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«Oh. Be’, andiamo allora.» Nynaeve si precipitò fuori dalla stanza.

«E io ti dico che non ho avvertito nulla» disse Corele. Sorrideva, picchiettandosi il lato del naso. «Non so come sia uscita. A meno che tu non pensi che in qualche modo abbia inventato il volo... cosa che, suppongo, non sarebbe così irragionevole, considerando alcune delle cose che sono successe di recente.»

Sciocca donna, pensò Cadsuane, scoccando un’occhiata piatta a Corele. L’irriverenza della donna era preferibile alla presunzione di altre Aes Sedai, ma oggi Cadsuane non aveva la pazienza per questo.

La Gialla scrollò le spalle, ancora sorridendo, ma non disse nient’altro. Cadsuane si mise le mani sulle anche, ispezionando la cameretta. Spazio per una cassapanca per tenere dei vestiti, un tettuccio per dormire e una scrivania. Cadsuane si sarebbe aspettata che una Aes Sedai pretendesse di più, perfino a Tear. Naturalmente, Alanna non rivelava spesso la sua connessione intima col Drago. Molti non lo sapevano.

Altre due Aes Sedai — Rafela Cindal e Bera Harkin — erano in piedi da un lato della stanza. Bera diceva di aver percepito Alanna incanalare, ma nulla di impegnativo. Di certo non abbastanza da creare un passaggio.

Che quella donna fosse folgorata! Cadsuane aveva pensato di avere ben in pugno Alanna, nonostante la sua recente testardaggine. Era ovvio che si era allontanata di proposito. Gli abiti nella cassapanca erano scomparsi e lo scrittoio era quasi spoglio. Restava solo una boccetta di inchiostro vuota.

«Non ti ha detto nulla?» disse Cadsuane.

«No, Cadsuane Sedai» rispose Bera. «Da settimane non ci scambiavamo più di qualche parola ogni tanto. Io... be’, sentivo spesso piangere nella sua stanza.»

«Cos’è tutto questo trambusto?» disse una voce nuova. Cadsuane lanciò un’occhiata alla porta quando Nynaeve arrivò e incontrò il suo sguardo. «E solo una persona e, a quanto ne so io, era libera di andarsene quando voleva.»

«Puah» disse Cadsuane. «Quella ragazza non è 'solo una persona’. È uno strumento. E uno importante.» Allungò una mano verso la scrivania, prendendo un foglio di carta che avevano trovato nella stanza. Era stato piegato con un sigillo di cera rosso sangue su un lato. «Riconosci questo?»

Nynaeve si accigliò. «No. Dovrei?»

Mentiva o era sincera? Cadsuane odiava non essere in grado di fidarsi delle parole di una persona che si definiva Aes Sedai. Ma Nynaeve al’Meara non aveva mai tenuto in mano il Bastone dei Giuramenti.

Quegli occhi parevano sinceramente confusi. Nynaeve sarebbe dovuta essere affidabile; lei andava orgogliosa della propria sincerità. Sempre che quella non fosse una facciata. Sempre che non fosse della Nera.

Attenta, pensò. Finirai per essere diffidente come il ragazzo.

Nynaeve non aveva dato la nota ad Alanna, cosa che eliminava la sua ultima teoria valida sulla sua origine.

«Dunque di che si tratta, Cadsuane Sedai?» domandò Nynaeve. Almeno usava l’onorifico; per poco Cadsuane non rimproverò la ragazza per il suo tono. Ma, a dire il vero, si sentiva frustrata quanto Nynaeve. C’erano delle volte in cui tali emozioni erano giustificate. Affrontare la fine del mondo con il Drago Rinato completamente fuori controllo era una di quelle.

«Non ne sono sicura» disse Cadsuane. «La lettera è stata aperta di fretta: la carta è stata strappata. È stata lasciata cadere sul pavimento e il messaggio all’interno preso, assieme a vestiti e oggetti di emergenza.»

«Ma perché ha importanza?» chiese Nynaeve. Dietro di lei, Min scivolò nella stanza, con due Fanciulle che prendevano posizione presso la porta. Min non aveva ancora capito il vero motivo per cui le Aiel la tallonavano?

«Perché, Nynaeve,» disse Min «lei è un modo per arrivare a lui.»

Nynaeve tirò su col naso. «Non è stata più d’aiuto di te, Min.»

«Per quanto tu riesca a essere persuasiva, Nynaeve,» disse Cadsuane in tono asciutto «l’Ombra dispone di mezzi per rendere le persone più disposte a parlare.»

Nynaeve arrossì furiosamente, poi iniziò a borbottare sottovoce. Alanna poteva indicare dove si trovava il Drago Rinato. Se erano stati agenti del Tenebroso a prenderla, Rand non avrebbe potuto nascondersi da loro. Le loro trappole erano state già abbastanza mortali quando avevano avuto bisogno di blandirlo e attirarlo in esse.

«Siamo state delle sciocche» disse Nynaeve. «Ci sarebbero dovute essere cento Fanciulle a sorvegliarla.»

«I Reietti avevano saputo anche prima dove trovarlo» disse Cadsuane, anche se dentro di sé era d’accordo. Lei avrebbe dovuto fare in modo che Alanna fosse sorvegliata meglio. «E lui è sopravvissuto. Questa è semplicemente un’altra cosa di cui essere consapevoli.» Sospirò. «Qualcuno può portarci del tè?»

Fu la stessa Bera ad andare a prenderlo, anche se Cadsuane non si era presa la briga di coltivare alcuna influenza con quella donna. Be’, pareva proprio che la reputazione valesse qualcosa.

Bera tornò di lì a poco; Cadsuane era uscita in corridoio per pensare. Accettò la tazza e si preparò per il sapore amaro del tè: lo aveva chiesto in parte perché le serviva un momento per pensare e una donna a mani vuote spesso sembrava nervosa.

Si portò la tazza alle labbra. E poi cosa? Domandare ai Difensori al cancello della Pietra? La notte precedente, Alanna — dopo essere stata pungolata — aveva confermato che al’Thor era ancora nello stesso posto. Su a nord, nell’Andor forse. Per tre giorni. Cosa stava facendo quello sciocco ra...?

Cadsuane rimase immobile. Il tè aveva un buon sapore.

Era ottimo, in effetti. Perfettamente addolcito con miele. Un retrogusto amaro e un sapore rilassante. Erano passate settimane, forse mesi da quando Cadsuane aveva assaggiato qualcosa che non fosse guasto.

Min annaspò voltandosi bruscamente verso il lato nord della città. Le due Fanciulle sulla soglia scomparvero in un batter d’occhio, scattando lungo il corridoio. I sospetti di Cadsuane furono confermati; la loro attenta sorveglianza di Min non era stata tanto per proteggere lei quanto per notare segni di...

«Lui è qui» disse Min piano.

13

Per quello che è stato fatto

Min uscì di corsa dalla Porta del Muro del Drago sul lato orientale della pietra e si precipitò per il cortile. Quello che sembrava un intero clan di Aiel si riversò dietro di lei, aprendosi attorno a Min come cervi attorno a una quercia. Zigzagarono tra Difensori e stallieri sorpresi, muovendosi con grazia e rapidità verso il muro.

Era irritante quanto l’avevano superata facilmente; anni prima lei era andata orgogliosa di essere in grado di battere qualunque ragazzo conoscesse in un’onesta corsa. Ora... be’, troppi mesi passati a scartabellare libri, forse.

Corse comunque più veloce delle Aes Sedai, che erano frenate dal loro bisogno di mantenere un adeguato decoro. Min aveva gettato da parte ogni senso del decoro molto tempo prima per il suo torreggiante pastore. E così corse, grata per le sue brache e gli stivali, diretta verso il cancello.

E lui era lì. Min si arrestò di colpo, guardando attraverso una colonna aperta di Aiel in cadin’sor verso Rand in persona, che si trovava lì a parlare con due Difensori che facevano parte della guardia che sorvegliava le mura. Lui le lanciò un’occhiata mentre lei si avvicinava; poteva percepirla avvicinarsi, come lei percepiva lui.

Rand aveva trovato un mantello marrone lungo e vecchio da qualche parte. Aveva maniche come una giacca, anche se cadeva penzolante dalle spalle. Sotto di esso indossava una camicia ed eleganti pantaloni neri.

Adesso che era vicino, il calore attraverso il legame parve opprimente. Gli altri non riuscivano a vederlo? Le metteva voglia di alzare il braccio e proteggersi gli occhi, anche se in realtà non c’era nulla da vedere. Era solo il legame. Tranne che... l’aria attorno a lui pareva davvero distorta. Era forse un trucco della luce? Nuove visioni ruotavano attorno alla testa di Rand. Di solito lei le ignorava, ma stavolta non poté farlo. Una caverna aperta, spalancata come una bocca. Rocce macchiate di sangue. Due uomini morti sul terreno, circondati da file e file di Trolloc, una pipa da cui si arricciava del fumo.