Io ti troverò, Mesaana, pensò Egwene, poi fece cenno alle altre di unirsi a lei. Si spostarono sul versante della collina dove lei si era trovata prima, un luogo in cui poteva dar loro una spiegazione più dettagliata degli eventi che si erano perse.
15
Usare un ciottolo
Nynaeve si affrettava per le strade lastricate di Tear, con l’Asha’man Naeff al suo fianco. Poteva ancora percepire quella tempesta a nord, distante ma terribile. Innaturale. E si stava spostando verso sud.
Lan era lassù. «Che la Luce lo protegga» sussurrò.
«Cos’era quello, Nynaeve Sedai?» chiese Naeff.
«Nulla.» Nynaeve si stava abituando ad aver attorno uomini in giubba nera. Lei non provava un brivido di disagio quando guardava Naeff. Quello sarebbe stato sciocco. Saidin era stato ripulito, col suo stesso aiuto. Non c’era bisogno di essere a disagio. Perfino se gli Asha’man ogni tanto fissavano il nulla, borbottando fra sé. Come Naeff, che stava guardando nell’ombra di un vicino edificio, la mano sulla spada.
«Attenta, Nynaeve Sedai» disse. «C’è un altro Myrddraal che ci segue.»
«Sei... sicuro, Naeff?»
L’uomo alto e dal volto rettangolare annuì. Aveva talento con i flussi — in particolare l’Aria, cosa insolita per un uomo — ed era molto cortese nei confronti delle Aes Sedai, a differenza di alcuni degli altri Asha’man. «Sì, sono sicuro» disse. «Non so perché riesco a vederli mentre altri no. Devo avere un Talento per questo. Si nascondono nelle ombre... una sorta di esploratori, ritengo. Non hanno ancora colpito. Penso che siano cauti perché sanno che posso vederli.»
Aveva preso l’abitudine di camminare di notte per la Pietra di Tear, osservando i Myrddraal che solo lui poteva vedere. La sua pazzia non stava peggiorando, ma le vecchie ferite non sarebbero scomparse. Avrebbe sempre portato questa cicatrice. Poveretto. Almeno la sua pazzia non era terribile come quelle di certi altri.
Nynaeve guardò avanti, marciando lungo l’ampia strada lastricata. Superarono edifici da entrambi i lati, costruiti alla maniera disordinata di Tear. Una grossa villa, con due piccole torri e un portone bronzeo simile a un cancello, era situata accanto a una locanda di modeste dimensioni. Dall’altro lato c’era una fila di case con ferro battuto a porte e finestre, ma la bottega di un macellaio era stata costruita proprio nel mezzo di quella fila.
Nynaeve e Naeff erano diretti verso il quartiere Tuttestate, che era appena all’interno del muro ovest. Non era la parte più ricca di Tear, ma era decisamente prospera. Naturalmente a Tear c’era solo una divisione: nobili o popolani. Molti dei nobili consideravano ancora i popolani come esseri completamente diversi e del tutto inferiori.
Incrociarono alcuni di questi popolani. Uomini con brache ampie legate alle caviglie, fusciacche variopinte alla vita. Donne in abiti dall’alto colletto, con pallidi grembiuli appesi sul davanti. Ampi cappelli di paglia dalla sommità piatta erano comuni, oppure cappelli di stoffa che pendevano da una parte. Molte persone portavano zoccoli per una corda sopra la spalla, da usare una volta tornati al Maule.
Le persone che incrociavano Nynaeve adesso avevano facce preoccupate, e alcune si guardavano impaurite alle spalle. Una bolla di male aveva colpito la città in quella direzione. Volesse la Luce che non molti fossero rimasti feriti, poiché lei non aveva molto tempo da perdere. Doveva tornare alla Torre Bianca. Dover obbedire a Egwene la irritava. Ma avrebbe obbedito e sarebbe partita non appena Rand fosse tornato. Lui era andato da qualche parte quella mattina. Uomo insopportabile. Almeno aveva preso delle Fanciulle con sé. A quanto pareva aveva detto che gli occorreva andare a prendere qualcosa.
Nynaeve affrettò il passo, con Naeff al suo fianco, finché non si ritrovarono quasi a correre. Un passaggio sarebbe stato più rapido, ma non sarebbe stato sicuro; non poteva essere certa che non avrebbe affettato qualcuno. Stiamo diventando troppo dipendenti da quei passaggi, pensò. I nostri stessi piedi non sembrano più andar bene.
Svoltarono un angolo e si ritrovarono in una strada dove un gruppo di Difensori nervosi — che indossavano giacche nere e corazze argentee, con maniche rosse e oro che sbuffavano fuori ai lati — erano disposti su una fila. Si fecero da parte per lei e Naeff, e mentre parvero sollevati che lei fosse arrivata, strinsero comunque le loro armi ad asta nervosamente.
La città dietro di loro sembrava lievemente... più blanda del normale. Slavata. Le pietre del selciato erano di una tonalità più chiara di grigio, i muri degli edifici di una sfumatura di marrone o grigio più debole di quella che avrebbero dovuto avere.
«Avete degli uomini all’interno in cerca di feriti?» chiese Nynaeve.
Uno dei Difensori scosse il capo. «Stiamo tenendo fuori la gente, ehm, lady Aes Sedai. Non è sicuro.»
Molti Tarenesi non erano ancora abituati a mostrare rispetto alle Aes Sedai. Fino a poco tempo prima, incanalare era stato proibito nella città.
«Manda i tuoi uomini a cercare» disse Nynaeve con fermezza. «Il lord Drago sarà adirato se il vostro timore costerà delle vite. Iniziate lungo il perimetro. Mandatemi a chiamare se trovate qualcuno che posso aiutare.»
Le guardie si avviarono. Nynaeve si voltò verso Naeff e lui annuì. Lei si girò e fece un passo nella zona colpita della città. Quando il suo piede toccò il selciato, la pietra si tramutò in polvere. Il suo piede affondò attraverso quella pietra in frantumi e colpì la terra battuta.
Abbassò lo sguardo, provando un brivido. Continuò ad avanzare e le pietre si sfaldarono in polvere non appena le toccò. Lei e Naeff si diressero verso un vicino edificio, lasciando una traccia di pietra polverizzata dietro di loro.
L’edificio era una locanda con eleganti balconi al primo piano, delicati lavori in ferro ai vetri delle finestre e un portico macchiato di scuro. La porta era aperta e, quando lei sollevò il piede per salire sul basso portico, anche le assi si tramutarono in polvere. Nynaeve rimase immobile, guardando in basso. Naeff vi salì accanto a lei, poi si inginocchiò, prendendo la polvere tra le dita.
«È morbida,» disse piano «la polvere più fine che abbia mai toccato.»
L’aria aveva un odore innaturalmente fresco, uno strano contrasto con la strada silenziosa. Nynaeve prese un profondo respiro, poi entrò nella locanda. Dovette spingere in avanti, camminando con il pavimento di legno alle ginocchia, le assi che si disintegravano non appena le toccava.
L’interno era in penombra. Le lampade sui loro sostegni non ardevano più. La gente era seduta tutt’attorno alla stanza, immobilizzata a metà movimento. Molti erano nobili con vestiti eleganti, gli uomini che portavano barbe oliate a punta. Uno sedeva a un alto tavolo vicino con sedie dalle lunghe gambe. Aveva un boccale di birra mattutina sollevato a metà verso le labbra. Era immobile, la bocca aperta per accogliere la bevanda.
Il volto di Naeff era cupo, anche se poco pareva sorprendere o sconcertare l’Asha’man. Mentre lui faceva un altro passo avanti, Nynaeve si allungò e l’afferrò per un braccio. Lui si accigliò verso di lei, e Nynaeve indicò in basso. Proprio di fronte a lui — a malapena visibile sotto le assi del pavimento ancora intere proprio davanti a loro — la terra cadde via. Era stato sul punto di precipitare nella cantina della locanda.
«Luce» disse Naeff, facendo un passo indietro. Si inginocchiò, poi picchiettò l’asse di fronte a lui. Venne ridotta in polvere, piovendo giù nella cantina buia sottostante.
Nynaeve intessé Spirito, Aria e Acqua per Sondare l’uomo seduto sulla sedia vicino a lei. Di solito avrebbe toccato qualcuno per Sondarlo, ma esitava stavolta. Avrebbe funzionato senza il contatto, ma non sarebbe stato così efficace per la Guarigione.