Graendal riusciva vagamente a ricordare com’era stato intraprendere quei primi passi verso l’Ombra. Aveva mai provato quello sciocco dolore? Sì, purtroppo. Non era successo a tutti i Prescelti. Semirhage era stata corrotta fino al midollo fin dall’inizio. Ma altri avevano preso strade differenti per l’Ombra, incluso Ishamael.
Lei poteva vedere i ricordi, così distanti, negli occhi di Moridin. Una volta non era stata certa di chi fosse quest’uomo, ma adesso lo era. Il volto era differente, ma l’anima era la stessa. Sì, lui sapeva con esattezza cosa stava provando al’Thor.
«Tu mi hai detto di causargli dolore» disse Graendal. «Tu mi hai detto di provocargli angoscia. Questo era il modo migliore. Aran’gar mi ha aiutato, anche se non è fuggita quando l’ho suggerito. Quella ha sempre affrontato i suoi problemi in maniera troppo aggressiva. Ma sono certa che il Signore Supremo può trovare altri strumenti. Abbiamo corso un rischio, e non è stato senza un prezzo. Ma il guadagno... Oltre a questo, Lews Therin ora pensa che io sia morta. Questo è un grosso vantaggio.»
Graendal sorrise. Non troppo piacere. Solo un po’ di soddisfazione. Moridin si accigliò, poi esitò, guardando di lato. Verso il nulla. «Ti lascerò senza punizione, per ora» disse infine, anche se non ne suonava lieto.
Quella era stata una comunicazione direttamente dal Signore Supremo? Per quanto ne sapeva lei, tutti i Prescelti in quest’Epoca erano andati da lui a Shayol Ghul per ricevere i loro ordini. O almeno avevano dovuto sopportare una visita da parte di quell’orribile creatura nota come Shaidar Haran. Ora pareva che il Signore Supremo stesse parlando al Nae’blis direttamente. Interessante. E preoccupante.
Significava che la fine era molto vicina. Non sarebbe rimasto molto tempo per posizionarsi. Lei avrebbe fatto in modo di diventare Nae’blis e governare questo mondo come suo una volta che l’Ultima Battaglia fosse terminata.
«Penso» disse Graendal «che dovrei...»
«Tu devi stare lontano da al’Thor» disse Moridin. «Non sei da punire, ma non vedo nemmeno motivo per elogiarti. Sì, al’Thor può essere stato ferito, ma hai comunque mandato all’aria il tuo piano, costandoci uno strumento utile.»
«Ma certo» disse Graendal in tono pacato. «Servirò come compiace al Signore Supremo. Non avevo comunque intenzione di suggerire che io muovessi contro al’Thor. Lui mi ritiene morta, perciò è meglio lasciare che rimanga nella sua ignoranza mentre io lavoro altrove, per ora.»
«Altrove?»
Graendal aveva bisogno di una vittoria, una decisiva. Vagliò i diversi piani che aveva escogitato, selezionando quelli che era più probabile che andassero a buon fine. Non poteva muovere contro al’Thor? Molto bene. Avrebbe portato al Signore Supremo qualcosa che aveva desiderato da lungo tempo.
«Perrin Aybara» disse Graendal. Si sentiva esposta, dovendo rivelare le sue intenzioni a Moridin. Preferiva mantenere i suoi piani per sé. Comunque, dubitava che avrebbe potuto lasciare questo incontro senza dirglielo. «Ti porterò la sua testa.»
Moridin si voltò verso il fuoco, serrando le mani dietro la schiena. Osservò le fiamme.
Con sua sorpresa, lei avvertì del sudore colarle dalla fronte. Cosa? Lei era capace di evitare caldo e freddo. Cosa c’era che non andava? Manteneva la sua concentrazione... non funzionava e basta. Non qui. Non vicino a lui.
Questo la turbava profondamente.
«Lui è importante» disse Graendal. «Le profezie...»
«Conosco le profezie» disse Moridin piano. Non si voltò. «Come lo faresti?»
«Le mie spie hanno individuato il suo esercito» disse Graendal. «Ho già in moto alcuni piani che lo riguardano, per ogni eventualità. Mantengo il gruppo di Progenie dell’Ombra che mi è stato dato per provocare il caos e ho pronta una trappola. Se perderà Aybara, al’Thor sarà spezzato, devastato.»
«Farà più di questo» disse Moridin piano. «Ma tu non ci riuscirai mai. I suoi uomini hanno passaggi. Ti sfuggirà.»
«Io...»
«Lui ti sfuggirà» disse Moridin piano.
Il sudore le colò giù per la guancia, poi sul mento. Se lo asciugò con noncuranza, ma la sua fronte continuò a imperlarsi.
«Vieni» disse Moridin, allontanandosi a grandi passi dal focolare, diretto al corridoio di fuori.
Graendal lo seguì, curiosa ma spaventata. Moridin la condusse a una porta vicina, posta nelle stesse mura di pietra nera. La aprì con una spinta.
Graendal lo seguì dentro. La stanza angusta era fiancheggiata da scaffali. E su di essi c’erano dozzine — forse centinaia — di oggetti di Potere. Per l’oscurità, pensò lei. Dove ne ha presi così tanti?
Moridin procedette fino al termine della stanza, dove passò in rassegna degli oggetti su uno scaffale. Graendal entrò, impressionata. «Quella è una lancia fulminante?» chiese, indicando un pezzo di metallo lungo e sottile. «Tre verghe vincolanti? Un rema’kar? Quei pezzi di un...»
«Non ha importanza» disse lui, selezionando un oggetto.
«Se solo potessi...»
«Sei vicina al perdere favore, Graendal» disse lui, voltandosi e impugnando un lungo pezzo di metallo simile a un grosso chiodo, argenteo e sormontato da una grossa testa di metallo con un intarsio dorato. «Ho trovato solo due di questi. L’altro sta venendo messo a frutto. Tu puoi usare questo.»
«Un onirichiodo?» disse lei, sgranando gli occhi. Cosa avrebbe dato per avere uno di questi! «Ne hai trovati due?»
Lui picchiettò la sommità dell’onirichiodo e questo scomparve dalla sua mano. «Saprai dove trovarlo?»
«Sì» disse lei, sempre più bramosa. Questo era un oggetto di enorme Potere. Utile in molti modi diversi.
Moridin venne avanti, intrappolando gli occhi di Graendal nei suoi. «Graendal» disse piano, in tono pericoloso. «Io conosco la chiave per questo. Non sarà usato contro di me, o altri dei Prescelti. Il Signore Supremo saprà se lo farai. Non desidero che tu indulga ulteriormente nella tua apparente abitudine, non finché Aybara non sarà morto.»
«Io... sì, ma certo.» Tutt’a un tratto sentì freddo. Come poteva sentire freddo qui? E mentre stava ancora sudando?
«Aybara può muoversi nel Mondo dei Sogni» disse Moridin. «Ti presterò un altro strumento, l’uomo con due anime. Ma lui è mio, proprio come il chiodo è mio. Proprio come tu sei mia. Capisci?»
Lei annuì. Non poteva farne a meno. Pareva che la stanza fosse diventata più buia. Quella sua voce... suonava, solo vagamente, come quella del Signore Supremo.
«Lascia che ti dica questo, però» continuò Moridin, protendendo la mano destra e avvolgendogliela attorno al mento. «Se avrai successo, il Signore Supremo sarà compiaciuto. Molto compiaciuto. Di quello che ti è stato concesso in scarsità sarai ricoperta nella gloria.»
Graendal si umettò labbra asciutte. Di fronte a lei, l’espressione di Moridin si fece distante.
«Moridin?» chiese con esitazione.
Lui la ignorò, lasciandole andare il mento e dirigendosi all’altro capo della stanza. Da un tavolo, prese un tomo voluminoso avvolto in una pelle marroncino pallido. Lo sfogliò fino a una certa pagina e lo studiò per un momento. Poi le fece cenno di avvicinarsi.
Lei lo fece, cauta. Quando lesse cosa c’era sulla pagina, si ritrovò sconcertata.
Per l’oscurità! «Cos’è questo libro?» riuscì infine a dire Graendal. «Da dove vengono queste profezie?»
«Mi sono note da lungo tempo» disse Moridin piano, ancora studiando il libro. «Ma non a molti altri, nemmeno ai Prescelti. Le donne e gli uomini che hanno pronunciato queste sono stati isolati e tenuti segregati. La Luce non deve mai sapere di queste parole. Noi sappiamo delle loro profezie, ma loro non sapranno mai di tutte le nostre.»
«Ma questo...» disse lei, rileggendo il passaggio. «Questo dice che Aybara morirà.»