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Sentì dei passi che si avvicinavano, poi una pattuglia di sei uomini armati uscì dal giallo della nebbia.

— Che succede?

— Vi posso dire dove si trova David Raven.

Nella stanza, Charles smise di ascoltare attentamente. — Ha cercato di ricordare, ma è stato inutile. Ha la mente confusa, e non sa da che parte mandarli. Fra poco capirà che gli conviene tornarsene a casa. — Si sprofondò nella poltrona e si accarezzò la pancia. — Quando l’ho visto cadere davanti alla porta, ho pensato che fosse stata opera tua. Poi ho sentito la tua esclamazione mentale di sorpresa…

— E io ho pensato che fossi stato tu — disse Raven. — Mi ha colto alla sprovvista. Per fortuna gli sono andato subito vicino, altrimenti sarebbe morto.

— Già, un collasso cardiaco — disse Charles, mentre i suoi occhi prendevano a brillare come due piccole lune.

— Un’altra bravata del genere e si spargerà la voce.

— Qualcuno è stato irrazionale e avventato — commentò Raven serio. — Qualcuno coi paraocchi, che non ha saputo aspettare. Sbagliato, malissimo. Non deve più accadere!

— Ha tenuto duro un bel pezzo e ha ceduto lentamente, così è stato un invito quasi irresistibile — gli ricordò Charles, col tono di chi spiega tutto. — Sì, l’aspirante imperatore di Venere è stato davvero fortunato. Se fosse morto sarebbe stata una fine relativamente rapida… Oh, be’, ha un carattere duro, con una tempra superiore alla media. Nient’altro avrebbe potuto spaventarlo abbastanza da indurlo a un pacifismo ragionevole. Forse è stato tutto a fin di bene. La sua mente non ha la più pallida idea di cosa sia successo in realtà, ed è questo l’importante.

— Forse hai ragione. Tra l’altro, se fosse morto, avremmo dovuto ricominciare tutto da capo e fare i conti con Wollencott, e forse anche con i due sosia di Thorstern. Uno dei due avrebbe potuto mettersi al posto del capo e ingannare tutti tranne i telepatici. A questi dobbiamo aggiungere la lista degli uomini normali che forse Thorstern ha designato come suoi successori. Un paio di questi potrebbero trovarsi anche su Marte. Sì, la sua resa ha risolto la situazione.

— Una resa con riserve — commentò Charles. — Nell’attimo in cui usciva dalla porta non ha potuto fare a meno di porle.

— Sì, ho sentito.

— È un uomo tenace, se non altro. Per prima cosa si riserva il diritto di rimangiarsi la promessa il giorno in cui dovesse scoprire come diventare a-prova-di-mutante. Calcola di avere una sola probabilità contro un milione, ma ne tiene conto. In secondo luogo si riserva il diritto di scaraventarti nella più vicina galassia, ma non sa in che modo.

— E non è tutto — aggiunse Raven. — Giudicando dal suo carattere, immagino che si metterà immediatamente in contatto con il Consiglio Mondiale, criticherà Wollencott, condannerà il movimento clandestino, deplorerà gli attentati, simpatizzerà con la Terra e offrirà di far cessare la guerra per delle considerazioni quanto mai nobili. Insomma, cercherà di negoziare la sua resa per ricavarne un buon profitto.

— Ne è capace, eccome!

— E noi lo lasceremo fare. Non sono cose che ci riguardano. Lo scopo della nostra missione è stato raggiunto, ed è ciò che conta. — Raven rimase un attimo soprappensiero. — Thorstern non vorrà certo sciogliere la sua organizzazione. Può fermarsi, ma non distruggere quello che ha costruito. Probabilmente cercherà di fondare un’organizzazione più potente. Un’organizzazione legale. L’unico mezzo a sua disposizione sarà quello di ottenere il benestare dei più influenti avversari di oggi… quello di Heraty e quello degli altri componenti del Consiglio Mondiale.

— A che scopo? Non sanno niente dei Deneb, quindi…

— Ho detto a Thorstern che l’umanità combatterà unita. Forse ricorderà queste parole. Può non sapere dei Deneb, come hai detto, ma può decidere… e può convincere gli altri che l’ora del cimento è vicina. Esseri normali contro i mutanti! Fatto com’è, Thorstern ritiene automaticamente che soltanto gli esseri normali sono quelli della sua razza. Per lui i mutanti sono esseri non-umani, o quasi-umani.

Charles socchiuse gli occhi. — Esiste già molta intolleranza. E non sarebbe difficile farla esplodere.

Raven si strinse nelle spalle. — Chi lo sa meglio di noi? Considera quale sarebbe il suo guadagno se riuscisse a convincere i tre pianeti a uno sterminio simultaneo dei paranormali. Riavrebbe il suo esercito privato, e per di più composto solo di esseri normali… questo gratificherebbe il suo Io, darebbe soddisfazione al suo odio verso i mutanti e gli fornirebbe la scusa per eliminare quelli che rappresentano il principale pericolo per la sua posizione. Ha cervello e coraggio per farlo, ed è cocciuto.

— Non sarà facile. I mutanti rappresentano una minoranza, ma sono sempre sufficientemente numerosi per rendere problematico il loro sterminio.

— La proporzione numerica non è il problema principale — disse Raven appoggiandosi al tavolo. — Io posso vedere altri due grossi ostacoli.

— E sarebbero?

— Primo, possono eliminare soltanto i paranormali conosciuti. Quanti ne rimangono di sconosciuti? Quanti non possono venire identificati dalle menti normali e intendono rimanere nell’incognito?

— Questo rende impossibile compiere un’opera completa. Forse Thorstern non vorrà neppure cominciarla, se riesce a comprenderlo.

— Forse — convenne Raven, in tono di dubbio. — Il secondo ostacolo proviene dalle conseguenze naturali di una civiltà coesistente su tre pianeti. Immagina che Thorstern cerchi di convincere i tre pianeti a un massacro simultaneo per liberare l’umanità di tutti quei ragazzi che si dimostrano “troppo intelligenti”. Ogni pianeta sospetterebbe immediatamente una trappola. Se sterminano i loro mutanti mentre gli altri non lo fanno…

— Sfiducia reciproca — disse Charles facendo un cenno affermativo. — Nessun pianeta vorrebbe correre un rischio che potrebbe metterlo in grande svantaggio rispetto agli altri. — Rifletté un attimo. — Potrebbe essere davvero un grosso rischio. Cosa potrebbe succedere se due pianeti attuassero lo sterminio e il terzo non lo facesse? In breve tempo potrebbe conquistare il dominio sugli altri due! Posso quasi immaginare quale sarebbe il pianeta e chi ne diventerebbe il capo.

— Tre pianeti con lo stesso sospetto. I Terrestri e i Marziani non sono più stupidi o meno stupidi degli abitanti di Venere. Qualunque sia la sua decisione, Thorstern non avrà vita facile. Comunque, sono convinto che sentiremo ancora parlare di lui.

— Anch’io. Poi, David, ricorda che siamo in cima alla sua lista delle persone da eliminare. — Charles scoppiò a ridere. — Se ci riesce.

— Io torno sulla Terra. Grazie dell’ospitalità. — Raven attraversò la stanza e sporse la testa in cucina. — Addio, bellezza — salutò Mavis.

— Lieta che te ne vada, seccatore!

Raven le fece una smorfia scherzosa, poi richiuse la porta e salutò Charles con un cenno della mano.

— Sei stato un ottimo compagno. Arrivederci all’obitorio.

— Certo — promise Charles. — Prima o poi…

Rimase a guardare l’amico che scompariva nella nebbia, poi richiuse la porta e andò a sedersi sulla sua poltrona.

Dalla cucina gli giunse la voce mentale di Mavis.

“Ti pentirai di tutto questo.”

“Lo so, cara.”

15

Un singolare assortimento di apparecchi era sparso in diversi punti dello spazioporto. Mezzi antigravità, elicotteri piccoli e grandi, diversi vecchi autogiro che appartenevano a irsuti cercatori di metalli preziosi, due eleganti astronavi del servizio diplomatico del Consiglio Mondiale, un pallone con motori ausiliari che veniva usato da un gruppo di scienziati addetti alle ricerche sui virus, una carcassa marziana che portava il nome Phodeimos, due astronavi passeggeri, una in attesa della posta e l’altra in cantiere di riparazione, e infine un vecchio trespolo arrugginito, mezzo giro e mezzo motocicletta, abbandonato da qualche inventore estroso.