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Ellorien era una delle ultime oppositrici che protestavano contro il governo di Elayne, ed era la più problematica, tranne forse per Jarid Sarand. Questi mesi segnavano l’inizio di un lungo periodo di prova per Elayne. Che posizione avrebbe assunto su certe questioni? Quanto facilmente poteva essere influenzata? Quanto aveva preso da sua madre?

Dovevano sapere che lei non si sarebbe lasciata intimidire facilmente. Ma la sfortunata verità era che lei si trovava in cima a un trespolo precario fatto di tazze di tè impilate alte. Ciascuna di quelle tazze era una Casata andorana; alcune l’avevano sostenuta volentieri, altre di malavoglia. Pochissime di esse erano forti quanto a lei sarebbe piaciuto.

«Delle prigioniere nobili sono una risorsa» disse Elayne. «Dovrebbero essere viste come tale.»

Dyelin annuì. La nobildonna aveva un suo modo di pungolare Elayne, indirizzandola a giungere alle risposte che entrambe sapevano che lei doveva trovare. «Una risorsa non vale nulla se prima o poi non può essere spesa» osservò Dyelin. Teneva in mano una coppa di vino. Dannata donna.

«Sì,» disse Elayne «ma vendere una risorsa a poco prezzo darebbe adito a una reputazione di trascuratezza.»

«A meno che tu non venda qualcosa appena prima che il suo valore precipiti» disse Dyelin. «Parecchi mercanti sono stati definiti sciocchi per aver venduto pepe dei ghiacci a un prezzo scontato, solo per essere chiamati saggi quando i prezzi sono calati ancora di più.»

«E queste prigioniere? Prevedi che il loro valore scenderà presto?»

«Le loro Casate sono state compromesse» disse Dyelin. «Quanto più forte diventa la tua posizione, Elayne, tanto meno preziosi diventano questi prigionieri politici. Non dovresti gettare via il vantaggio, ma non dovresti nemmeno rinchiuderlo finché a nessuno importerà più nulla.»

«Potresti giustiziarle» disse Birgitte.

Entrambe la fissarono.

«Cosa?» disse Birgitte. «E quello che si meritano, e stabilirebbe una reputazione di rigore.»

«Non è giusto» disse Elayne. «Non dovrebbero essere uccise per aver sostenuto qualcun altro per il trono. Non può esserci tradimento quando non c’è nessuna regina.»

«Dunque i nostri soldati possono morire, ma i nobili la fanno dannatamente franca?» chiese Birgitte. Poi sollevò una mano prima che Elayne potesse protestare. «Risparmiami la lezione, Elayne. Io capisco. Non sono d’accordo, ma capisco. È sempre stato così.»

Elayne ricominciò a camminare su e giù. Ma si fermò per calpestare la proposta di Ellorien mentre passava. A quel gesto Birgitte roteò gli occhi, ma la fece sentire bene. La 'proposta’ era una lista di vuote promesse che si concludeva con una richiesta che Elayne liberasse le prigioniere per "il bene dell’Andor". Ellorien affermava che, dal momento che le prigioniere non avevano fondi, la Corona avrebbe dovuto perdonarle e lasciarle andare per aiutare a ricostruire.

A dire la verità, Elayne aveva preso in considerazione di farlo. Ma se le avesse liberate ora, quelle tre avrebbero visto Ellorien come la loro salvatrice! Qualunque gratitudine Elayne avesse potuto ottenere sarebbe andata invece alla sua rivale. Sangue e maledette ceneri!

«Le Cercavento stanno cominciando a chiedere della terra che tu hai promesso loro» fece notare Dyelin.

«Già?»

La donna più anziana annuì. «La richiesta mi turba ancora. Perché vogliono una striscia di terra come quella?»

«Se la sono guadagnata» disse Elayne.

«Forse. Anche se questo significa che tu sei la prima regina da cinque generazioni a cedere una porzione dell’Andor — non importa quanto piccola — a un’entità straniera.»

Elayne trasse un profondo respiro e stranamente si trovò più calma. Maledetti sbalzi di umore! Melfane non aveva promesso che sarebbero diventati meno pronunciati col progredire della gravidanza? Eppure a volte si sentiva ancora le emozioni che rimbalzavano attorno come una palla in un gioco per bambini.

Elayne si ricompose e si mise a sedere. «Non posso permettere questo. Le Casate stanno ancora cercando delle opportunità per dare delle spallate e arrivare al potere.»

«Tu staresti facendo lo stesso al posto loro, scommetto» disse Dyelin.

«Non se sapessi che l’Ultima Battaglia si sta avvicinando» sbottò Elayne. «Abbiamo bisogno di qualcosa che indirizzi i nobili verso faccende più importanti. Qualcosa per unificarli dietro di me, o perlomeno convincerli che con me non possono giocare.»

«E tu disponi di un mezzo per ottenere questo?» domandò Dyelin.

«Sì» disse Elayne, lanciando un’occhiata a est. «È il momento di prendere Cairhien.»

Birgitte si strozzò sommessamente col suo tè. Dyelin si limitò a sollevare un sopracciglio. «Una mossa audace.»

«Audace?» chiese Birgitte, asciugandosi il mento. «È dannatamente folle. Elayne, hai a malapena il controllo dell’Andor.»

«Questo rende il tempismo ancora migliore» disse Elayne. «Abbiamo lo slancio. Inoltre, se ci muoviamo per prendere Cairhien ora, mostrerà che intendo essere qualcosa di più di una regina tronfia e smorfiosa.»

«Dubito che qualcuno si aspetti questo da te» disse Birgitte. «Se lo facessero, probabilmente è perché hanno preso troppi colpi in testa durante i combattimenti.»

«Birgitte ha ragione, nonostante il paragone rozzo» convenne Dyelin. Lanciò un’occhiata a Birgitte, ed Elayne poté percepire una punta di antipatia attraverso il legame. Luce! Cosa ci sarebbe voluto per far andare d’accordo quelle due? «Nessuno dubita della tua forza come regina, Elayne. Questo non impedirà agli altri di accaparrarsi quanto potere possono; sanno che è improbabile che potranno ottenerlo in seguito.»

«Io non ho quindici anni per stabilizzare il mio regno come mia madre» disse Elayne. «Ascoltate, sappiamo tutti quello che Rand continuava a dire su di me e sul prendere il Trono del Sole. Un sovrintendente governa lì ora e, dopo quello che è successo a Colavaere, nessuno osa disobbedire agli editti di Rand.»

«Prendendo quel trono» disse Dyelin «rischi di far sembrare come se stessi lasciando che sia al’Thor a consegnartelo.»

«E allora?» disse Elayne. «Ho dovuto prendere l’Andor con le mie forze, ma non c’è nulla di sbagliato nell’accettare Cairhien in dono da lui. Sono stati i suoi Aiel a liberarla. Faremmo un favore ai Cairhienesi impedendo una Successione caotica. La mia rivendicazione al trono è forte, almeno quanto quella di chiunque altro, e quelli leali a Rand mi spalleggeranno.»

«E non rischi di esporti troppo?»

«Forse,» disse Elayne «ma penso che il rischio valga la pena. Con una sola mossa, potrei diventare uno dei monarchi più potenti dal tempo di Artur Hawkwing.»

Ulteriori discussioni vennero interrotte da un cortese bussare alla porta. Elayne lanciò un’occhiata a Dyelin, e l’espressione pensierosa della donna stava a significare che stava riflettendo su quello che Elayne aveva detto. Be’, Elayne avrebbe rivendicato il Trono del Sole, con o senza l’approvazione di Dyelin. Quella donna stava diventando sempre più utile a Elayne come consigliera — che fosse lodata la Luce che Dyelin non avesse voluto il trono per sé stessa! — ma una regina non poteva permettersi di cadere nella trappola di affidarsi troppo a una persona.

Birgitte aprì la porta, lasciando entrare mastro Norry. Quell’uomo così simile a una cicogna era vestito in rosso e bianco, il suo volto lungo fosco come al solito. Portava la sua cartellina di cuoio sottobraccio, ed Elayne represse un gemito. «Pensavo che avessimo finito per oggi.»

«Lo pensavo anch’io, maestà» disse. «Ma sono sorte diverse nuove questioni. Pensavo che potessero essere... mmm... interessanti per te.»

«Cosa intendi?»

«Be’, maestà,» disse Norry «sai che non sono... particolarmente amante di certi tipi di lavoro. Ma alla luce di recenti aggiunte al mio personale, ho avuto motivo di espandere le mie attenzioni.»