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— Chi mi dirà quando giunge il momento? — chiese Kayder.

— Voi.

— In questo caso, non prenderò mai la decisione.

— Qualche settimana fa non eravate tanto tenero.

— Ne ho avuto abbastanza. Voglio dedicarmi al mio commercio, badare a me stesso e fare in modo che gli altri mi lascino in pace. Inoltre, per quanto le autorità insistano nell’affermare che sono un Terrestre, io mi considero un Venusiano, e non voglio uccidere una persona del mio pianeta per dimostrare gratitudine a un terrestre. — Kayder infilò in tasca i pollici e assunse un’espressione ostinata. — Sarei felice di potervi fare un favore, ma chiedete troppo.

— Se foste in grado di capire, sapreste che vi chiedo poco.

— Troppo! — ripeté Kayder. — E voglio dirvi qualcos’altro. Quando si tratta di uccidere, voi ne siete perfettamente capace. Perché non ve la sbrigate da solo, il vostro sporco lavoro?

— Ottima domanda. Ci sono due valide ragioni.

— Sarebbero.

— Primo, ho già attirato troppa attenzione sulla mia persona e non voglio attirarne altra. In secondo luogo, se si dovesse presentare la necessità di uccidere Thorstern, il primo segno di questa necessità verrà dato dalla mia partenza da questa valle di lacrime.

— Volete dire…

— Che sarò morto.

— Voi sapete cosa penso. Sono in debito con voi, quindi la vostra morte non mi renderà felice. Comunque non fingerò di essere triste.

— Dovreste, invece — disse Raven.

— Vi spiacerebbe dirmi perché?

— Significherebbe che voi sareste il secondo.

— Il secondo? A fare cosa?

— A scomparire da questo mondo.

Kayder si alzò di scatto dalla poltrona. — Ma chi volete che mi uccida? Perché dovrebbero farlo? Voi e io ci troviamo in campi avversi. Perché mai dovremmo essere sulla stessa lista?

Raven gli fece cenno di rimettersi a sedere. — Dal punto di vista delle masse, noi abbiamo una cosa in comune… Nessuno di noi due è normale.

— E che cosa significa?

— Gli esseri normali guardano i paranormali di traverso. Non si può proprio dire che li amino.

— Non sento il bisogno di essere amato. Sono abituato al loro modo di comportarsi nei miei riguardi. — Kayder scrollò le spalle con indifferenza. — Riconoscono le persone meglio dotate di loro, e le invidiano.

— Si tratta anche di una cautela istintiva che si avvicina alla paura. È una parte radicata nel loro meccanismo di difesa. Sollevando la paura delle masse, controllandola e potendola dirigere, si possono ottenere risultati notevoli.

— Io non so leggere il pensiero degli altri — disse Kayder — ma non significa che sia uno stupido. Vedo dove volete arrivare. Voi pensate che Thorstern voglia riguadagnare il potere perduto scatenando una crociata anti-mutanti, vero?

— Potrebbe farlo. Ha usato le capacità dei mutanti, come ha usato le vostre, per suo scopo personale. Ora può pensare a questo. Alcuni mutanti lo hanno ostacolato, gli hanno negato la vittoria, hanno anche minacciato la sua vita. Essendo un essere normale, può convincersi di poter guadagnare maggiore ascendente sulla massa dei suoi simili.

— Sono solo congetture — disse Kayder, a disagio.

— Esatto — disse Raven. — Può non succedere niente. Thorstern può dedicarsi a occupazioni innocue. In questo caso, non sarà necessario eliminarlo.

— Potrebbe essere molto pericoloso per lui tentare una crociata simile. I mutanti sono inferiori di numero, ma una volta visti di fronte a un pericolo comune…

— Ecco che siete giunto al mio punto di vista iniziale — disse Raven. — Ma l’ho abbandonato. Sono andato oltre.

— Cosa volete dire?

— Thorstern ha cinquantotto anni. Di questi tempi, molte persone raggiungono i cento e conservano tutte le facoltà mentali fino ai novant’anni. Così, eliminando incidenti e l’omicidio, gli rimangono ancora parecchi anni di vita.

— E con questo?

— Potrebbe concedersi di essere paziente, prendere la via più lunga e ottenere gli stessi risultati.

Kayder lo guardò senza capire. — Volete essere più chiaro?

— In passato — disse Raven — qualche sapientone ha notato che la tecnica più valida non è quella di combattere una cosa, ma di separare le sue parti perché si combattano a vicenda.

Kayder trasalì.

— Cambiate il vostro modo di pensare — lo invitò Raven. — Passate dal generale al particolare. Non esiste un solo tipo di mutante. Il mondo è pieno di tipi diversi. Voi, per esempio, appartenete a una certa specie. E sono pronto a scommettere che considerate la vostra specie superiore a tutte le altre.

— Anche i telepatici pensano la stessa cosa di se stessi — replicò Kayder.

— Questo è un colpo diretto contro di me, ma non ha importanza. Ciascuna specie di mutanti si considera superiore alle altre. Tutte sono sospettose e gelose come i semplici esseri normali.

— E allora?

— Questo stato d’animo può essere sfruttato. Un tipo può essere messo contro un altro tipo. Ricordate una cosa, mio caro amico degli insetti, le capacità superiori non sono necessariamente accompagnate da cervelli superiori.

— Lo so.

— Esistono telepati tanto ricettivi da poter leggere il vostro pensiero anche se vi trovate all’orizzonte, ma che sono dotati di una levatura mentale minima. I mutanti sono esseri umani con tutti i difetti degli esseri umani. Thorstern, essendo psicologo per istinto, non mancherà di rilevare questa utile caratteristica.

Ora Kayder vedeva le cose con maggiore chiarezza. Comprendeva le estreme possibilità, ed era costretto ad ammettere che esistevano. Il quadro non era tanto felice.

— Se dovesse tentare una cosa simile, come credete che vorrà cominciare?

— Con sistema — disse Raven. — Anzitutto cercherà di conquistare l’appoggio di Heraty, del Consiglio Mondiale e di tutti gli esseri normali che hanno una certa influenza sui tre pianeti. Il secondo passo sarà quello di raccogliere più dati possibili sui mutanti, compilare un elenco, analizzarlo e stabilire quali siano i più pericolosi e distruttivi. Sceglierà il tipo mutante che deve fare il cavaliere senza macchia e quello che dovrà recitare la parte del drago divoratore di bambini.

— E poi?

— Supponiamo che decida di organizzare lo sterminio degli insettivoci per mano dei pirotici… Anzitutto i servizi di propaganda dei tre pianeti cominceranno a nominare gli insettivoci in modo casuale, ma per metterli sempre in cattiva luce. Questo farà nascere un inconscio pregiudizio contro di loro. La propaganda, allora, si farà più acida, e alla fine, per la maggior parte, gli esseri umani, intendo normali e mutanti, si convinceranno che gli insettivoci non meritano di continuare a esistere.

Kayder fece segno di aver capito.

— Fatto questo — riprese Raven — cominceranno le ingannevoli insinuazioni che gli insettivoci odiano i pirotici perché questi ultimi hanno un potere capace di uccidere gli insetti. A poco a poco alla gente si suggerirà che è un bene avere vicino i pirotici. Al momento opportuno, e la scelta del momento è importante, un discorso ufficiale a favore degli insettivoci farà appello all’unità e alla tolleranza, e proclamerà assurde le voci circa un complotto di insetti guidati che vogliono conquistare il dominio dei pianeti con l’aiuto degli insettivoci. Il discorso otterrà il suo effetto. E il pubblico, includo sempre gli altri tipi di mutanti, si convincerà che non c’è fumo senza arrosto.

— La gente non berrà una panzana simile — protestò Kayder, convinto però che la cosa era possibilissima.

— La gente berrà qualsiasi cosa, anche se pazzesca, basterà che la notizia abbia il sigillo di garanzia ufficiale, che sia sostenuta a lungo, che non venga mai contraddetta, e che faccia presa sulla paura — ribatté Raven. — Ora ammettiamo che la gente sia suggestionata a dovere: che succede?