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«Dimmi, mio signore» riprese Turne mentre il suo gruppo iniziava a procedere lungo la fila di profughi. «Avete davvero del cibo?»

«L’abbiamo» disse Perrin. «L’ho appena detto.»

«E non si guasta dopo una notte lasciato lì?»

«Certo che no» disse Perrin in tono severo. «Non se lo conservi nel modo giusto.» Un po’ del loro grano poteva aver dentro delle larve, ma era commestibile. Quest’uomo sembrava trovarlo incredibile, come se Perrin avesse detto che presto ai suoi carri sarebbero spuntate le ali e sarebbero volati sulle montagne.

«Ora vai» disse Perrin. «E assicurati di dire ai tuoi uomini che il nostro accampamento è gestito in modo rigoroso. Niente zuffe, niente furti. Se solo fiuto che state combinando guai, verrete cacciati via.»

«Sì, mio signore» disse Turne, poi si affrettò a riunirsi ai suoi uomini. Odorava di sincerità. Tam non sarebbe stato lieto di avere un’altra infornata di mercenari da sorvegliare, ma gli Shaido erano ancora là fuori da qualche parte. Molti di loro parevano essersi diretti a est. Ma dalla lentezza con cui la forza di Perrin si stava muovendo, lui era preoccupato che gli Aiel potessero cambiare idea e tornare per lui.

Spronò Resistenza in avanti, fiancheggiato da un paio di uomini dei Fiumi Gemelli. Ora che Aram non c’era più, gli uomini dei Fiumi Gemelli si erano assunti — purtroppo — il compito di fornire a Perrin una scorta. Perrin aveva cercato di redarguirli per questo. Ma loro avevano insistito, e lui aveva preoccupazioni maggiori ad assillarlo, non ultima delle quali i suoi strani sogni. Visioni ossessionanti in cui lavorava alle forge senza essere in grado di creare nulla di valore.

Scacciali dalla tua mente, si disse, risalendo la lunga colonna, con al’Seen e Soalen che tenevano il passo. Hai già abbastanza incubi quando sei sveglio. Occupati di quelli, prima.

Il prato attorno a lui era aperto, anche se l’erba stava ingiallendo, e notò con disappunto diverse chiazze di fiori selvatici morti e in decomposizione. Le piogge primaverili avevano trasformato molte aree come questa in trappole di fango. Muovere così tanti rifugiati era lento, perfino senza tener conto della bolla di male e del fango. Tutto richiedeva più tempo del previsto, incluso uscire da Malden.

Tutte quelle persone schizzavano fango nel marciare; parecchi pantaloni e camicie dei profughi ne erano ricoperti, e l’aria era densa del suo odore appiccicoso. Perrin si avvicinò al fronte della loro colonna, superando cavalieri in pettorali rossi, le lance tenute alte, gli elmi come pentole bordate. Le Guardie Alate di Mayene. Lord Gallenne cavalcava di fronte a loro, l’elmo piumato di rosso tenuto al suo fianco. Il suo portamento era così formale che si poteva pensare che stesse cavalcando a una parata, ma il suo unico occhio era acuto mentre esaminava la campagna. Era un buon soldato. C’erano parecchi buoni soldati in questa armata, anche se a volte impedire che si avventassero alla gola dell’altro era duro come piegare un ferro di cavallo.

«Lord Perrin!» urlò una voce. Arganda, primo capitano di Iliealdan, si fece strada tra le file di Mayenesi in sella a un alto castrone roano. Le sue truppe cavalcavano in un’ampia colonna accanto ai Mayenesi; fin dal ritorno di Alliandre, Arganda aveva insistito per un uguale trattamento. Si era lamentato che le Guardie Alate spesso cavalcavano di fronte. Piuttosto che stimolare ulteriori diverbi, Perrin aveva ordinato che le loro colonne procedessero affiancate.

«Quella era un’altra infornata di mercenari?» domandò Arganda, accostando il suo cavallo a quello di Perrin.

«Una piccola banda» disse Perrin. «Probabilmente un tempo erano la guardia di qualche signore cittadino locale.»

«Disertori.» Arganda sputò da un lato. «Avresti dovuto mandarmi a chiamare. La mia regina li avrebbe voluti far impiccare! Non dimenticare che siamo a Ghealdan ora.»

«La tua regina è mia vassalla» disse Perrin mentre raggiungevano il fronte della colonna. «Noi non impiccheremo nessuno finché non avremo prove dei loro crimini. Una volta che tutti saranno tornati al sicuro da dove provengono, potrai iniziare a passare in rassegna le spade prezzolate e vedere se puoi accusare qualcuno di loro. Fino ad allora, sono solo uomini affamati in cerca di qualcuno da seguire.»

Arganda odorava di frustrazione. Perrin aveva guadagnato alcune settimane di buoni rapporti fra lui e Gallenne in seguito all’attacco riuscito a Malden, ma le vecchie divisioni stavano riaffiorando in questo fango interminabile, sotto un cielo pieno di nubi temporalesche in subbuglio.

«Non preoccupartene» disse Perrin. «Ho assegnato degli uomini a controllare i nuovi arrivati.» Li aveva assegnati anche a sorvegliare i profughi. Alcuni erano così docili che non sarebbero nemmeno andati alla latrina senza che fosse loro ordinato; altri continuavano a guardarsi alle spalle, come se si aspettassero che degli Shaido sbucassero dal distante limitare delle querce e degli alberi di dolcegomma in qualunque momento. Persone che odoravano così di terrore potevano significare guai, e le varie fazioni del suo campo si comportavano già come se stessero camminando sulle ortiche.

«Potresti mandare qualcuno a parlare con i nuovi arrivati, Arganda» disse Perrin. «Soltanto parlare. Scoprire da dove vengono, apprendere se servivano un nobile, vedere se possono aggiungere qualcosa alle mappe.» Non avevano nessuna buona mappa dell’area ed erano stati costretti a fare in modo che i Ghealdani — Arganda incluso — ne disegnassero alcune a partire da quello che si ricordavano.

Arganda cavalcò via e Perrin si diresse in testa alla colonna. Essere al comando aveva i suoi vantaggi; quassù, gli odori di corpi non lavati e fango puzzolente non erano così forti. Più avanti poteva vedere finalmente la strada di Jehannah come una lunga striscia di cuoio che tagliava attraverso le pianure elevate, correndo in direzione nordovest.

Perrin cavalcò perso nei propri pensieri per qualche tempo. Alla fine raggiunsero la strada. Su di essa, il fango non sembrava terribile come sul prato, anche se, se fosse stato simile a ogni altra strada su cui Perrin aveva viaggiato, avrebbe avuto i suoi pantani e delle parti cancellate via dalla pioggia. Mentre la raggiungeva, notò Gaul avvicinarsi. L’Aiel era andato in avanscoperta a esplorare, e mentre il cavallo di Perrin giungeva sulla strada, lui notò che qualcuno stava cavalcando dietro Gaul verso di loro.

Era Fennel, uno dei maniscalchi che Perrin aveva mandato avanti con mastro Gill e gli altri. Perrin provò un’ondata di sollievo nel vederlo, ma fu presto seguita da preoccupazione. Dov’erano gli altri?

«Lord Perrin!» disse l’uomo, avvicinandosi. Gaul camminava al fianco del suo cavallo. Fennel era un uomo dalle spalle ampie e portava una scure da operaio dal lungo manico legata alla schiena. Odorava di sollievo. «Sia lode alla Luce. Pensavo che non sareste mai arrivati qui. Il vostro uomo ci ha detto che il salvataggio è riuscito.»

«Proprio così, Fennel» disse Perrin accigliandosi. «Dove sono gli altri?»

«Sono andati avanti, mio signore» disse Fennel, rivolgendogli un inchino dalla sella. «Io mi sono offerto volontario per rimanere indietro, per quando ci aveste raggiunto. Avevamo bisogno di spiegare, capite?»

«Spiegare?»

«Il resto di noi si è diretto verso Lugard,» spiegò Fennel «lungo la strada.»

«Cosa?» disse Perrin, frustrato. «Ho dato loro ordine di continuare verso nord!»

«Mio signore,» disse Fennel con aria imbarazzata «abbiamo incontrato dei viaggiatori provenienti da quella direzione; hanno detto che il fango aveva reso la strada verso nord quasi del tutto impraticabile per carri grandi o piccoli. Mastro Gill ha deciso che dirigersi a Caemlyn passando per Lugard sarebbe stato il modo migliore per eseguire i tuoi ordini. Spiacente, mio signore. Ecco perché uno di noi è dovuto rimanere indietro.»

Per la Luce! Non c’era da meravigliarsi che gli esploratori non avessero trovato Gill e gli altri. Erano andati nella direzione sbagliata. Be’, dopo aver arrancato nel fango per settimane lui stesso — a volte dovendo fermarsi e aspettare che passassero le tempeste — Perrin non poteva biasimarli per aver deciso di prendere la strada. Tuttavia questo non gli impediva di sentirsi frustrato.