“Vuoi scommettere che è Raven?”
La lampada rossa della radio si accese, e Raven premette il pulsante.
La voce furente di un uomo che si trovava nella torre di controllo uscì dagli altoparlanti.
— Voi, sul KM 44, aprite il portello!
Anche questa volta Raven non rispose. A metà dello scafo, i motori continuavano a pulsare. Nella cabina un indice rosso si spostò lentamente fino a raggiungere il punto segnato con la parola PRONTO.
— Voi, sul KM 44, vi avverto che…
Raven sorrise e guardò nel periscopio retrovisore. Una fila di guardie armate era sparsa a ventaglio, a un paio di centinaia di metri dai propulsori. Appoggiò il dito indice su uno dei pulsanti e lo tenne schiacciato per una frazione di secondo. Lo scafo ebbe un leggero sobbalzo, e una bianca nube di vapori surriscaldati venne proiettata all’indietro. Le guardie fuggirono disordinatamente in tutte le direzioni.
L’addetto furente che si trovava nella torre di controllo cominciò a recitare una serie di pene e provvedimenti che stralciò dai paragrafi del regolamento. Era tanto preso dalla esposizione che non si accorse di quanto stava succedendo all’esterno.
Raven premette una seconda volta il pulsante, e una terrificante esplosione di fiamme bianco-arancione uscì dai reattori. Il rombo assordò tutti quelli che si trovavano nel raggio di un chilometro, ma all’interno dello scafo non parve che un lieve gemito.
La voce alla radio continuò a parlare con sadica soddisfazione.
— …ma quando il menzionato crimine associa anche infrazioni ai regolamenti di polizia e di dogana, la pena sarà quattro volte superiore a quella prevista dal comma D 7, senza pregiudizio per gli aumenti che…
Raven abbassò una leva e si mise in comunicazione radio con la torre.
— Senti, amico! Nessuno riuscirà mai a vivere tanto a lungo — disse, e interruppe il contatto radio.
Poi spinse una leva in avanti, e l’astronave si innalzò su una colonna di fuoco.
Dopo un milione di chilometri, Raven inserì il pilota automatico e scrutò lo schermo visivo posteriore per vedere se qualcuno lo stava inseguendo. Non c’era nessuno. La probabilità di essere inseguito da astronavi partite da Venere era minima, perché sarebbe stata una fatica inutile. Non esistevano scafi capaci di competere in velocità con quello che stava pilotando.
Era veramente possibile, ma non probabile, che a qualche astronave in volo nello spazio venisse dato ordine di intercettarlo. Ma la immensa distesa tra la Terra e Venere, in quella fase particolare dello sviluppo interplanetario, non era affollata di astronavi.
Lo schermo anteriore e i rilevatori non mostravano niente di interessante, tranne un piccolo punto di radiazioni infrarosse, troppo lontano per essere identificato. Forse era il Fantôme in rotta per la Terra. Avrebbe proprio dovuto trovarsi circa in quella zona.
Raven lasciò che il pilota automatico compisse il suo lavoro e si rilassò sulla poltroncina per osservare l’immensità del cosmo. Aveva l’aria di chi pur avendo contemplato lo spettacolo migliaia di volte spera di poterlo rivedere per altre decine di migliaia. Non si sarebbe mai stancato di quello splendore tremendo.
Tuttavia, smise la contemplazione. Si coricò in cuccetta, chiuse gli occhi, ma non per dormire. Li chiuse per meglio aprire la mente e ascoltare come non aveva mai fatto quando si era trattato di ascoltare i pensieri degli uomini normali. Le vibrazioni non lo distrassero, né lo disturbavano i rari sibili delle particelle di polvere cosmica che di tanto in tanto urtavano lo scafo. In quel momento, la sua facoltà uditiva aveva cessato di esistere, ma la mente aveva sviluppato la massima potenza di ascolto.
I suoni che stava cercando erano appena udibili. Erano voci mentali che vibravano nel buio dello spazio senza fine. Molti di questi impulsi mancavano di chiarezza ed erano attenuati dal viaggio attraverso distanze illimitate. Altri erano più chiari perché provenivano da zone relativamente vicine, ma sempre molto, molto lontane.
“Astronave nera diretta su Zaxsis. La lasciamo andare senza intralci.”
“Sono in partenza per Badur Nove, una nana rossa con quattro pianeti, tutti sterili. Difficilmente ritorneranno.”
“Hanno ignorato il pianeta e si sono impossessati del satellite più grande perché ricco di cristalli di ematite.”
“È scesa una squadra di quaranta astronavi e ha perlustrato il pianeta da un polo all’altro. Sembrava che avessero una gran fretta.”
“… nelle vicinanze di Hero, un gigante bianco-blu nel settore dodici di Andromeda. Centottanta astronavi nere, in tre formazioni di sessanta, sono transitate procedendo a tutta velocità. Una vera spedizione Deneb.”
“Un Deneb ha compiuto un atterraggio di fortuna. La sua astronave aveva due reattori guasti. È rimasto in difficoltà fino a quando non siamo accorsi ad aiutarlo. Naturalmente abbiamo finto di essere degli stupidi. Si è dimostrato riconoscente. Ha regalato delle collane di perle arcobaleno ai ragazzi ed è ripartito senza il minimo sospetto.”
“Un’astronave nera, un incrociatore, era diretta su Tharre. Abbiamo confuso le menti dei piloti e li abbiamo fatti tornare indietro.”
“Credo che l’abbia capito per intuito, ma non aveva modo di provarlo. Era pericolosamente vicino alla verità, e non lo sapeva. L’idea gli è comunque piaciuta e vuol farne la base di una nuova religione. Se i Deneb avessero accettato anche parte della sua teologia, si sarebbe venuta a creare una situazione esplosiva. Così abbiamo deciso di fermarlo all’inizio e…”
“Enormi astronavi nere da battaglia, con ottomila Deneb, hanno preso possesso di una luna minore. Hanno detto che manderanno una lancia per scambi commerciali con noi, ma non sembrano entusiasti. Ci hanno visto… e noi ci siamo mostrati loro come una colonia di primitivi aborigeni.”
“…e si sono lanciati tutti e dodici all’inseguimento. È divertente il fatto che non possano fare a meno di dare la caccia a cose irraggiungibili.”
“Ecco, io sto bene, ma lei è vecchia e stanca e vuole riposare. Gli anni passano tanto per noi quanto per quelli che stiamo sorvegliando. Se qualche altra coppia…”
“…radunati su tutto l’asteroide per dare un caldo benvenuto, e i Deneb si sono comportati come al solito. Sono scesi e hanno ridotto l’asteroide in polvere, poi si sono allontanati felici. Non ci era mai piaciuto quell’asteroide. Aveva degli strani…”
“Il convoglio ha proseguito per la Testa di Cavallo, settore sette, ma si è lasciato alle spalle uno scafo di salvataggio sconquassato con un anziano Deneb a bordo. Dice che andrà in cerca di cristalli. Gli altri sono andati avanti per trovare quello che lui ha proprio sotto il naso.”
“Un’armata di ottomila astronavi è partita da Scoria per vendicare le due astronavi scomparse. Hanno protetto con caschi di platino i cervelli dei piloti e hanno armato tutti gli scafi con nuovi proiettori di energia. Fanno sul serio!”
“Hanno pensato di non correre rischi e di incenerire l’intero pianeta, solo perché le creature che lo abitavano erano lucenti, semivisibili e sospettosamente diverse dai Deneb nell’aspetto. Non lo potevamo permettere. Così abbiamo manomesso il loro carico di armi. La loro missione è stata un completo fallimento!”
La radio amatoriale non aveva niente a che fare con questo genere di trasmissioni. Erano messaggi telepatici lanciati a lunga distanza, e decisamente professionali.