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— Devono essersi divertiti parecchio a giudicare da come l’hanno conciato. — Raven era seccato e lo dimostrava apertamente. — Steen è morto senza colpa. Comunque, non rimpiango la sua fine come non deve averla rimpianta lui.

— Davvero? — disse Thorstern, sorpreso per il commento tanto in contrasto con la reazione di Raven.

— La sua fine non ha la minima importanza. Prima o poi sarebbe venuta anche fosse vissuto cent’anni. — Raven lasciò cadere la fotografia sul tavolo. — Deploro soltanto che la sua fine sia stata lenta. Deve aver impiegato parecchio a morire e questo è un male. Una cosa imperdonabile. — Improvvisamente i suoi occhi divennero scintillanti. — Tutto questo sarà ricordato, quando verrà il vostro turno.

Di nuovo Thorstern sentì un brivido freddo percorrergli la schiena e si sforzò di dominare la paura: la paura era una cosa che non poteva ammettere. Aveva giocato le sue carte, nella speranza che potessero servire come ammonimento, ma doveva ammettere che forse aveva sbagliato.

— Sono andati oltre i miei ordini. E ho rimproverato i miei uomini severamente — disse.

— Li ha rimproverati — disse Raven rivolgendosi a Charles. — Che carino!

— Si sono giustificati dicendo che Steen era cocciuto e che li ha costretti ad andare oltre le loro intenzioni. — Thorstern decise che era il caso di restare su quell’argomento. Nessuna pattuglia aveva risposto ai loro discorsi sul delitto. Forse qualcuna avrebbe captato il loro colloquio su Steen. Qualsiasi forma di temporeggiamento avrebbe potuto portare a buoni risultati. — Hanno usato un telepatico per leggere nella sua mente. È rimasto a una certa distanza per evitare che Steen lo sistemasse. Ma è stato inutile. Riuscivano a leggere soltanto quello che Steen stava pensando, e pensava sempre ad altre cose. Così hanno cercato di convincere Steen con altri mezzi a rivelare cosa lo avesse costretto a giocarci quello scherzo. — Allargò le braccia in un gesto sconsolato. — Quando ha cominciato a collaborare era ormai troppo tardi.

— Sarebbe a dire?

— La sua mente aveva smesso di ragionare, come quella di Haller. Ha cominciato a balbettare cose folli, poi è morto.

— Quali sarebbero state, queste cose folli?

— Diceva che voi eravate un tipo assolutamente nuovo e insospettato di mutante. Che avete un Io separabile. Che gli avete preso il corpo contro la sua volontà.

— Oh, Dio! — intervenne Charles spalancando gli occhi in espressione di finto stupore. — Ora avremmo anche i biomeccanici, i chiaroveggenti, i padroni di personalità e via dicendo. Continuando in questo modo, avremo un elenco senza fine.

— Erano parole senza senso — continuò Thorstern. — Ho consultato le maggiori autorità nel campo delle facoltà paranormali: hanno detto che era ridicolo… ma che sapevano perché Steen l’aveva detto.

— Quale sarebbe la diagnosi?

— Che è stato trattato da uno del suo stesso tipo, ma molto più potente di lui. Non ci sono mai stati casi di un simile dominio ipnotico assoluto, ma è teoricamente possibile.

Thorstern girò lo sguardo, e solo allora si accorse della tazza di caffè che era sul tavolo. La prese e bevve alcuni sorsi. — Per un certo periodo avete convinto Steen di essere voi. E lo avete costretto a sistemare Haller, dopo di che l’effetto è passato. Ora, per quanto essere comune, posso fare anch’io qualche lettura di pensiero. Voi pensate che se non agisco come volete, io subirò la sorte di Steen.

— Davvero?

— O questo, o mi eliminerete come avete fatto con Greatorex. Sarà comunque tutto inutile. Potete ipnotizzarmi come Steen, ma le ipnosi cessano nel giro di ventiquattr’ore. Qualsiasi cosa abbia fatto in questo periodo, la posso benissimo disfare.

— Vero — ammise Raven serio.

— Se mi uccidete, vi resta in mano un cadavere. E i cadaveri non possono far cessare una guerra. Voi mi avete detto almeno sei volte che i morti se ne infischiano. Pensate dunque in base alla vostra filosofia che m’importerà a quel punto dei guai della Terra! Me ne importerà ancor meno che a Greatorex! — Di colpo gli venne in mente qualcosa. — Come avete fatto a uccidere Greatorex? Anche un super-super-super-ipnotico non può convincere un uomo a morire. Cosa gli avete fatto?

— La stessa cosa che faremo a voi quando ci saremo convinti di non avere alternative. — Raven lo guardò fisso negli occhi. — Ficcatevi in quella testa cocciuta che non abbiamo scrupoli, quando si tratta di eliminare un ostacolo. Differiamo da voi soltanto per la rapidità indolore dell’azione. Noi non facciamo soffrire le nostre vittime. Il vero crimine è prolungare deliberatamente l’agonia! — Rimase un attimo in silenzio. — Greatorex è morto senza accorgersi di morire. A Steen, questo privilegio fondamentale è stato negato.

— Vi ho detto…

Raven gli fece cenno di tacere. — Non riuscirete mai a estendere il vostro dominio personale sul pianeta Venere. E in futuro non vi unirete a Marte per sottomettere la Terra. Se l’umanità verrà a trovarsi in posizione disperata, sarà l’umanità a combattere, non solo i Terrestri. Tutti noi dovremo combattere! Perciò, voi cesserete le ostilità contro la Terra e convincerete i Marziani a seguire il vostro esempio. In caso contrario, vi faremo sparire per sempre dalla scena, dopo di che riserveremo lo stesso trattamento ai vostri successori, chiunque siano. Li annienteremo uno a uno, fino a quando l’intero movimento dovrà crollare per mancanza di capi. — Indicò il piccolo cronometro incastonato nell’anello che Thorstern portava al dito medio.

— Avete cinque minuti per prendere la vostra decisione.

— Ho molto di più. Molto. Ho tutto il tempo che voglio. — Thorstern spinse in avanti la terza fotografia. — Guardate questa.

Raven si piegò in avanti e osservò la fotografia senza raccoglierla. Rimase impassibile a guardarla.

— Chi è — chiese Charles, troppo pigro per sollevarsi.

— Leina — disse Raven.

Thorstern rise soddisfatto: gioiva per essere riuscito a eliminare fino a quel momento il pensiero di Leina dalla propria mente. Ancora una volta, un essere normale come lui aveva vinto un mutante.

Niente lo rendeva più felice del fatto di precedere un paranormale. Era una sua debolezza caratteristica, che sarebbe stata fonte di grande interesse per un ecologo che studiasse gli effetti di un ambiente contenente forme di vita superiori.

— La vostra donna — disse con disprezzo. — Conosciamo le sue abitudini, i suoi movimenti, le sue facoltà. Sappiamo, per esempio, che è una ipnotica di tipo superiore, come voi. Lo ha detto Steen. E non mentiva, in quel momento. Forse è per questo che vi siete legato a quell’enorme sgualdrina. A meno che non abbiate un debole per gli elefanti e…

— Lasciate perdere le proporzioni fisiche. Leina non è stata fatta per voi. Venite al punto.

— È questo — disse Thorstern senza cessare di mostrarsi soddisfatto. — Nell’esatto momento in cui dovessi morire, o diventare pazzo, o non fossi più io… — batté con un dito sulla fotografia — …lei paga.

— Questo è uno scherzo — disse Raven. — Ridicolo!

— Spero che possiate pensarla allo stesso modo quando la troverete morta.

— Non mi metterò certo a piangere — assicurò Raven con tranquillità. E non mentiva. Quella era la pura verità.

Thorstern fu scosso da quell’atteggiamento. Guardò incerto Charles, sperando di trovare solidarietà nel disgusto che aveva provato al cinismo di quelle parole, ma Charles stava guardando distrattamente il soffitto. Girò la testa verso Raven, incredulo.

— Potrebbe morire lentamente — disse Thorstern.

— Credete?