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«Quanto siamo indietro rispetto a loro?» chiese Perrin.

«Io sono qui da cinque giorni, mio signore.»

Perciò anche Gill e gli altri erano stati rallentati. Bene, quello era già qualcosa, perlomeno.

«Va’ a prendere qualcosa da mangiare, Fennel» disse Perrin. «E grazie per essere rimasto indietro per informarmi. È stato coraggioso quello che hai fatto, aspettare da solo così a lungo.»

«Qualcuno doveva farlo, mio signore.» Esitò. «Molti temevano che tu non... be’, che le cose fossero andate storte, mio signore. Vedi, abbiamo immaginato che sareste stati più veloci di noi, dal momento che avevamo quei carretti. Ma da quello che sembra qui, avete deciso di portare l’intera città con voi!»

Non era così lontano dal vero, purtroppo. Perrin fece cenno a Fennel di andare.

«L’ho trovato a circa un’ora lungo la strada» disse Gaul piano. «Accanto a una collina che sarebbe un punto eccellente per accamparsi. Ben fornita d’acqua, con una buona visuale della zona circostante.»

Perrin annuì. Avrebbero dovuto decidere cosa fare: aspettare finché Grady e Neald avessero potuto creare grossi passaggi, seguire mastro Gill e gli altri a piedi oppure mandare molte delle persone a nord e solo pochi verso Lugard. A prescindere dalla decisione, sarebbe stato un bene accamparsi per la giornata e riordinare le idee. «Passa parola agli altri, per piacere» disse Perrin a Gaul. «Procederemo lungo la strada fino al posto che hai trovato, poi discuteremo cosa fare dopo. E chiedi a qualcuna delle Fanciulle se vogliono esplorare la strada nell’altra direzione per assicurarsi che nessuno che stia arrivando ci colga di sorpresa.»

Gaul annuì e si allontanò per passare parola. Perrin rimase seduto in sella a Resistenza, pensando. Aveva una mezza idea di mandar via Arganda e Alliandre a nordovest proprio ora, prendendo la strada per Jehannah. Ma le Fanciulle avevano individuato degli esploratori shaido che tenevano sott’occhio il suo esercito. Probabilmente erano lì per accertarsi che Perrin non fosse una minaccia, ma lo mettevano a disagio. Questi erano tempi pericolosi.

Era meglio tenere Alliandre e la sua gente con lui per ora, sia per la propria salvezza che per quella di lei, almeno finché Grady e Neald non si fossero ristabiliti. I morsi dei serpenti usciti dalla bolla di male avevano colpito loro due e Masuri — l’unica delle Aes Sedai a essere morsa — peggio degli altri.

Tuttavia, Grady stava cominciando a sembrare di nuovo in forze. Presto sarebbe stato in grado di creare un passaggio grande abbastanza perché l’esercito lo attraversasse. Allora Perrin avrebbe potuto mandare a casa Alliandre e gli uomini dei Fiumi Gemelli. Lui stesso avrebbe potuto Viaggiare da Rand, fingendo di far pace — molti pensavano ancora che lui e Rand si fossero separati in modo astioso — e allora si sarebbe finalmente sbarazzato di Berelain e delle sue Guardie Alate. Tutto sarebbe potuto tornare come doveva essere.

Volesse la Luce che tutto andasse così facilmente. Scosse il capo, scacciando i colori turbinanti e le visioni che gli apparivano davanti agli occhi ogni volta che pensava a Rand.

Lì vicino, Berelain e le sue truppe stavano marciando sulla strada, all’apparenza molto compiaciuti di raggiungere terreno solido. Quella bellissima donna dai capelli scuri indossava un elegante abito verde e una cintura di gocce di fuoco. La sua scollatura era tanto profonda da essere imbarazzante. Lui aveva cominciato a fare affidamento su di lei durante l’assenza di Faile, non appena Berelain aveva smesso di trattarlo come un cinghiale da cacciare e scuoiare.

Faile era tornata ora, e sembrava che la sua tregua con Berelain fosse finita. Come al solito, Annoura cavalcava accanto a lei, anche se non trascorreva il tempo a chiacchierare con Berelain come faceva un tempo. Perrin non aveva mai capito perché lei si fosse incontrata con il Profeta. Probabilmente non l’avrebbe mai capito, considerando quello che era successo a Masema. A un giorno di distanza da Malden, gli esploratori di Perrin si erano imbattuti in un gruppo di cadaveri che erano stati uccisi con frecce e derubati di scarpe, cinture e di qualunque oggetto di valore. Anche se i corvi avevano beccato via gli occhi, Perrin aveva fiutato l’odore di Masema attraverso la putrefazione.

Il Profeta era morto, ucciso da banditi. Be’, forse quella era una fine appropriata per lui, ma Perrin aveva comunque la sensazione di aver fallito. Rand aveva voluto che Masema fosse portato da lui. I colori turbinarono di nuovo.

A ogni modo, era il momento che Perrin tornasse da Rand. I colori vorticarono, mostrando Rand in piedi davanti a un edificio con la facciata bruciata, il suo sguardo fisso a ovest. Perrin scacciò l’immagine.

Aveva eseguito il suo compito, si era occupato del Profeta, aveva assicurato la lealtà di Alliandre. Solo che Perrin si sentiva come se ci fosse ancora qualcosa di molto sbagliato. Tastò il rompicapo del fabbro nella sua tasca. Per capire qualcosa... devi comprenderne le parti...

Fiutò Faile prima che lei lo raggiungesse, udì il suo cavallo sul terreno soffice. «E così Gill si è diretto verso Lugard?» chiese Faile fermandosi accanto a lui.

Perrin annuì.

«Questo potrebbe essere stato saggio. Forse dovremmo andare da quella parte anche noi. Quelli che si sono uniti a noi erano altri mercenari?»

«Sì.»

«Dobbiamo aver preso con noi cinquemila persone in queste ultime, poche settimane» disse lei pensierosa. «Forse di più. Strano, in questo paesaggio desolato.»

Lei era bellissima, con i suoi capelli corvini e i lineamenti decisi: un buon naso saldeano fra due occhi a mandorla. Era vestita con un abito per cavalcare color rosso vino intenso. Lui la amava con tutto il cuore e ringraziava la Luce per averla riavuta. Perché si sentiva così imbarazzato accanto a lei ora?

«Sei turbato, marito mio» osservò lei. Lo comprendeva così bene, quasi come se lei stessa potesse leggere gli odori. Pareva essere una caratteristica delle donne, però. Anche Berelain ci riusciva.

«Abbiamo radunato troppe persone» disse lui con un grugnito. «Dovrei cominciare a respingerle.»

«Sospetto che troverebbero comunque un modo per tornare dal nostro esercito.»

«Perché dovrebbero? Potrei lasciare degli ordini.»

«Non puoi dare ordini al Disegno stesso, marito mio.» Lanciò un’occhiata alla colonna di persone mentre si muovevano sulla strada.

«Cosa...» Perrin si interruppe, cogliendo quello che intendeva. «Pensi che sia dovuto a me? Al fatto che sono ta’veren

«A ogni tappa del nostro viaggio, hai ottenuto più seguaci» disse Faile. «Nonostante le nostre perdite contro gli Aiel, abbiamo lasciato Malden con una forza più numerosa di quando siamo partiti. Non hai trovato strano che così tanti ex gai’shain stiano iniziando a addestrarsi con Tam nell’uso delle armi?»

«Sono stati sottomessi troppo a lungo» disse Perrin. «Vogliono impedire che accada di nuovo.»

«E così i bottai imparano a maneggiare la spada» disse Faile «e scoprono di avere un talento per questo. Scalpellini che non avevano mai pensato di reagire agli Shaido ora si allenano con il bastone da guerra. Spade prezzolate e armigeri vengono da noi a frotte.»

«È una coincidenza.»

«Coincidenza?» Suonava divertita. «Con un ta’veren alla testa dell’esercito?»

Faile aveva ragione e, quando Perrin tacque, poté fiutare la sua soddisfazione per aver vinto quella discussione. Lui non la vedeva come una discussione, ma lei l’avrebbe considerata tale. Semmai, si sarebbe arrabbiata con lui perché non aveva alzato la voce.

«Tutto questo terminerà entro pochi giorni, Faile» disse lui. «Una volta che avremo di nuovo i passaggi, manderò queste persone ai loro rispettivi luoghi. Io non sto radunando un esercito. Sto aiutando alcuni profughi a tornare a casa.» L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano altre persone che lo chiamassero "mio signore" e si inchinassero ossequiose.