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Continuò a raccogliere tazze. Forse avrebbe dovuto fare la cosa più nobile e uccidersi. Se dei nemici del trono avessero scoperto chi era, avrebbero potuto usarla contro Elayne, allo stesso modo in cui avrebbero fatto i Manti Bianchi. Ma per ora lei non era una minaccia. Inoltre era fiduciosa che Elayne non avrebbe messo a repentaglio la sicurezza dell’Andor, nemmeno per salvare sua madre.

Perrin congedò i partecipanti e diede alcune istruzioni basilari per l’accampamento serale. Morgase si inginocchiò, usando uno straccio per pulire della terra dal lato di una tazza che era rotolata via. Niall le aveva detto che Gaebril era morto e che al’Thor controllava Caemlyn. Ciò avrebbe indotto Elayne a tornare, giusto? Era regina? Le Casate l’avevano sostenuta oppure avevano agito contro di lei a causa di quello che Morgase aveva fatto?

Il gruppo di esplorazione avrebbe potuto portare notizie che Morgase bramava. Avrebbe dovuto trovare un modo per essere presente a ogni incontro in cui avessero discusso i loro rapporti, forse offrendosi per servire il tè. Più migliorava nel suo lavoro come cameriera di Faile, più sarebbe stata in grado di essere vicina a eventi importanti.

Mentre le Sapienti si allontanavano dalla tenda, Morgase notò qualcuno fuori. Tallanvor, rispettoso come sempre. Alto, largo di spalle, portava la sua spada in vita e un’espressione di esplicita preoccupazione negli occhi.

L’aveva seguita praticamente senza sosta da Malden e, per quanto lei si fosse lamentata che fosse fuori luogo, la cosa non le dispiaceva. Dopo due mesi separati, voleva cogliere ogni opportunità per stare assieme. Guardando in quei suoi bellissimi occhi giovani, lei non poteva contemplare l’idea del suicidio, nemmeno per il bene dell’Andor. Si sentiva una sciocca per questo. Il suo cuore non l’aveva già cacciata in abbastanza guai?

Malden l’aveva cambiata, però. Le era mancato tantissimo Tallanvor. E poi lui era venuto a salvarla, quando non avrebbe dovuto rischiare la propria vita a quel modo. Era più devoto a lei che all’Andor stesso. E, per qualche ragione, questo era esattamente ciò di cui lei aveva bisogno. Iniziò a dirigersi verso di lui, tenendo in equilibrio otto tazze nell’incavo del braccio mentre portava i piattini in mano.

«Maighdin» disse Perrin mentre stava uscendo dalla tenda. Lei esitò, voltandosi. Tutti tranne Perrin e sua moglie si erano ritirati.

«Torna qui, per favore» disse Perrin. «E Tallanvor, puoi entrare anche tu. Riesco a vederti appostato là fuori. Davvero. Non è che qualcuno possa calare su di noi e rapirla mentre si trova in una tenda piena di Sapienti e Aes Sedai!»

Morgase sollevò un sopracciglio. Da quello che aveva visto, Perrin stesso di recente aveva seguito Faile in giro quasi altrettanto.

Tallanvor le rivolse un sorriso mentre entrava. Le prese alcune delle tazze dal braccio, poi entrambi si presentarono davanti a Perrin. Tallanvor si inchinò formalmente, cosa che provocò in Morgase una punta di irritazione. Lui era ancora un membro della Guardia della regina... l’unico membro reale, a quanto ne sapeva lei. Non si sarebbe dovuto inchinare a questo contadinotto arricchito.

«Mi è stato dato un suggerimento all’inizio, quando vi siete uniti a noi» disse Perrin in tono burbero. «Be’, penso che sia ora di accettarlo. Di recente, voi due siete come dei giovani di villaggi diversi, che si struggono l’uno per l’altra nelle ore prima della fine del Giorno del Sole. E ormai ora che vi sposiate. Potremmo farlo fare ad Alliandre, oppure potrei farlo io. Avete qualche tradizione da seguire?»

Morgase sbatté le palpebre dalla sorpresa. Maledizione a Faile per aver messo quell’idea nella testa di Perrin! Morgase provò un panico improvviso, anche se Tallanvor le lanciò un’occhiata interrogativa.

«Andate a cambiarvi in qualcosa di più elegante, se volete» disse Perrin. «Radunate tutti quelli che volete che assistano e tornate qui tra un’ora. Poi la faremo finita con questa sciocchezza.»

Morgase sentì il proprio volto avvampare di rabbia. Sciocchezza? Come osava! E in un modo del genere! Congedarla come una bambina, come se il suo sentimento — il suo amore — per lui fosse soltanto una seccatura?

Lui stava riarrotolando la mappa, ma poi Faile gli mise la mano sul braccio e Perrin alzò lo sguardo, notando che i suoi ordini non erano stati eseguiti.

«Ebbene?» chiese Perrin.

«No» disse Morgase. Mantenne il suo sguardo su Perrin; non voleva vedere l’inevitabile delusione e il rifiuto sulla faccia di Tallanvor.

«Cosa?» domandò Perrin.

«No, Perrin Aybara» disse Morgase. «Io non tornerò qui tra un’ora per essere sposata.»

«Ma...»

«Se vuoi che ti sia servito il tè, o che la tua tenda venga pulita, oppure far imballare qualcosa, allora mandami a chiamare. Se desideri che ti vengano lavati i vestiti, io obbedirò. Ma non sono la tua serva, Perrin Aybara; non sono una tua suddita. Io sono leale alla regina dell’Andor. Tu non hai l’autorità per darmi questo genere di comando.»

«Io...»

«Insomma, la regina stessa non pretenderebbe questo! Costringere due persone a sposarsi perché sei stanco del modo in cui si guardano? Come due segugi che intendi far accoppiare per poi vendere i cuccioli?»

«Non lo intendevo in questo modo.»

«L’hai detto comunque. Inoltre, come puoi essere sicuro delle intenzioni del giovane uomo? Gli hai parlato, gliel’hai chiesto, lo hai interrogato come dovrebbe fare un lord in una faccenda come questa?»

«Ma Maighdin» disse Perrin. «Lui tiene a te. Avresti dovuto vedere come si comportava quando sei stata catturata. Luce, donna, è evidente!»

«Le faccende del cuore non sono mai evidenti.» Ergendosi nella sua piena altezza, quasi si sentì di nuovo come una regina. «Se sceglierò di sposare un uomo, prenderò quella decisione da me. Per essere un uomo che afferma che non gli piace essere al comando, di certo ami molto dare ordini. Come puoi essere sicuro che io voglia l’affetto di questo giovane uomo? Conosci i miei sentimenti?»

Da un lato, Tallanvor si irrigidì. Poi si inchinò formalmente a Perrin e uscì dalla tenda. Era un tipo emotivo. Be’, era necessario che sapesse che lei non si sarebbe fatta comandare da chicchessia. Non più. Prima Gaebril, poi Valda, e ora Perrin Aybara? Per Tallanvor non sarebbe stato un bene ricevere una donna che lo sposava solo perché le veniva detto di farlo.

Morgase valutò Perrin, che stava arrossendo. Ammorbidì il suo tono. «Sei ancora giovane per questo, perciò ti darò un consiglio. Ci sono alcune cose in cui un lord dovrebbe essere coinvolto, ma altre dovrebbe sempre lasciarle stare. Apprenderai la differenza con la pratica, ma gentilmente astieniti dall’avanzare pretese come questa almeno finché non ti sei consigliato con tua moglie.»

Detto questo, gli rivolse una riverenza — ancora portando le tazze da tè — e si ritirò. Non avrebbe dovuto parlargli a quel modo. Be’, lui non avrebbe dovuto dare un ordine come quello! Pareva che rimanesse qualche scintilla in lei, dopotutto. Non si era sentita così sicura o decisa fin da quando... be’, fin da prima dell’arrivo di Gaebril a Caemlyn! Anche se ora avrebbe dovuto trovare Tallanvor e placare il suo orgoglio.

Riportò le tazze alla più vicina postazione di lavaggio, poi attraversò il campo in cerca di Tallanvor. Attorno a lei, servitori e operai erano indaffarati per i loro compiti. Molti degli ex gai’shain si comportavano ancora come se fossero tra gli Shaido, profondendosi in inchini quando chiunque soltanto li guardava. Quelli da Cairhien erano i peggiori: erano stati trattenuti più a lungo, e gli Aiel erano molto bravi nell’impartire lezioni.