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— Peccato — disse Raven. — Immagino che abbiate le vostre buone ragioni.

— Certamente. Ne abbiamo a dozzine. Non è per cattiveria che vogliamo mettere un freno al progresso di qualcuno. Ci sono tempi in cui è meglio sacrificare quello che è desiderabile per poter avere quello che è disperatamente necessario.

— Se foste più aperto sarebbe tutto molto più chiaro — disse Raven.

Heraty esitò per qualche secondo, poi riprese a parlare. — Una delle principali ragioni è conosciuta soltanto da poche persone. Ma ve la voglio dire. Siamo pronti a raggiungere i pianeti esterni. È un vero salto, un grande salto. Per portare a termine questa colossale impresa e per poterci stabilire in forze sui pianeti esterni, abbiamo bisogno delle risorse di tre mondi, non divisi da punti di vista divergenti.

— Lo credo bene — disse Raven, pensando alla posizione strategica di Marte e ai ricchissimi giacimenti di carburante che si trovavano su Venere.

— E non è tutto. — Heraty abbassò la voce per dare maggior valore alle sue parole. — Entro breve tempo ci sarà un secondo salto. Ci porterà ad Alpha Centauri, e forse anche più lontano. Ci sono prove non ancora divulgate ma sicure, secondo le quali forse verremo a trovarci in contatto con un’altra forma di vita di grande intelligenza. Se questo dovesse accadere, noi lo dovremo affrontare uniti. Non ci sarà posto per Marziani, Venusiani, Terrestri o Gioviani, o altre tribù planetarie. Dovremo essere tutti Solariani, per sopravvivere o soccombere uniti. Così deve essere, e così sarà, piaccia o non piaccia ai nazionalisti.

— Dunque, vi trovate di fronte a un nuovo dilemma — disse Raven.

— La pace potrebbe essere assicurata rendendo pubblici i fatti che stanno dietro la vostra politica, ma nello stesso tempo si verrebbe a creare un allarme generale che determinerebbe una considerevole opposizione alla spinta espansionistica.

— Esatto. L’avete detto in poche parole. C’è un conflitto di interessi che è stato portato troppo oltre.

— Già! Una bella situazione! La più bella animosità reciproca che si possa immaginare. Mi piace… Ha il sapore di un interessante problema di scacchi.

— Proprio come la vede Carson — disse Heraty. — Lo chiama il gioco dei superscacchi, ma dovete ancora scoprire per quale ragione. Dice che è giunto il momento di mettere un nuovo pezzo sulla scacchiera. Dovrete andare immediatamente a parlare con Carson: è lui che vi ha scelto tra tutti i possibili candidati.

— Come mai proprio me? — chiese David Raven in tono di sorpresa. — Cosa trova di tanto speciale in me?

— Non lo so. — Heraty non si dimostrò ansioso di insistere sull’argomento. — Queste cose sono lasciate interamente a Carson, che mantiene i suoi segreti. Dovete andare da lui immediatamente.

— Molto bene, signore. C’è altro?

— Soltanto questo. Vi abbiamo fatto venire sia per soddisfare la nostra curiosità sia per dimostrarvi che il Consiglio Mondiale vi appoggia, anche se non ufficialmente. Il vostro compito è quello di trovare il modo per mettere fine alla guerra. Non avrete distintivi né documenti, né autorità. Niente che serva a dimostrare che la vostra psiziene personale eRq didersa daersa da quella di un qualsiasi altro individuo. Dovrete basarvi soltanto sulla vostra abilità e sul nostro appoggio morale. Nient’altro.

— Pensate che possa essere sufficiente?

— Non lo so — disse Heraty, a disagio. — Non sono in grado di giudicare. Carson invece ha la possibilità di farlo. — Si protvanti per dare maggior valore alle sue parole. — Per quel poco che può valere la mia opinione, dico soltanto che fra poco la vostra vita non avrà più alcun valore… Ma spero sinceramente di sbagliarmi.

— Lo spero anch’io — disse Raven, impassibile.

I consiglieri si mossero ancora, a disagio, sospettando che lui si stesse segretamente divertendo alle loro spalle, e un profondo silenzio ridiscese nella sala. Poi gli sguardi di tutti si concentrarono su Raven che si inchinava e andava verso la porta, lentamente, con lo stesso passo sicuro di quando era entrato. Si sentiva soltanto il fruscio del tappeto, e quando lui uscì dalla sala, la porta si richiuse silenziosamente alle sue spalle.

— La guerra — disse Heraty — è una partita che viene giocata da due parti.

Nell’aspetto, Carson faceva pensare a un impresario di pompe funebri. Era alto, magro, con la faccia triste. Aveva l’atteggiamento di chi condanna l’inutile spesa in fiori. Ma era una maschera dietro cui si agitava una mente agile. Una mente che poteva parlare senza l’uso delle labbra. In altre parole, era un Mutante di Tipo Uno, un vero telepate. A questo proposito bisogna fare una distinzione. Un vero telepate differisce da un sub-telepate in quanto il primo può chiudere la mente a volontà.

Osservando con approvazione la statura di Raven, identica alla sua, e notando la corporatura più massiccia, gli occhi grigio scuro e i capelli neri, la mente di Carson si mise in contatto senza esitazioni. Un Tipo Uno riconosce un altro Tipo Uno a prima vista.

— Heraty vi ha informato? — chiese la mente.

— Sì… In modo drammatico e non molto esauriente.

Mettendosi a sedere, Raven vide la placca di metallo sistemata su un angolo della scrivania. Portava la scritta: CARSON, DIRETTORE DELL’UFFICIO SICUREZZA TERRESTRE. La indicò. — È per richiamare alla vostra memoria chi siete quando diventate troppo confuso per ricordare?

— In un certo senso, sì. La placca è regolata sul sistema nervoso e irradia il messaggio che reca inciso. I tecnici affermano che è anti-ipnotica. — Sorrise con amarezza. — Finora non ho avuto occasione di provarla. E poi non ho nessuna fretta di farlo. Un ipnotico che avesse il coraggio di arrivare fin qui non verrebbe certo fermato da questo stupido aggeggio.

— Comunque, il semplice fatto che qualcuno ha pensato che correte questo pericolo è di cattivo augurio — commentò Raven. — Hanno tutti la tremarella, qui in giro? Heraty ha detto che ho già un piede nella fossa.

— È una esagerazione, ma non priva di fondamento. Heraty, come me, ha il sospetto che nel Consiglio stesso ci sia almeno un elemento della quinta colonna. È solo un sospetto, ma se fosse la verità, da questo momento voi sareste un uomo segnato.

— Molto piacevole. Mi avete tirato fuori per farmi seppellire.

— La vostra comparsa di fronte al Consiglio era inevitabile — disse Carson. — Hanno insistito per volervi conoscere, che approvassi o no. Io non volevo, ma Heraty ha combattuto le mie obiezioni rivolgendo i miei argomenti contro di me.

— In che modo? — chiese Raven.

— Affermando che se eravate abile soltanto un decimo di quanto affermavo, non ci sarebbe stato nessun motivo di preoccuparsi. Tutte le preoccupazioni avrebbero dovuto averle i nemici.

— E così ci si aspetta che io mi dimostri all’altezza di questa immaginaria reputazione che voi mi avete creato in anticipo. Non pensate che abbia già abbastanza guai?

— Cacciarvi in un mare di guai è appunto il mio piano — disse Carson, mostrando una insospettata durezza. — Siamo in una brutta situazione, e non possiamo fare altro che frustare il cavallo a disposizione.

— Mezz’ora fa ero un capro. Ora sono un cavallo… o forse soltanto la parte posteriore di un cavallo. Non avreste qualche altro paragone con animali? Che ne direste di qualche richiamo per uccelli?

— Dovreste cercare degli uccelli molto insoliti per tenere il passo con l’opposizione, se non proprio superarla. — Carson prese un foglio di carta dal cassetto e lo guardò con espressione preoccupata. — Questa è la lista segreta che siamo riusciti a compilare sulle varietà extraterrestri. In teoria, e secondo la legge, sono tutti esempi di Homo sapiens. In realtà però sono homo e qualcos’altro. - Tornò a guardare Raven. — Fino a oggi, Venere e Marte hanno prodotto almeno dodici diversi tipi di mutanti. Quelli del Tipo Sei, per esempio, sono Malleabili.