Stavolta, Androl spinse tutto il Potere che aveva nel suo flusso. Comprendeva i passaggi. Avevano senso. Forse era la sua innata passione per i viaggi, per scoprire nuovi luoghi e nuove arti.
I flussi si amalgamarono. Lui non notò nessuna delle difficoltà che Emarin aveva menzionato. Comunque, quando il familiare squarcio di luce sarebbe dovuto apparire, il flusso iniziò a sfilacciarsi. Androl cercò di aggrapparvisi, di tenerlo assieme. Per un momento, parve che avrebbe funzionato. Poi i fili scivolarono dalla sua stretta, evaporando. Il passaggio non si formò mai.
«Gli altri flussi che ho tentato funzionano tutti» disse Evin, creando un globo di luce. «Tutti quanti.»
«Solo i passaggi» disse Canler con un grugnito.
«È come,» disse Emarin «Come se qualcuno voglia tenerci qui nella Torre Nera.»
«Provateli in altri posti dentro il perimetro» disse Androl. «Ma cercate di non lasciare che nessuno di quelli leali a Taim veda cosa state facendo. Fingete di fare rilevamenti, come ha ordinato Taim.»
Gli uomini annuirono e tutti e tre si avviarono verso est. Androl lasciò la radura. Norley era in piedi accanto alla strada, guardandosi intorno per cercarlo. Il basso Cairhienese salutò con la mano e si avvicinò. Androl lo incontrò a metà strada. Norley aveva un sorriso aperto e accattivante. Nessuno sospettava mai che lui lo spiasse, qualcosa che Androl aveva messo a buon frutto.
«Hai parlato con Mezar?» chiese Androl.
«Certamente» rispose Norley. «Ho pranzato assieme a lui.» Norley salutò Mishraile nel passargli accanto mentre sovrintendeva a un gruppo di soldati che esercitavano i loro flussi. L’uomo dai capelli biondi si voltò con aria sprezzante.
«E?» chiese Androl, teso.
«Non è davvero Mezar» disse Norley. «Oh, ha la faccia di Mezar, sicuro. Ma non è lui. Posso vederlo nei suoi occhi. Il problema è che, qualunque cosa sia, ha i ricordi di Mezar. Parla proprio come lui. Ma il sorriso è sbagliato. Tutto sbagliato.»
Androl rabbrividì. «Dev’essere lui, Norley.»
«Non lo è. Ti assicuro che non lo è.»
«Ma...»
«Non lo è e basta» disse l’uomo robusto.
Androl trasse un profondo respiro. Quando Mezar era tornato pochi giorni prima — spiegando che Logain stava bene e presto tutto si sarebbe risolto con Taim — Androl aveva cominciato a sperare che ci fosse una via d’uscita da questa confusione. Ma qualcosa era sembrato sbagliato nell’uomo. Oltre a quello, il M’Hael aveva mostrato con grande ostentazione di aver accettato Mezar come un Asha’man completo; il Drago l’aveva innalzato. E ora Mezar — una volta accanitamente leale a Logain — stava trascorrendo il suo tempo con Coteren e gli altri lacchè di Taim.
«La situazione si sta facendo brutta, Androl» disse Norley piano, sorridendo e agitando la mano verso un altro gruppo di uomini che si stavano esercitando. «Direi che per noi è il momento di andarcene da qui, che sia o no contro gli ordini.»
«Non riusciremo mai a superare quei posti di guardia» disse Androl. «Taim non lascerà andare nemmeno quelle Aes Sedai; hai sentito la scenata che ha fatto quella grassoccia l’altro giorno ai cancelli. Taim raddoppia la guardia di notte e i passaggi non funzionano.»
«Be’, dobbiamo fare qualcosa, no? Voglio dire... e se avessero preso Logain? In quel caso?»
«Io...» Io non so. «Va’ a parlare agli altri che sono leali a Logain. Ho intenzione di farci trasferire a una caserma condivisa. Noi e le nostre famiglie. Diremo al M’Hael che vogliamo dare più spazio alle sue nuove reclute. Poi metteremo una sentinella di notte.»
«Sarà un po’ evidente.»
«La divisione è già evidente» disse Androl. «Va’ a farlo.»
«Certo. Ma tu cosa farai?»
Androl prese un respiro profondo. «Ci troverò degli alleati.»
Norley si allontanò sulla sinistra, ma Androl continuò lungo il sentiero, attraverso il villaggio. Pareva che sempre meno persone gli mostrassero rispetto in questi giorni. O avevano paura di farlo, oppure si erano schierate con Taim.
Gruppi di uomini in giubbe nere se ne stavano lì, osservandolo a braccia conserte. Androl cercò di non provare un brivido. Mentre camminava, notò Mezar — i capelli ingrigiti ai lati, la pelle ramata da Domanese — starsene assieme a un gruppo di lacchè. L’uomo gli sorrise. Mezar non era mai stato uno che sorrideva facilmente. Androl annuì verso di lui, incontrando i suoi occhi.
E vide quello che Norley aveva visto. C’era qualcosa di profondamente sbagliato, qualcosa di non del tutto vivo in quegli occhi. Questo non pareva un uomo, bensì una parodia di essere umano. Un’ombra ficcata dentro pelle umana.
Che la Luce ci aiuti tutti, pensò Androl, sbrigandosi a passare.
Si diresse verso il lato meridionale del villaggio, verso un gruppo di piccole capanne con pareti di legno imbiancate e tetti di paglia che dovevano essere sostituiti.
Androl esitò di fuori. Cosa stava facendo? Questo era il posto dove stavano le donne dell’Ajah Rossa. Dicevano di essere venute per vincolare gli Asha’man, ma finora non l’avevano fatto. Era evidente che si trattava di qualche sorta di stratagemma. Forse erano venute qui per trovare un modo per domarli tutti quanti.
Ma se questo fosse stato il caso, almeno poteva contare sul fatto che non fossero schierate con Taim. Quando guardavi giù per la gola di un pesce leone, la cella di un pirata non sembrava così male. Androl aveva sentito quel detto una volta mentre lavorava sulla barca di un pescatore nel Sud.
Prendendo un respiro profondo, bussò. La grassoccia Rossa rispose alla porta. Aveva il volto senza età di una Aes Sedai: non davvero giovane, ma nemmeno vecchio. Lo fissò.
«Ho sentito che vuoi lasciare la Torre Nera» disse Androl, sperando di fare la cosa giusta.
«Il vostro M’Hael ha cambiato idea?» chiese lei, speranzosa. Sorrise perfino. Qualcosa di raro per una Aes Sedai.
«No,» disse Androl «a quanto ne so vi proibisce ancora di andar via.»
Lei si accigliò. «Allora...»
Androl abbassò la voce. «Non sei la sola a cui piacerebbe lasciare questo posto, Aes Sedai.»
Lei lo guardò, il suo volto che diventava perfettamente calmo. Non si fida di me, pensò lui. Strano come la semplice mancanza di emozioni potesse trasmettere di per sé un significato.
Disperato, fece un passo avanti, posando una mano sull’intelaiatura della porta. «C’è qualcosa che non va in questo posto. Qualcosa di peggio di quanto tu comprendi. Una volta, tempo fa, uomini e donne che usavano il Potere collaboravano. Erano più forti per questo. Ti prego. Ascoltami.»
Lei rimase immobile ancora per un attimo, poi aprì del tutto la porta. «Entra, presto. Tama — la donna con cui condivido la capanna — è uscita. Dobbiamo aver finito prima che lei torni.»
Androl entrò nell’edificio. Non sapeva se stava entrando nella cella del pirata o nella bocca del pesce leone. Ma sarebbe dovuto bastare.
57
Un coniglio per cena
Mat colpì un terreno sconnesso, accecato dal lampo di luce. Imprecando, usò l’ashandarei per stabilizzarsi sul suolo molle. Odorò fogliame, terra e legno marcio. Degli insetti ronzavano nell’ombra.
Il biancore scomparve e lui si ritrovò in piedi fuori dalla Torre di Ghenjei. Quasi si era aspettato di riapparire nel Rhuidean. Pareva che la lancia lo riportasse nel suo mondo nel punto da cui era entrato. Thom sedeva per terra, puntellando Moiraine, che stava sbattendo le palpebre guardandosi attorno.
Mat si girò verso la torre e indicò all’insù. «So che state guardando!» disse eccitato. Ce l’aveva fatta. Era dannatamente riuscito a uscire vivo! «Vi ho battuto, schifosi escrementi sotto il mio stivale! Io, Matrim Cauthon, sono sopravvissuto alle vostre trappole! Ah!» Sollevò l’ashandarei sopra la testa. «E voi mi avete fornito la via d’uscita. Masticate quell’amarezza per colazione, folgorati, maledetti, bastardi mentitori!»