Di un vivente? — Nel pronunciare la domanda, Steen impallidì visibilmente. Era dunque giusto prendere possesso del corpo di un morto? La mente gli venne afferrata da un vortice. — Volete dire che…

— Non saltate a conclusioni fantastiche — lo interruppe Raven, leggendo con chiarezza nei pensieri dell’altro, come su una pagina stampata. — Potreste aver ragione. O potreste sbagliarvi completamente. In ogni caso non vi servirebbe a nulla.

— David — disse Leina, guardando la finestra — che cosa potrebbe succedere se fra poco arrivassero in maggior numero e meglio preparati?

— Verranno — rispose David senza mostrare la minima preoccupazione — ma non subito. Sono pronto a scommettere che considerano assurdo che la preda ritorni nella trappola. Passerà un po’ di tempo, poi verranno a controllare. E sarà troppo tardi. — Tornò a rivolgere la sua attenzione a Steen. — Mi stanno cercando su tutto il pianeta, dandomi un’importanza assolutamente sproporzionata. Qualcuno deve averli informati, per metterli tanto in allarme. Qualche alta personalità degli affari terrestri deve aver tradito la fiducia riposta in lui. Voi sapete chi è?