Gawyn continuò a cercare. Egwene era nervosa per qualcosa, lui ne era certo. Non aveva detto tutto su questi delitti. Gawyn non trovò fenditure nel tappeto o nelle mattonelle, niente tagli nei mobili della stanza angusta.
Egwene affermava che gli assassini arrivavano tramite un passaggio, ma lui non ne aveva trovato alcuna prova. Certo, lui non sapeva ancora molto dei passaggi, e si diceva che potessero essere creati staccati da terra in modo che non tagliassero nulla. Ma perché l’Ajah Nera se ne sarebbe curata? Inoltre, questa stanza era così piccola che a lui sembrava molto difficile entrare senza lasciare alcuna traccia.
«Gawyn, vieni qui» disse Sleete. L’uomo più basso era ancora in ginocchio accanto alla soglia.
Gawyn si unì a lui. Sleete mise il chiavistello più volte nel suo alloggiamento. «La porta potrebbe essere stata forzata» disse piano. «Vedi il graffio qui sul chiavistello? Puoi far scattare questo tipo di serratura facendo scivolare una punta sottile e spingendo contro il chiavistello, facendo pressione sulla maniglia. Può essere fatto in maniera molto silenziosa.»
«Perché mai l’Ajah Nera avrebbe bisogno di forzare una porta?» chiese Gawyn.
«Forse hanno Viaggiato nel corridoio, poi hanno camminato fino a vedere una luce sotto una porta» disse Sleete.
«Perché non creare un passaggio dall’altra parte?»
«Incanalare avrebbe potuto allertare la donna all’interno» disse Sleete.
«Questo è vero» disse Gawyn. Guardò verso la chiazza di sangue. La scrivania era disposta in modo che l’occupante desse le spalle alla porta. Quella disposizione fece prudere le scapole a Gawyn. Chi avrebbe messo una scrivania a quel modo? Una Aes Sedai che pensasse di essere completamente al sicuro e che voleva sedere lontano dalle distrazioni all’esterno. Le Aes Sedai, nonostante tutta la loro scaltrezza, a volte parevano avere un senso di autoconservazione notevolmente sottosviluppato.
O forse semplicemente non pensavano come soldati. I loro Custodi si occupavano di quel genere di pensieri. «Aveva un Custode?»
«No» disse Sleete. «L’ho incontrata prima. Non ne aveva uno.» Esitò. «Nessuna delle Sorelle assassinate aveva un Custode.»
Gawyn guardò Sleete con un sopracciglio sollevato.
«Ha senso» disse Sleete. «Chiunque stia commettendo questi omicidi non voleva allertare i Custodi.»
«Ma perché uccidere con un coltello?» disse Gawyn. Tutte e quattro erano state uccise a quel modo. «L’Ajah Nera non deve obbedire ai Tre Giuramenti. Avrebbero potuto usare il Potere per uccidere. Molto più diretto, più facile.»
«Ma in tal modo avrebbero corso il rischio di allertare la vittima o la gente nei paraggi» fece notare Sleete.
Un’altra buona osservazione. Eppure qualcosa in questi omicidi non sembrava tornare.
O forse si stava solo arrampicando sugli specchi, sforzandosi di trovare qualcosa che lui potesse fare per aiutare. Una parte di lui pensava che, se avesse potuto aiutare Egwene con questo, forse lei si sarebbe ammorbidita nei suoi confronti. Forse l’avrebbe perdonato per averla portata via dalla Torre durante l’attacco dei Seanchan.
Chubain entrò un momento più tardi. «Confido che vossignoria abbia avuto tempo a sufficienza» disse in tono rigido. «Il personale è qui per pulire.»
Uomo insopportabile!, pensò Gawyn. Deve proprio essere così sprezzante verso di me? Dovrei...
No. Gawyn si costrinse a mantenere sotto controllo la sua collera. Una volta non era stato così difficile.
Perché Chubain era così ostile verso di lui? Gawyn si ritrovò a domandarsi come avrebbe gestito sua madre un uomo del genere. Gawyn non pensava spesso a lei, dal momento che farlo riportava alla sua mente al’Thor. A quell’assassino era stato permesso di allontanarsi dalla Torre Bianca stessa! Egwene ce l’aveva avuto in mano e l’aveva lasciato andare.
Vero, al’Thor era il Drago Rinato. Ma nel suo cuore, Gawyn voleva incontrare al’Thor con la spada in mano e trapassarlo con l’acciaio, Drago Rinato o no.
Al’Thor ti farebbe a pezzi con l’Unico Potere, si disse. È solo un’idea sciocca, Gawyn Trakand.
Il suo odio per al’Thor continuava a ribollire comunque.
Una delle guardie di Chubain andò da lui, parlando e indicando la porta. Chubain parve irritato che loro non avessero notato la serratura forzata. La Guardia della Torre non era una forza di polizia: le Sorelle non avevano bisogno di quello, e comunque loro stesse erano più efficaci in questo genere di indagini. Ma Gawyn poteva capire che Chubain desiderava poter essere in grado di fermare gli omicidi. Proteggere la Torre e i suoi occupanti era parte del suo compito.
Perciò lui e Gawyn lavoravano per la stessa causa. Ma Chubain si comportava come se fosse una contesa personale tra loro. Anche se il suo schieramento, a tutti gli effetti, è stato sconfitto da quello di Bryne nella divisione della Torre, pensò Gawyn. E, per quanto ne sa lui, io sono uno degli uomini preferiti di Bryne.
Gawyn non era un Custode, tuttavia era un amico dell’Amyrlin. Cenava con Bryne. Come sarebbe apparso a Chubain, in particolare ora che a Gawyn era stato concesso di investigare sugli omicidi?
Luce!, pensò Gawyn mentre Chubain gli scoccava un’occhiata ostile. Pensa che io stia cercando di prendere il suo posto. Pensa che voglia essere gran capitano della Guardia della Torre!
L’idea era risibile. Gawyn sarebbe potuto essere Primo Principe della Spada — sarebbe dovuto essere Primo Principe della Spada — a capo delle armate dell’Andor e protettore della regina. Era figlio di Morgase Trakand, una delle governanti più potenti e influenti che l’Andor avesse mai conosciuto. Non aveva alcun desiderio per la posizione di quest’uomo.
A Chubain non sarebbe sembrato così. Caduto in disgrazia dal distruttivo attacco dei Seanchan, doveva avere l’impressione che la sua posizione fosse in pericolo.
«Capitano,» disse Gawyn «posso parlare con te in privato?»
Chubain guardò Gawyn con sospetto, poi annuì verso il corridoio. I due si appartarono. Dei servitori della Torre aspettavano nervosi lì fuori, pronti a pulir via il sangue.
Chubain incrociò le braccia e squadrò Gawyn. «Cos’è che vuoi da me, mio lord?»
Enfatizzava spesso il titolo. Calma, pensò Gawyn. Provava ancora la vergogna del modo prepotente in cui si era fatto strada nel campo di Bryne. Lui era migliore di così. Vivere con i Cuccioli, sopportare la confusione e poi la vergogna degli eventi relativi alla frattura della Torre lo aveva cambiato. Non poteva continuare lungo quella strada.
«Capitano,» disse Gawyn «apprezzo il fatto che mi lasciate ispezionare la stanza.»
«Non avevo molta scelta.»
«Me ne rendo conto. Ma hai comunque i miei ringraziamenti. Per me è importante che l’Amyrlin mi veda aiutare. Se trovo qualcosa che alle Sorelle è sfuggito, per me potrebbe voler dire parecchio.»
«Sì» disse Chubain, stringendo gli occhi. «Sospetto che possa essere così.»
«Forse lei mi prenderà finalmente come suo Custode.»
Chubain sbatte le palpebre. «Suo... Custode?»
«Sì. Una volta sembrava certo che avrebbe preso me, ma ora... be’, se riesco ad aiutarti con questa indagine, forse raffredderà la sua rabbia verso di me.» Sollevò una mano, stringendo la spalla di Chubain. «Ricorderò il tuo aiuto. Tu mi chiami lord, ma il mio titolo per me non ha il minimo significato ora. Tutto quello che voglio è essere il Custode di Egwene, proteggerla.»
La fronte di Chubain si corrugò. Poi lui annuì e parve rilassarsi. «Ti ho sentito parlare. Stai cercando segni di passaggi. Perché?»
«Non penso che questo sia opera dell’Ajah Nera» disse Gawyn. «Penso che possa trattarsi di un Uomo Grigio o qualche altro tipo di assassino. Un Amico delle Tenebre tra il personale della Torre, forse? Voglio dire, guarda come vengono uccise le donne. Coltelli.»