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Per ragioni sue la Natura aveva stabilito che i figli nati dall’unione di mutanti diversi dovessero ereditare il solo talento dominante, o nessuno. L’attitudine secondaria scompariva sempre. Spesse volte il talento dominante saltava una generazione. In questo caso, la generazione saltata contava esseri assolutamente normali.

Il concetto di supertelepatico superlevitante era decisamente assurdo… ma quelli che lo affermavano si sarebbero rimangiati tutto il giorno in cui fosse apparsa la prova evidente della loro esistenza. Quando avrebbero saputo che la prima mossa della pedina posta sulla scacchiera dai Terrestri era stata quella di abolire una legge naturale, ai capi del movimento clandestino sarebbe venuto un considerevole aumento di pressione sanguigna. Avrebbero voluto catturarlo a ogni costo e con la massima rapidità, prima che potesse sconvolgere anche altre leggi che l’uomo aveva creato per conquistare ricchezza o potere.

Il pensiero fu di grande soddisfazione per Raven. Fino a quel momento non aveva compiuto niente di spettacolare per gli standard di quell’epoca, e aveva fatto benissimo. Non conveniva essere troppo spettacolari. Proprio come la pensava Leina: interferire il meno possibile. Per questo aveva disapprovato certe sue azioni come quella di trasferirsi nel corpo di un altro essere vivente. Era necessario restare sempre nell’ombra e non lasciarsi mai tentare dall’azione.

Lui, comunque, aveva creato un considerevole disagio nelle file del nemico fin troppo fiducioso. Infatti, se gli avversari, digerita l’idea dell’esistenza di un mutante dai molti talenti, avessero pensato alla possibilità dell’arrivo di nuovi esseri forse ancora più potenti, avrebbero avuto ogni ragione di temere. E i loro timori li avrebbe portati sempre più lontano dalla verità, da quella verità che non avrebbero mai dovuto sapere, per evitare che altri la potessero poi leggere nelle loro menti.

Peccato che non si potesse dire loro la verità… Ma ci sono cose che non possono essere raccontate agli immaturi.

Nessuna legge naturale era mai stata o poteva essere abolita. Un fenomeno soprannaturale è qualcosa che obbedisce a delle leggi che ancora non si conoscono o che non sono state identificate. Non esistevano mutanti multipli. C’erano solo falene dagli occhi lucenti che svolazzavano nell’infinità del buio eterno.

Raven lanciò un raggio mentale di chiamata su una banda molto più alta di quella telepatica normale.

— Charles!

— Sì. David?

La risposta giunse immediatamente, mostrando che dall’altra parte stavano aspettando la sua chiamata. Gli impulsi mentali in arrivo urtarono i centri di ascolto con una lieve distorsione.

Raven girò la testa in direzione di chi gli aveva risposto, istintivamente, come si fosse girato verso una persona presente.

— Sono saltato dall’astronave. Forse non era necessario, ma non ho voluto correre rischi.

— Lo so — rispose la mente lontana. — Mavis è stata chiamata da Leina. Come al solito, hanno chiacchierato per un’ora di faccende personali, poi, finalmente, Leina si è ricordata di aver chiamato per dirci che eri sul Fantôme.

— Le donne rimarranno donne per tutta l’eternità — disse Raven.

— Così sono venuto allo spazio-porto — continuò Charles. — In questo momento mi trovo vicino al cancello d’ingresso. Non sono riuscito a entrare perché hanno proibito l’accesso al pubblico. Il campo è completamente circondato. Quelli che sono venuti a ricevere parenti e amici stanno camminando nervosamente avanti e indietro, formulando le congetture più insensate. Lo scafo è ormai a terra, e un gruppo di bellicosi ufficiali si sta comportando come se qualcuno avesse appena rubato gli assegni delle loro paghe.

— Temo che sia tutta colpa mia.

— A ogni modo, perché venire con un’astronave? — chiese Charles. — Se per qualche misteriosa ragione dovevi compiere il viaggio lentamente, avresti potuto gonfiare un piccolo pallone per fare la traversata, non ti pare?

— A volte ci sono considerazioni molto più importanti della velocità — rispose Raven senza stupirsi di quello che l’altro aveva detto. — Per esempio, sto indossando un corpo.

— È proprio al tuo corpo che stanno dando la caccia. È una maniera sicura per tradirsi.

— Forse. Ma io voglio che mi cerchino. Dare la caccia a un corpo impedisce loro di pensare ad altro.

— Hai ragione — disse Charles. — Vieni da noi?

— Certo. Ho chiamato per accertarmi che foste lì.

— Bene. Ci vediamo tra poco.

— Parto subito.

S’incamminò tra le ombre del bosco verso la pianura. Avanzava in fretta, vigile più con la mente che con gli occhi. Per lui era sempre possibile percepire gli esseri che lo potevano osservare, perché era impossibile spiarlo senza irradiare un pensiero, anche se elementare come quello dei due gufi che lo stavano guardando dal buco di un albero, a una cinquantina di metri dal suolo.

— Cosa-uomo sotto! Aaargsh!

Ai margini della foresta comparvero i primi segni della caccia scatenata contro di lui. Raven si nascose nell’ombra di un grosso albero e lasciò passare l’elicottero che volava sopra il grande ombrello di rami. Era un grosso apparecchio sostenuto da quattro rotori a più pale, e trasportava un equipaggio di dieci elementi. Raven riuscì a contare le menti mentre gli uomini scrutavano il groviglio che si stendeva sotto di loro.

C’erano sei telepatici che ascoltavano, ascoltavano, attenti a raccogliere il primo impulso mentale che lui avesse avuto l’imprudenza di lasciarsi sfuggire. E c’era un insettivora con una gabbia di formiche-tigri volanti, da lanciare sul punto che i telepatici avessero indicato.

Il secondo pilota era un notturno, felice di restare a riposo in attesa del suo turno, nel caso che la caccia fosse continuata anche durante la notte. Gli altri due erano un ipnotico che imprecava contro Raven perché era stato strappato a una partita di jimbo-jimbo che stava vincendo e un supersonico con le orecchie a sventola tese nello sforzo di percepire il lievissimo sibilo del cronometro al radio che erroneamente secondo loro la preda doveva avere.

Il gruppo dei mutanti passò proprio sopra la sua testa e si allontanò zigzagando, senza immaginare minimamente di essergli stato tanto vicino. Un secondo equipaggio simile stava sorvolando una zona parallela, due chilometri circa più a sud, e un terzo tre chilometri più a nord.

Raven lasciò che si allontanassero parecchio, poi uscì dal nascondiglio e riprese il cammino. Seguì il margine della foresta fino a una strada, e da lì si diresse verso la città, con minore precauzione.

Le squadre aeree di ricerca potevano essere composte da esseri umani con doti eccezionali, molto superiori a quelle comuni, ma tendevano a cadere negli errori degli esseri normali: pensavano cioè che nessun uomo in marcia lungo una strada, alla vista di tutti, potesse avere qualcosa da nascondere. Ma nella eventualità che uno di questi gruppi, preso da eccesso di zelo, fosse sceso verso di lui per scrutare nel suo cranio, lui avrebbe fornito una selezione di banali pensieri come: Cosa ci sarà da mangiare? Se trovo ancora pesce fritto faccio una scenata!