“È già stato preso da altri due.”
Si staccarono da lui, muovendosi silenziosamente nelle immense profondità che erano il loro campo d’azione naturale. I Deneb erano la forma di vita più elevata legata alle bolle planetarie. Ma questi, più elevati di loro, finita la fanciullezza di bruchi, non erano legati a niente. Diventavano le creature supersensibili, dai molteplici poteri e dai grandi occhi, che solcavano gli spazi.
“Quelle pallide e fragili creature a due gambe, come si chiamavano?”, si chiese Lomax. “Oh, sì: Homo sapiens. Alcuni di loro erano precoci e si consideravano Homo superior. Una cosa pietosa, in un certo senso. E patetica.”
Istintivamente, come un bambino che muove i primi passi senza rendersi conto di avere i piedi, Lomax spiegò grandi campi di forze lucenti a forma di ventaglio e si lanciò nella scia dei compagni.
Era vivo come non lo era mai stato prima.
E pieno di esultanza.
Perché sapeva cos’era diventato, e cosa sarebbero diventati i piccoli bruchi bianchi.
Homo in Excelsis!