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«Altro?» chiese Corele impallidendo.

«Sì» disse Rand in tono sbrigativo. «Sono già stato alla Torre Bianca a farle visita.»

«E ti hanno lasciato andare?» chiese Corele.

«Non ho concesso loro altre opzioni. Darlin, cortesemente, raduna le nostre forze qui. Le voglio riunite per sera. Flinn, avremo bisogno di passaggi. Belli grossi. Potrebbe essere necessario un circolo.»

«La breccia di Tarwin?» disse Nynaeve, impaziente.

Rand le lanciò un’occhiata ed esitò. Min poté avvertire il suo dolore — acuto, cocente, reale — mentre lui parlava. «Non ancora, Nynaeve. Ho versato olio caldo nella Torre Bianca, e presto bollirà. Tempo. Non abbiamo tempo. Andrò ad aiutare Lan, te lo prometto, ma in questo momento devo prepararmi ad affrontare Egwene.»

«Affrontarla?» disse Nynaeve venendo avanti. «Rand, cos’hai fatto?»

«Quello che andava fatto. Dov’è Bashere?»

«Era fuori città con i suoi uomini, mio lord Drago» disse Flinn «per far correre i loro cavalli. Dovrebbe essere di ritorno presto.»

«Bene. Verrà con me nell’Arad Doman. Anche tu, Nynaeve. Min.» La guardò e quegli occhi impenetrabili parvero attirarla dentro. «Ho bisogno di te, Min.»

«Sono con te. Stupido babbeo.»

«Callandor» disse lui. «Gioca una parte in questo. Devi scoprire come. Non posso sigillare il Foro nel modo in cui ho provato la scorsa volta. Mi manca qualcosa, qualcosa di vitale. Trovalo per me.»

«Lo farò, Rand.» Un brivido freddo la percorse. «Lo prometto.»

«Mi fido di te.» Rand alzò lo sguardo quando una figura in un mantello dal grande cappuccio uscì da uno dei molti posti di guardia della Pietra.

«Cadsuane Melaidhrin,» disse Rand «ti perdono per i tuoi errori passati e revoco il tuo esilio. Non che sia mai stato nulla più di una lieve seccatura per te.»

Lei tirò su col naso, abbassando il cappuccio. «Se credi che indossare un mantello con questo caldo sia una lieve seccatura, ragazzo , allora hai bisogno di una lezione sul contrasto. Confido che tu colga l’errore in quello che hai fatto. Mi pare alquanto inopportuno il solo fatto che io abbia bisogno di "perdono" o "clemenza".»

«Bene, allora» disse Rand. «Ti prego di accettare il mio perdono assieme alle mie scuse. Si può dire che io mi sia trovato in uno stato di insolita tensione, di recente.»

«Tra tutti quanti,» disse Cadsuane in tono severo «proprio tu non puoi permettere che siano le pressioni della vita a guidarti.»

«Al contrario. Sono quello che sono diventato per via di quelle pressioni, Cadsuane. Il metallo non può essere forgiato senza i colpi del martello. Ma non è questo il punto. Tu hai cercato di manipolarmi e hai fallito miseramente. Ma in quel fallimento mi hai mostrato qualcosa.»

«Ossia?»

«Pensavo di essere forgiato in una spada» disse Rand, i suoi occhi che si facevano distanti. «Ma mi sbagliavo. Non sono un’arma. Non lo sono mai stato.»

«Allora cosa sei?» chiese Min, sinceramente curiosa.

Lui si limitò a sorridere. «Cadsuane Sedai, ho un compito per te, se vuoi accettarlo.»

«Mi aspetto che dipenda dal compito» disse lei, incrociando le braccia.

«Ho bisogno che individui qualcuno. Una persona scomparsa, che ora sospetto possa essere nelle mani di alleati in buona fede. Vedi, sono stato informato che la Torre Bianca sta trattenendo Mattin Stepaneos.»

Cadsuane si accigliò. «E tu lo vuoi?»

«Niente affatto. Non ho ancora deciso cosa fare con lui, perciò può rimanere un problema di Egwene, per adesso. No, la persona che voglio è probabilmente da qualche parte nella prateria di Caralain. Spiegherò di più quando non saremo all’aperto.»

I Sommi Signori e Signore si stavano radunando. Rand guardò verso di loro, anche se ancora una volta scandagliò il cortile, come se stesse cercando qualcosa. Qualcosa che lo faceva sentire in ansia.

Si voltò di nuovo verso i Sommi Signori e Signore. Min li osservò con aria scettica. A parte Darlin, non l’avevano mai impressionata. Rand le posò la mano sulla spalla. I nobili radunati sembravano in disordine, all’apparenza convocati da pasti o sonnellini, anche se indossavano un assortimento di sete eleganti e pieghettate. Parevano stranamente fuori posto nel cortile della Pietra, dove chiunque altro aveva uno scopo. Non dovrei essere così severa verso di loro, pensò Min incrociando le braccia. D’altro canto, lei li aveva osservati complottare e arruffianarsi Rand, cosa che lo frustrava. Inoltre non aveva mai provato alcun affetto per coloro che si ritenevano più importanti di chiunque altro.

«Formate una fila» disse Rand, dirigendosi verso di loro.

I Sommi Signori e Signore lo guardarono confusi.

«Una fila» disse Rand, la voce forte e ferma. «Ora.»

Quelli lo fecero, disponendosi in tutta fretta. Rand iniziò a procedere lungo la fila, iniziando con Darlin, guardando ogni uomo o donna negli occhi. Le emozioni di Rand erano... curiose. Forse un tantino arrabbiate. Cosa stava facendo?

Il cortile rimase immobile. Rand continuò lungo la fila, guardando ciascuno dei nobili a turno, non parlando. Min lanciò un’occhiata di lato. Vicino alla fine di quella fila, Weiramon continuava a sbirciare verso Rand e poi a distogliere lo sguardo. L’uomo alto aveva capelli grigi sempre più radi, la sua barba a punta oliata.

Rand alla fine lo raggiunse. «Incontra il mio sguardo, Weiramon» disse Rand piano.

«Mio lord Drago, di certo io non sono degno di...»

«Fallo

Weiramon lo fece con strana difficoltà. Pareva come se stesse digrignando i denti, con lacrime che gli sgorgavano dagli occhi.

«Dunque sei proprio tu» disse Rand. Min poteva percepire la delusione. Rand guardò da un lato, dove si trovava Anaiyella, ultima della fila. Quella donna graziosa si era ritratta da Rand, la testa voltata. «Entrambi.»

«Mio lord...» iniziò Weiramon.

«Voglio che recapitiate un messaggio per me» disse Rand. «Agli altri della vostra... organizzazione. Dite loro che non possono più nascondersi in mezzo ai miei alleati.»

Weiramon cercò di fare lo smargiasso, ma Rand avanzò di un passo. Weiramon sgranò gli occhi e Anaiyella lanciò un urlo, schermandosi il volto.

«Dite loro» continuò Rand, la voce sommessa ma esigente «che non sono più cieco.»

«Perché...» disse Anaiyella. «Perché ci stai lasciando andare?»

«Perché oggi è un giorno di ricongiungimenti» disse Rand. «Non un giorno di morte. Andate.»

I due si trascinarono via, come prosciugati. Gli altri nel cortile osservarono in preda a sorpresa e confusione. Gli Aiel, però, iniziarono a percuotere le loro lance contro gli scudi. Anaiyella e Weiramon parvero mantenersi nelle ombre del cortile mentre si infilavano dentro la Pietra.

«Leeh» disse Rand. «Prendi altre due. Sorvegliateli.»

Tre Fanciulle si staccarono da quelle che scortavano Rand, scattando dietro i due ex nobili. Min si accostò a Rand, prendendogli il braccio. «Rand? Cos’era quello? Cosa hai visto in loro?»

«Il tempo di nascondersi è passato, Min. L’Ombra ha fatto la sua mossa per sbarazzarsi di me e ha perso. È la guerra, non il sotterfugio a segnare le sorti ora.»

«Dunque sono Amici delle Tenebre?» chiese Min accigliandosi.

Rand si voltò verso di lei con un sorriso. «Non sono più una minaccia. Io...» Si interruppe all’improvviso, guardando da una parte. Min si voltò e rimase raggelata.

Tam al’Thor era in piedi li vicino. Era appena uscito da un ingresso poco distante della Pietra, soffermandosi su una bassa rampa di gradini che scendevano giù nel cortile. Le emozioni di Rand divennero nuovamente apprensive e Min si rese conto di cosa avesse cercato prima.

Tam guardò suo figlio e rimase immobile. I suoi capelli erano grigi e il suo volto segnato da rughe, eppure era solido in un modo in cui pochi lo erano.

Rand sollevò la mano e la folla — Aes Sedai incluse — si aprì. Rand passò in mezzo a loro, con Min che lo seguiva, attraversando il cortile fino ai gradini per la Pietra. Rand ne salì alcuni, esitante. Tutto il cortile tacque; perfino i gabbiani smisero di lanciare i loro richiami.