— Cosa? — disse Raven irrigidendosi sulla poltrona.
— Malleabili — ripeté Carson, schioccando le labbra come davanti a un cadavere particolarmente appetitoso. — Non lo sono al cento per cento. E non subiscono nessuna radicale trasformazione al fisico. Dal punto di vista clinico non presentano nessuna caratteristica sorprendente. Ma in loro le ossa facciali sono sostituite da cartilagini e i loro lineamenti sono incredibilmente elastici. E sono tipi abili, molto abili. Bacereste uno di loro credendo di baciare vostra madre, se a questo qualcuno venisse in mente di somigliare a vostra madre.
— Questo resta da vedere — disse Raven.
— Avete capito cosa voglio dire — insistette Carson. — Bisogna vedere, per poter credere alla loro mimica facciale. — Indicò il lucido ripiano della scrivania. — Immaginate che questa sia una scacchiera con una infinità di riquadri. Usiamo delle minuscole pedine e giochiamo col bianco. Ci sono due miliardi e mezzo di noi, contro trentadue milioni di Venusiani e diciotti milioni di Marziani. La preponderanza è spaventosa. Il nostro soprannumero li schiaccia. — Fece un gesto di disprezzo. Soprannumero in che cosa? In pedine!
— Evidente — convenne Raven.
— Potete capire il modo in cui i nostri nemici vedono la situazione. Sono minori di numero, ma hanno il vantaggio di poter usare pezzi superiori. Re, alfieri, torri, regine e, cosa per noi ancora peggiore, nuovi pezzi dotati di poteri particolari, che soltanto loro possono usare. Sono convinti di poterne produrre fino a batterci completamente. Uno solo dei loro mutanti vale più di un reggimento di nostre pedine.
— L’accelerazione dei fattori di evoluzione, come diretta conseguenza delle conquiste spaziali, era una cosa scontata — disse Raven soprappensiero. — E non capisco come non se ne siano resi conto fin dal primo momento. Anche un bambino avrebbe potuto vedere quali sarebbero state le conseguenze logiche.
— In quei giorni i nostri antenati erano ossessionati dall’energia atomica — rispose Carson. — Secondo il loro modo di pensare, sarebbe stato necessario un olocausto mondiale, creato da materiali radioattivi, per produrre mutazioni su larga scala. Non si sono resi conto che le masse di colonizzatori diretti a Venere non potevano trascorrere cinque interi mesi di viaggio nello spazio, sotto un intenso bombardamento di raggi cosmici, con i geni colpiti ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, senza sottostare alla legge elementare causa-effetto.
— Se ne rendono conto adesso, comunque.
— Sì, ma allora non distinguevano il bosco dalle piante. Accidenti, hanno costruito astronavi a scafo doppio per inserire nell’intercapedine una fascia di ozono compresso, capace di assorbire le radiazioni, riducendole così a circa ottanta volte l’intensità presente sulla superficie della Terra… Tuttavia non si sono resi conto che una riduzione simile è ancora minima. I capricci del caso, uniti al lungo periodo di tempo, ci permettono ora di affermare che i viaggi verso Venere hanno creato ottanta mutanti per ciascun essere che lo sarebbe divenuto normalmente.
— La situazione su Marte è ancora peggiore — osservò Raven.
— Potete ben dirlo — fece Carson. — Nonostante il minor numero della popolazione, Marte ha più o meno lo stesso numero e la stessa varietà di mutanti che si trovano su Venere. La ragione è che per raggiungere il pianeta occorrono undici mesi di viaggio. Il colonizzatore di Marte deve sopportare le radiazioni per un tempo quasi doppio di quello dei colonizzatori di Venere… e deve sopportarle anche in seguito, perché Marte ha un’atmosfera molto meno filtrante. I geni umani hanno una forte tolleranza alle particelle dure, quali possono essere quelle dei raggi cosmici. Possono essere colpiti, colpiti ancora, e ancora… ma ci sono dei limiti. — Rimase in silenzio e si concentrò battendo la punta delle dita sulla scrivania. — A questo punto, dato che il mutante ha un valore militare, il potenziale bellico di Marte risulta identico a quello di Venere. In teoria… sbagliata, come dobbiamo dimostrare loro… Marte e Venere uniti possono mettere in campo quel tanto che basta per sistemarci a dovere. Ed è proprio quello che stanno tentando di fare. Fino a questo momento hanno potuto fare quello che hanno voluto. Ora però hanno raggiunto un limite in cui cessano di essere divertenti.
— Mi sembra che stiano facendo lo stesso sbaglio commesso dai primi pionieri — disse Raven, pensoso. — Nel loro eccesso di entusiasmo stanno sottovalutando le cose ovvie.
— Volete dire che questo pianeta equipaggia la flotta spaziale e che, di conseguenza, può trovare qualche mutante suo?
— Proprio così.
— Impareranno a loro spese quello che noi abbiamo imparato a nostre spese. E sarete voi a insegnarglielo… lo spero.
— La speranza è sempre l’ultima a morire. Mi potete suggerire qualche tipo di insegnamento?
— Questo è compito vostro — disse Carson, scaricandosi abilmente di ogni responsabilità. Poi frugò tra le carte che aveva sulla scrivania e prese alcuni fogli. — Vi voglio parlare di un caso che illustra la contesa in cui ci troviamo e i metodi usati. È stato questo particolare incidente che ci ha fatto comprendere di essere in guerra. Avevamo già dei sospetti, per via di una lunga serie di incidenti in apparenza non legati tra di essi, e avevamo collocato diverse telecamere nascoste. Quasi tutte sono state messe fuori uso. Alcune, per misteriose ragioni, non hanno funzionato. Ma una ha ripreso.
— Ah! — Raven si protese in avanti, e i suoi occhi si fecero attenti.
— I fotogrammi mostrano tre uomini che sono riusciti a distruggere gli importantissimi dati di un’astronave, dati che non possono essere rimpiazzati in meno di un anno. Il primo dei tre, un Mutante di Tipo Uno, un vero telepate, ha fatto la guardia mentale contro quelli che li potevano sorprendere. Il secondo, un Tipo Due, un galleggiante…
— Volete dire un levitante? — lo interruppe Raven.
— Sì, un levitante. Con l’aiuto di una scala a corda gli ha fatto scavalcare due muri alti più di sei metri; poi ha agganciato la scala a una finestra. Il terzo, un Mutante di Tipo Sette, un ipnotico, si è occupato delle tre guardie intervenute a intervalli. Le ha irrigidite nell’immobilità, ha cancellato dalle loro menti l’incidente, e ha dato loro falsi ricordi a copertura dei minuti in cui sono rimaste senza memoria. Le guardie non sapevano degli obiettivi nascosti, così non l’hanno potuto rivelare al telepate. Se non fosse stato per quella telecamera non avremmo mai saputo niente, tranne che in qualche misteriosa maniera i preziosi dati si erano trasformati in fumo.
— Però! — fece Raven, e sembrava più divertito che stupefatto.
— Ci sono stati diversi incendi di importanza strategica, e siamo inclini a incolpare i pirotici… anche se non abbiamo le prove. — Carson scosse la testa. — Che guerra! Fanno i piani mentre compiono l’azione stessa. Le loro stravaganze fanno a pugni con la logica militare, e se al giorno d’oggi ci fossero ancora i grandi strateghi ne uscirebbero pazzi.
— I tempi sono cambiati — disse Raven.
— Lo so, lo so. Viviamo in un’epoca moderna. — Diede uno dei fogli a Raven. — È la copia della lista che elenca tutte le mutazioni conosciute di Marte e Venere. Portano il numero secondo il tipo, e una lettera secondo il valore militare, se così lo si può chiamare. — Rimase un attimo soprappensiero, come se avesse qualche dubbio sull’esattezza di quella definizione. — P sta per pericoloso, P-più per molto pericoloso, mentre I significa innocuo… forse. Questa lista potrebbe anche non essere completa. Comunque è quella che siamo riusciti a compilare fino ad oggi.