Lui si diede un contegno. Non lasciarti trasportare, si disse. «Molto bene. Allora, sugli omicidi. Ci siamo resi conto che nessuna delle donne uccise aveva un Custode.»
«Sì, mi è stato dato un rapporto su questo» disse Egwene.
«Comunque sia,» disse lui «questo porta i miei pensieri a un problema più vasto. Non abbiamo abbastanza Custodi.»
Egwene si accigliò.
«Ci stiamo preparando per l’Ultima Battaglia, Egwene» disse Gawyn. «Eppure ci sono Sorelle senza Custodi. Parecchie Sorelle. Alcune ne avevano uno, ma non ne hanno preso un altro dopo che è morto. Altre non ne hanno mai voluto uno. Non penso che tu possa permetterti questo.»
«Cosa vorresti che facessi?» disse lei, incrociando le braccia. «Che ordinassi alle donne di prendere dei Custodi?»
«Sì.»
Lei rise. «Gawyn, l’Amyrlin non ha quel genere di potere.»
«Allora fallo fare al Consiglio.»
«Tu non sai cosa stai dicendo. La scelta e il mantenimento di un Custode è una decisione molto intima e personale. Nessuna donna dovrebbe essere costretta a farlo.»
«Bene,» disse Gawyn, rifiutando di lasciarsi intimidire «la scelta di andare in guerra è molto 'personale’ e anche 'intima’... eppure in ogni territorio gli uomini sono chiamati a farlo. A volte i sentimenti non sono importanti quanto la sopravvivenza.
«I Custodi tengono in vita le Sorelle, e presto ogni Aes Sedai sarà di vitale importanza. Ci saranno legioni e legioni di Trolloc. Ogni Sorella sul campo sarà più preziosa di cento soldati, e ogni Sorella che Guarisce sarà in grado di salvare dozzine di vite. Le Aes Sedai sono risorse che appartengono all’umanità. Tu non puoi permetterti di lasciarle andare in giro indifese.»
Egwene si ritrasse, forse per il fervore delle sue parole. Poi, inaspettatamente, annuì. «Forse c’è... saggezza in quelle parole, Gawyn.»
«Portalo di fronte al Consiglio» disse Gawyn. «Al nocciolo, Egwene, una Sorella che non vincola un Custode è un atto di egoismo. Il legame rende un uomo un soldato migliore, e noi avremo bisogno di ogni vantaggio che riusciamo a trovare. Questo aiuterà anche a impedire gli omicidi.»
«Vedrò cosa si potrà fare» disse Egwene.
«Potresti farmi vedere i rapporti che stanno fornendo le Sorelle?» disse Gawyn. «Sugli omicidi, intendo?»
«Gawyn,» disse lei «ti ho concesso di essere parte dell’indagine perché pensavo che potesse essere bene avere un diverso paio d’occhi a esaminare le cose. Darti i loro rapporti non farebbe altro che influenzarti a trarre le loro stesse conclusioni.»
«Almeno dimmi questo» replicò lui. «Le Sorelle hanno sollevato la preoccupazione che questo potrebbe non essere opera dell’Ajah Nera? Che l’assassino potrebbe essere un Uomo Grigio o un Amico delle Tenebre?»
«No, non l’hanno fatto» disse Egwene «perché sappiamo che l’assassino non è uno di quei due.»
«Ma la porta della scorsa notte è stata forzata. E le donne vengono uccise con coltelli, non con l’Unico Potere. Non ci sono segni di passaggi o...»
«L’assassino ha accesso all’Unico Potere» disse Egwene, parlando con molta prudenza. «E forse non stanno usando passaggi.»
Gawyn strinse gli occhi. Queste suonavano come le parole di una donna che girava attorno al suo giuramento per non mentire. «Stai serbando dei segreti» disse lui. «Non solo verso di me. Verso l’intera Torre.»
«I segreti sono necessari a volte, Gawyn.»
«Non puoi confidarmeli?» Esitò. «Sono preoccupato che l’assassino proverà a uccidere te, Egwene. Tu non hai un Custode.»
«Senza dubbio lei verrà per me, prima o poi.» Egwene giocherellò con qualcosa sulla sua scrivania. Sembrava una cinghia di cuoio logora, del tipo usato per punire un criminale. Strano.
Lei? «Per favore, Egwene» disse lui. «Cosa sta succedendo?»
Lei lo squadrò, poi sospirò. «Molto bene. Ho detto questo alle donne incaricate dell’indagine. Forse dovrei dirlo anche a te. Una dei Reietti è nella Torre Bianca.»
Gawyn abbassò la mano sulla sua spada. «Cosa? Dove! Ce l’hai prigioniera?»
«No» disse Egwene. «Lei è l’assassina.»
«Tu sai questo?»
«So che Mesaana è qui; ho sognato che è vero. Si nasconde fra noi. Ora, quattro Aes Sedai, morte? È lei, Gawyn. È l’unica cosa sensata.»
Gawyn evitò di fare domande. Sapeva molto poco del Sognare, ma era a conoscenza che lei aveva quel Talento. Si diceva che fosse come la Predizione.
«Non l’ho detto all’intera Torre» continuò Egwene. «Sono preoccupata che, se sapessero che una delle Sorelle attorno a loro è in segreto una dei Reietti, questo ci dividerebbe tutte di nuovo, come sotto Elaida. Saremmo sospettose l’una dell’altra.
«Va già abbastanza male ora, con loro che pensano che delle Sorelle Nere stiano Viaggiando dentro per commettere omicidi, ma almeno non le rende sospettose l’una dell’altra. E forse Mesaana penserà che io non sono al corrente di lei. Ma ecco, questo è il segreto che imploravi di sapere. Non è una Sorella Nera quella a cui diamo la caccia, bensì una dei Reietti.»
Era scoraggiante da considerare... ma non più del Drago Rinato che calcava la terra. Luce, una Reietta nella Torre sembrava più plausibile di Egwene come Amyrlin Seat! «Ce ne occuperemo» disse lui, suonando più fiducioso di quanto si sentiva.
«Ho delle Sorelle che stanno facendo ricerche sulle storie di tutte nella Torre» disse Egwene. «E altre sono in allerta per notare parole o azioni sospette. La troveremo. Ma non vedo come possiamo rendere le donne più sicure senza suscitare un panico ancora più pericoloso.»
«Custodi» disse Gawyn con decisione.
«Ci penserò su, Gawyn. Per ora, ho bisogno di qualcosa da te.»
«Se è in mio potere, Egwene.» Fece un passo verso di lei. «Lo sai.»
«Ma davvero?» chiese lei in tono asciutto. «Molto bene. Voglio che tu smetta di fare la guardia alla mia porta di notte.»
«Cosa? Egwene, no!»
Lei scosse il capo. «Vedi? La tua prima reazione è sfidarmi.»
«È dovere di un Custode esprimere una critica, in privato, dove la sua Aes Sedai è coinvolta!» Era quello che gli aveva insegnato Hammar.
«Tu non sei il mio Custode, Gawyn.»
Questo lo lasciò di sasso.
«Inoltre,» disse Egwene «non potresti fare molto per fermare una dei Reietti. Questa battaglia sarà combattuta da Sorelle, e io sono molto attenta con le protezioni che metto. Voglio che i miei alloggi sembrino invitanti. Se tenta di attaccarmi, forse posso sorprenderla con un’imboscata.»
«Usare te stessa come esca?» Gawyn riuscì a malapena a tirar fuori le parole. «Egwene, questa è follia!»
«No. È disperazione. Gawyn, donne di cui sono responsabile stanno morendo. Assassinate nella notte, in un momento in cui tu stesso hai detto che avremo bisogno di ogni donna.»
Per la prima volta, la sua maschera lasciò trasparire fatica, una stanchezza nel tono e un lieve afflosciarsi delle spalle. Incrociò le mani di fronte a sé, sembrando tutt’a un tratto esausta.
«Ho delle Sorelle che stanno cercando tutto quanto possiamo su Mesaana» continuò Egwene. «Lei non è un guerriero, Gawyn. E un amministratore, una persona che pianifica. Se posso affrontarla, posso sconfiggerla. Ma prima noi dobbiamo trovarla. Espormi è solo uno dei miei piani... e tu hai ragione, è pericoloso. Ma le mie precauzioni sono state ampie.»
«Non mi piace affatto.»
«La tua approvazione non è richiesta.» Lei lo fissò. «Dovrai fidarti di me.»
«Io mi fido di te» disse lui.
«Tutto quello che chiedo è che per una volta tu lo dimostri.»
Gawyn digrignò i denti. Poi le rivolse un inchino e lasciò lo studio, cercando — senza successo — di non far sbattere la porta troppo forte quando la chiuse. Silviana gli scoccò un’occhiata di disapprovazione quando le passò davanti.