Colse un odore di irritazione da lei.
«Ma se fossi rimasto,» si affrettò ad aggiungere «non avrei mai incontrato te. Perciò sono lieto di essere partito. Sto solo dicendo che sarò lieto quando tutto questo sarà finito e potrò tornare in qualche posto semplice.»
«Pensi che i Fiumi Gemelli torneranno mai a essere come li ricordavi?»
Lui esitò. Faile aveva ragione: quando se n’erano andati, erano già iniziati a comparire segni di cambiamento. Profughi dalle montagne che vi si erano trasferiti, i villaggi ingrossati. Ora, con così tanti uomini che si erano uniti a lui in guerra, mettendosi in testa delle idee sull’avere un lord...
«Potrei trovare qualche altro posto» disse lui, sentendosi ostinato. «Ci sono altri villaggi. Non cambieranno tutti.»
«E tu mi trascineresti in uno di questi villaggi, Perrin Aybara?» chiese lei.
«Io...» Cosa sarebbe successo se Faile, la sua bellissima Faile, fosse stata confinata in un villaggio sonnolento? Lui insisteva sempre di essere soltanto un fabbro. Ma Faile era la moglie di un fabbro? «Io non ti costringerei mai a fare nulla, Faile» disse, prendendole il viso in una mano. Si sentiva sempre impacciato quando toccava le sue guance seriche con le sue tozze dita callose.
«Verrei, se tu volessi davvero che lo facessi» replicò lei. Quello era strano. Di norma Perrin si sarebbe aspettato un rimbrotto da lei per la sua lingua inopportuna. «Ma è quello che vuoi? Lo è davvero?»
«Io non so cosa voglio» disse lui con franchezza. No, non voleva trascinare Faile in un villaggio. «Forse... una vita come fabbro in una città, da qualche parte?»
«Se lo desideri» ripeté lei. «Naturalmente, questo lascerebbe i Fiumi Gemelli senza un lord. Dovrebbero trovare qualcun altro.»
«No. Non hanno bisogno di un lord. Ecco perché devo fare in modo che smettano di trattarmi come tale.»
«E tu pensi che abbandonerebbero quell’idea così rapidamente?» chiese Faile, odorando di divertimento. «Dopo che hanno visto il modo in cui chiunque altro lo fa? Dopo aver adulato quello sciocco di Luc? Dopo aver accolto tutte quelle persone dalla Piana di Almoth, che sono abituate ai lord?»
Cosa avrebbe fatto la gente dei Fiumi Gemelli se lui avesse scelto di non essere più il loro lord? In un angosciante momento di consapevolezza, Perrin seppe che Faile aveva ragione. Di certo sceglierebbero qualcuno che potrebbe farlo meglio di me, pensò. Forse mastro al’Vere.
Ma Perrin poteva confidare in questo? Uomini come mastro al’Vere oppure Tam potevano rifiutare quella posizione. Potevano finire per scegliere qualcuno come il vecchio Cenn Buie? Avrebbero avuto una scelta? Se Perrin si fosse fatto da parte, poteva forse prendere il potere qualcuno che immaginava di avere nobili natali?
Non essere uno sciocco, Perrin Aybara, pensò. Quasi chiunque sarebbe meglio di te.
Tuttavia, il pensiero di qualcun altro che prendesse il controllo — qualcun altro che fosse lord — lo riempì di una grande ansia. E una sorprendente quantità di tristezza.
«Ora,» disse Faile «smettila di rimuginare. Ho grandi progetti per questa serata.» Batté forte le mani tre volte e sotto iniziarono dei movimenti. Presto dei servitori sormontarono la cresta dalla collina. Perrin li riconobbe come persone di cui Faile si era appropriata dai profughi, un gruppo leale a lei quanto i Cha Faile.
Portavano della tela, che spiegarono per terra. Poi vi misero sopra una coperta. E cos’era quell’odore che sentiva provenire da sotto? Prosciutto?
«Cos’è questo, Faile?» chiese lui.
«Sulle prime,» rispose lei «pensavo che avessi programmato qualcosa di speciale per il nostro shanna’har. Quando non lo hai menzionato, però, mi sono innervosita, così ho chiesto. Pare che voi nei Fiumi Gemelli non lo celebriate, per quanto strano.»
«Shanna’har?» chiese Perrin, grattandosi la testa.
«Nelle prossime settimane,» disse Faile «sarà un anno che siamo sposati. Questo è il nostro primo shanna’har, la celebrazione del nostro matrimonio.» Incrociò le braccia, osservando mentre i suoi servitori disponevano un pasto sulla coperta. «Nella Saldea, noi celebriamo lo shanna’har ogni anno all’inizio dell’estate. È una festività per la ricorrenza di un altro anno assieme, un altro anno in cui né il marito né la moglie hanno perso la vita per i Trolloc. Alle giovani coppie viene detto di assaporare il loro primo shanna’har in maniera molto simile a come una persona assapora il primo boccone di un pasto succulento. Il nostro matrimonio sarà nuovo per noi solo una volta.»
I servitori disposero un pasto, incluse diverse ciotole di vetro con dentro delle candele. Faile li congedò con un sorriso e un cenno della mano, e quelli si ritirarono giù per il fianco della collina. Era evidente che Faile si era assicurata di far sembrare il pasto lauto. La coperta era ricamata, forse presa dal bottino degli Shaido. Il pasto era servito su piatti e vassoi d’argento, il prosciutto su un letto di orzo bollito e con capperi in cima. C’era addirittura del vino.
Faile si avvicinò a lui. «Mi rendo conto che quest’anno c’è stato molto che non valeva la pena assaporare. Malden, il Profeta, quel rigido inverno. Ma se queste cose sono il prezzo per stare con te, Perrin, allora le pagherò volentieri una dozzina di volte.
«Se tutto fosse a posto, trascorreremmo questo prossimo mese a scambiarci doni, confermando il nostro amore, celebrando la nostra prima estate come marito e moglie. Dubito che avremo il mese di tranquillità che è nostro diritto, ma almeno dovremmo trascorrere e goderci questa serata insieme.»
«Io non so se posso, Faile» disse lui. «I Manti Bianchi, il cielo... Luce! L’Ultima Battaglia stessa è quasi qui. L’Ultima Battaglia, Faile! Come posso banchettare mentre la mia gente è tenuta sotto minaccia di esecuzione e mentre il mondo stesso potrebbe morire?»
«Se il mondo stesso sta per morire,» disse Faile «non è forse il momento in cui un uomo deve prendere il tempo di apprezzare quello che ha? Prima che gli sia portato via tutto?»
Perrin esitò. Lei gli posò una mano sul braccio, il suo tocco così delicato. Non aveva alzato la voce. Voleva forse che lui urlasse? Era così difficile capire quando lei voleva una discussione e quando no. Forse Elyas avrebbe avuto dei consigli per lui.
«Ti prego» disse Faile piano. «Cerca di rilassarti per una sera. Per me.»
«D’accordo» disse lui, poggiando la propria mano sulla sua.
Lei lo condusse alla coperta e si accomodarono, fianco a fianco di fronte a quell’assortimento di piatti d’argento. Faile accese altre candele con quelle che i servitori avevano lasciato. La notte era gelida: le nuvole sembravano trascinare via il calore estivo. «Perché far questo fuori?» disse Perrin. «E non nella nostra tenda?»
«Ho chiesto a Tam cosa fate nei Fiumi Gemelli per shanna’har» disse lei. «E, come temevo, ho appreso che non lo celebrate. Questo è davvero piuttosto arretrato, te ne rendi conto: dovremo cambiare l’usanza, una volta che le cose si saranno sistemate. A ogni modo, Tam ha detto che la cosa più simile che avevano era qualcosa che lui e sua moglie facevano. Una volta all’anno, mettevano in uno zaino un pasto completo — il più stravagante che potevano permettersi — e si dirigevano a piedi fino a un posto nuovo nei boschi. Mangiavano lì e trascorrevano la giornata l’uno con l’altro.» Si accoccolò contro di lui. «Il nostro matrimonio è stato fatto alla maniera dei Fiumi Gemelli, perciò desideravo che anche questo giorno seguisse la stessa usanza.»
Lui sorrise. Malgrado le obiezioni precedenti, la sua tensione si stava allentando. Il cibo aveva un buon odore, e il suo stomaco brontolò, inducendo Faile a mettersi a sedere per prendergli il suo piatto e porgerglielo.