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Anche durante il giorno osservavano e restavano in ascolto. Ma lo facevano con meno concentrazione e in modo più spasmodico, con l’attenzione rivolta al mondo, non alle infinità dello spazio. Insieme avevano osservato e ascoltato, giorno e notte, per anni. Il compito sarebbe stato insopportabilmente monotono, ma erano in due. La presenza dell’uno rompeva la solitudine dell’altro. Inoltre, le cose che loro vedevano e sentivano, avevano il pregio di essere infinitamente varie.

Sulla Terra e lontano, molto lontano, accadevano sempre nuovi fatti. Sempre. E nessun incidente capitava mai due volte. Questo era il compito di quelli che osservavano eternamente. Era un lavoro di responsabilità e di grande importanza. Ciascuno era come una sentinella che protegge la città addormentata dalla cima di una torre. Molti facevano quello stesso lavoro, pronti a lanciare l’allarme alla prima necessità. C’erano Charles e Mavis su Venere, Horst e Karin su Marte, migliaia d’altri… decine di migliaia… tutti in coppia.

Raven pensò a quelli che si trovavano su Marte e spostò gli occhi verso un puntino rosa che si trovava quasi all’altezza dell’orizzonte. E chiamò.

“Horst! Horst!”

La risposta venne dopo qualche secondo, leggermente soffocata dalla fascia atmosferica della Terra.

“Sì, David?”

“Sai cosa stanno facendo i ribelli del tuo pianeta?”

“Più che altro discutono tra di loro, David. Si sono divisi in diversi gruppi. Alcuni vogliono continuare la lotta contro la Terra, altri dicono che Venere ha tradito e vogliono scagliarsi contro di lei, altri ancora si sono trasformati in anti-mutanti. La maggior parte, però, è disgustata e pensa di abbandonare tutto.”

“Quindi stanno attraversando un periodo di indecisione cronica?”

“Più o meno.”

“Grazie, Horst. Salutami Karin.”

Diresse la mente verso un altro punto del cielo.

“Charles… Charles!”

Questa volta la risposta giunse all’istante, e con maggior chiarezza.

“Sì, David?”

“Ci sono novità?”

“Thorstern è partito ieri per la Terra.”

“Sai per quale motivo?”

“No, ma posso immaginarlo. Dev’essere per qualcosa che gli porta un vantaggio personale.”

“Questo era scontato. Comunque lo terrò d’occhio non appena arriva. Ti farò sapere cosa scopro.”

“Grazie. Hai sentito di Wollencott?”

“Sì. Brutta faccenda.”

“Orribile” rincarò Charles. “Qui il movimento clandestino tende a sciogliersi. Comunque, in potenza rimane, e può ricostituirsi da un momento all’altro. Non posso fare a meno di pensarci.”

“E io ne so il motivo.”

“Sarebbe?”

“Mavis continua a ripeterti che hai sbagliato.”

“È vero” ammise Charles. “E io so come hai fatto a indovinarlo.”

“Come?”

“Leina ti sta’ ripetendo la stessa cosa.”

“Esatto” pensò Raven. “Ci siamo messi d’accordo nel non andare d’accordo.”

“Anche noi. A volte, da come mi guarda, diresti che sono un deliquente minorile. La cosa più importante sarà protetta qualsiasi cosa accada. Ma perché mai le donne devono sempre avere tanta paura?”

“Perché guardano questi mondi da un punto di vista femminile e materno. Tu e io abbiamo lanciato il pargolo troppo in alto.”

“Penso che tu abbia ragione.” Poi il pensiero di Charles divenne ironico. “Ma come fai a saperlo? Quanti pargoli hai…”

“Uso l’immaginazione” interruppe Raven. “Ciao, Charles.”

Rispose un borbottìo telepatico di saluto.

Raven girò lo sguardo verso Leina: stava sdraiata a occhi chiusi nella poltrona, e teneva la faccia rivolta alle stelle. La osservò per un attimo con tenerezza, ma non il corpo di carne che era visibile agli uomini normali: quella faccia era solo una maschera presa a prestito, dietro cui Raven poteva vedere la vera Leina. A volte dimenticava che lei aveva una faccia, la faccia di un’altra e vedeva soltanto quello che le brillava negli occhi.

Leina non si rese conto che Raven la stava guardando. Aveva la mente rivolta lontano, ed era assorta nell’ascolto dell’interminabile chiacchierio che proveniva dallo spazio.

Raven seguì l’esempio della donna.

“Perlustrare attentamente attorno a Bluefire, un gigante in formazione. Erano venti astronavi nere, tipo incrociatore.”

“…ripetutamente, ma la completa mancanza di un mezzo comune rende impossibile la comunicazione con questi Flutterer. Non possiamo neanche far loro comprendere che vogliamo parlare con loro. Se i Deneb arrivano e si mostrano ostili verso di loro, noi dovremo prendere le misure necessarie per…”

“Parlo da Thais. Sono entrato senza destare sospetti. Ho avuto la fortuna di trovare un tipo adatto che se ne stava andando. Ha preso rapidamente la decisione e mi ha detto: ‘Sì, disponete pure di me’.”

“I Bender hanno una notevole potenza visiva, tuttavia sono di un livello culturale piuttosto basso. Ci vedono chiaramente, ci chiamano gli Scintillanti e insistono nel volerci adorare. È alquanto imbarazzante.”

“Siamo passati accanto a Jilderdeen senza farci scorgere, e abbiamo visto che i Deneb stanno costruendo un immenso impianto per la produzione dei cristalli. Significa che vogliono fermarsi sul pianeta…”

“…i poveri selvaggi hanno scelto noi per il sacrificio annuale ai Soli Gemelli. Una vera sfortuna essere stati scelti in mezzo a tutta una tribù. Ormai è questione di pochi giorni. Meglio che qualcuno si tenga pronto a prendere il nostro posto.”

L’ultimo messaggio lo colpì. Poveri selvaggi! Tutti i mondi osservati potevano essere considerati alla stessa maniera, incluso quello su cui si trovava. Tutti i bambini possono essere considerati selvaggi rispetto al vero adulto. Si alzò. Le stelle brillavano, ma il mondo che lo circondava era buio, molto buio.

Nelle tre settimane che seguirono, Raven rimase attento alle notizie che venivano diffuse dalla radio e dagli spettroschermi. Fu una cosa noiosa, ma continuò ad ascoltare, con l’ostinazione della persona in attesa di qualcosa che forse non accadrà mai.

Non vennero menzionate attività anti-terrestri, né vennero date notizie sugli sviluppi di progetti per la conquista dello spazio sconosciuto. Il burocratico amore per il segreto aveva vinto ancora una volta. Le menti dei disposti avevano stabilito come sempre che le notizie di pubblico interesse non dovessero venire divulgate nell’interesse del pubblico.

Ascoltò con pazienza non solo le notizie, ma anche tutte quelle interminabili chiacchiere che venivano fatte per divertire il pubblico. Considerava ogni frase con attenzione, e esaminava ogni cosa nella vera monotona completezza. Sotto un certo punto di vista, poteva considerarsi una persona anziana costretta a sorbirsi ore e ore di uno spettacolo fatto per divertire un branco di bambini piagnucolosi.

Alla fine della terza settimana, lo spettroschermo tridimensionale a colori iniziò la nuova serie di uno spettacolo in quattro puntate. Uno dei soliti romanzi sceneggiati che venivano trasmessi con regolarità. Il protagonista, un telepatico, aveva spiato nella mente della donna amata, una non mutante, e l’aveva trovata pura, dolce e onesta. Il malvagio era impersonato da un insettivora, dalla fronte bassa, che nutriva una particolare passione per i millepiedi velenosi.