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«Hai intenzione di avvalerti di loro, vero?» disse Birgitte, squadrandola per capire cosa avesse in mente.

«Ma certo» disse Elayne. «E, da quello che ricordo che diceva Mat, ha parecchi Cairhienesi nella Banda. Sono nativi di lì. Se arrivo con quella fetta della Banda come parte del mio esercito, forse la transizione sarà più facile.»

«Dunque intendi davvero andare fino in fondo con questo?» chiese Dyelin. «Prendere il Trono del Sole? Ora?»

«Il mondo ha bisogno di unità» disse Elayne, alzandosi in piedi. «Con Cairhien, posso cominciare a saldarci tutti quanti assieme. Rand controlla già Illian e Tear, e ha legami con gli Aiel. Siamo tutti connessi.»

Lanciò un’occhiata verso ovest, dove poteva percepire quel groviglio di emozioni che era Rand. L’unica cosa che avvertiva da lui in questi giorni era una fredda rabbia, sepolta in profondità. Era nell’Arad Doman?

Elayne lo amava. Ma non intendeva lasciare che l’Andor diventasse semplicemente un’altra parte dell’impero del Drago. Inoltre, se Randfosse morto a Shayol Ghul, chi avrebbe governato quell’impero? Sarebbe potuto andare in pezzi, ma lei era preoccupata che qualcuno — Darlin, forse — sarebbe stato abbastanza forte da tenerlo assieme. In tal caso, l’Andor sarebbe stato da solo tra un aggressivo impero seanchan a sudovest, il successore di Rand a nordovest e a sudest, e gli uomini delle Marche di Confine uniti assieme nel nord e nel nordest.

Non poteva lasciare che ciò accadesse. La donna in lei rabbrividiva al pensiero di fare progetti in seguito alla morte di Rand, ma la regina non poteva essere così schizzinosa. Il mondo stava cambiando.

«Mi rendo conto che sarà difficile amministrare due nazioni» disse Elayne. «Ma io devo avere Cairhien. Per il bene di entrambi i troni.»

Si voltò e incontrò gli occhi di Dyelin, e la donna più anziana annuì lentamente. «Sembra che tu sia decisa.»

«Lo sono» disse Elayne. «Ma sento di aver bisogno di un uso affidabile del Viaggiare per poterci riuscire. Organizziamo un incontro tra me, Sumeko e Alise. Dobbiamo discutere il futuro della Famiglia.»

12

Una boccetta di inchiostro vuota

Min sedeva sul davanzale di una finestra nella Pietra di Tear, godendosi il caldo.

La brezza pomeridiana era rinfrescante, carica com’era di umidità e degli odori della città sottostante. I Tarenesi chiamavano quel clima 'gelido’, cosa che faceva sorridere Min. In che modo questa gente avrebbe reagito a un bell’inverno andorano, con neve impilata sui lati dell’edificio e ghiaccioli che pendevano dai cornicioni?

Tutto quello che si poteva dire sul tempo di recente era che era meno soffocante del solito. Il caldo che Min si stava godendo, però, non aveva nulla a che fare con la calura nell’aria.

La luce del sole splendeva sulla città. Nei cortili della Pietra, Difensori con le loro maniche e brache a strisce continuavano a fermarsi e a guardare verso il cielo limpido. Le nubi erano ancora in agguato all’orizzonte, ma si erano spezzate attorno alla città in un anello innaturale. Perfettamente circolare.

Il calore che Min avvertiva non era causato dalla luce del sole.

«Come puoi startene semplicemente seduta lì?» domandò Nynaeve.

Min voltò la testa. La finestra era spalancata e le pareti della Pietra erano spesse. Min sedeva sul davanzale con le ginocchia piegate, i suoi piedi nudi che toccavano il muro dall’altra parte. I suoi stivali e le calze giacevano sul pavimento accanto a una pila di libri.

Nynaeve camminava su e giù per la stanza. La Pietra di Tear aveva resistito ad assedi e tempeste, guerre e devastazioni, ma Min si domandava se fosse mai sopravvissuta a qualcosa di simile a Nynaeve al’Meara in collera. L’Aes Sedai dai capelli scuri aveva trascorso gli ultimi tre giorni a muoversi per i corridoi come una crepitante nube temporalesca, intimidendo Difensori e terrorizzando servi.

«Tre giorni» disse Nynaeve. «È da tre giorni che è scomparso! L’Ultima Battaglia incombe e il Drago Rinato è scomparso.»

«Non è scomparso» disse Min piano. «Rand sa dove si trova.»

«Lo sai anche tu» disse Nynaeve, la sua voce brusca.

«Non ti condurrò da lui, Nynaeve.»

«E perché no? Di sicuro non puoi...»

«Ha bisogno di stare da solo.»

Nynaeve si fermò. Si diresse al tavolo all’angolo e si versò una tazza di Tremalking nero freddo. Tè freddo. Sembrava così strano. Il tè era fatto per riscaldare durante giornate fredde.

Min voltò i suoi occhi di nuovo verso nord, nella foschia distante oppressa dalle nuvole. Da quanto riusciva a determinare attraverso il legame, stava guardando dritto verso di lui. Era nell’Andor, forse? O nelle Marche di Confine? Sulle prime era stata tentata di usare il legame per cercarlo, quando lui aveva provato quella terribile sofferenza. Dolore più profondo delle ferite al suo fianco. Sofferenza, rabbia e disperazione. In quei momenti, Rand era sembrato più pericoloso che mai prima di allora. Nemmeno quella notte — quando si era inginocchiato sopra di lei, strangolandola con la sua unica mano — era stato così spaventoso.

E poi...

Min sorrise. E poi era giunto il calore. Si era irradiato dal legame come il conforto di un focolare in inverno. Stava succedendo qualcosa di meraviglioso, qualcosa che lei aveva atteso senza saperlo.

«Andrà tutto bene, Nynaeve» disse.

«Come puoi dirlo?» La donna prese un sorso del suo tè. «Non ha distrutto Ebou Dar, ma questo non significa che non sia pericoloso. Hai sentito cos’ha quasi fatto a Tam. Il suo stesso padre, Min.»

«Un uomo non dovrebbe essere condannato per quello che ha 'quasi’ fatto, Nynaeve. Si è fermato.»

«Non si è fermato a Collina di Natrin.»

«Quello era necessario.»

«Non la pensavi così quando è successo.»

Min prese un profondo respiro. Nynaeve l’aveva spronata a delle discussioni, di recente; di sicuro aveva un buon motivo per essere tesa. Suo marito stava cavalcando verso la propria morte. Il Drago Rinato — un uomo che lei vedeva ancora come il suo protetto — stava vagabondando da solo e non c’era nulla che Nynaeve potesse fare. E se c’era qualcosa che Nynaeve odiava era essere impotente.

«Nynaeve,» disse Min «se questa situazione durerà ancora molto, ti condurrò da lui. Lo prometto.»

L’Aes Sedai strinse gli occhi. «Ancora molto?»

«Qualche giorno.»

«In qualche giorno lui potrebbe radere al suolo Cairhien.»

«Pensi davvero che lo farebbe, Nynaeve?» chiese Min piano. «Sul serio?»

«Se lo penso?» Nynaeve strinse la sua tazza di tè, fissando quello che conteneva. «Una volta avrei riso a quell’idea. Conoscevo Rand al’Thor e il ragazzo ancora dentro di lui. L’uomo che è diventato mi spaventa. Gli ho sempre detto che aveva bisogno di crescere. E poi... e poi l’ha fatto.» Rabbrividì visibilmente.

Min fece per rispondere, ma un movimento attirò la sua attenzione. Due Fanciulle — Surial e Lerian — sorvegliavano la porta aperta per il corridoio; si erano voltate per guardare qualcuno avvicinarsi. C’erano sempre Fanciulle attorno a Min, in questi giorni.

Sarene Nemdahl entrò nella stanzetta un momento dopo. Gli alloggi di Min nella Pietra non erano vasti: di rado li usava, stando invece con Rand. Il suo soggiorno aveva un folto tappeto bianco e blu e una piccola scrivania di ciliegio, ma nient’altro.

Sarene portava i suoi capelli scuri nelle loro solite trecce con perline, incorniciando il suo volto quasi perfetto. «Cadsuane Sedai,» disse Sarene «lei ha bisogno di voi.»

«Ma davvero?» disse Nynaeve. «Be’, forse Cadsuane Sedai può...»

«Alanna è scomparsa» continuò Sarene, imperturbata. «Svanita proprio dalle sue stanze. I Difensori, loro non l’hanno vista andare, e non c’era nessun segno di un passaggio.»