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«Puoi andartene quando vuoi» disse Mat. «Io non ti tratterrò qui.» Juilin era un tipo abbastanza a posto. Un po’ rigido a volte. Be’, molto rigido. Juilin poteva far sembrare rilassato un Manto Bianco. Non era il tipo che volevi portare con te a giocare a dadi; avrebbe trascorso la notte guardando torvo chiunque nella taverna e borbottando dei crimini che di sicuro avevano commesso. Ma era affidabile e un buon aiuto quando ti trovavi nei guai.

«Io voglio tornare a Tear» disse Juilin. «Ma i Seanchan sarebbero così vicini, e Thera... La preoccupa. Non le piace molto neanche l’idea di Tar Valon, ma non abbiamo molta scelta e le Aes Sedai hanno promesso che, se fossi andato con loro, mi avrebbero procurato lavoro a Tar Valon.»

«Perciò questo è un addio, allora?» disse Mat, fermandosi e voltandosi verso di lui.

«Per ora» disse Juilin. Esitò, poi gli porse la mano. Mat la prese e la strinse, quindi il cacciatore di ladri si allontanò per radunare le sue cose e la sua donna.

Mat ci pensò su per un momento, poi cambiò idea e si diresse verso la tenda delle cucine. Juilin avrebbe rallentato le Aes Sedai, probabilmente, e lui voleva prendere qualcosa da mangiare.

Poco tempo dopo, arrivò alle linee dei picchetti, sazio e con un involto di stoffa sottobraccio. Naturalmente le Aes Sedai avevano creato un grosso convoglio scompagnato con alcuni dei suoi cavalli migliori. Teslyn e Joline parevano aver deciso di poter requisire alcuni animali da soma e alcuni soldati per caricarli. Mat sospirò ed entrò in mezzo a quella confusione, controllando i cavalli.

Joline sedeva su Moonglow, una giumenta di razza tarenese che era appartenuta a uno degli uomini che Mat aveva perso nel combattimento per sfuggire ai Seanchan. La più riservata Edesina era montata in sella a Firewisp e lanciava occhiate occasionali a due donne in piedi da un lato. Bethamin dalla pelle scura e Seta dai capelli biondi erano ex sul’dam.

Le donne seanchan si sforzavano parecchio di sembrare distaccate mentre il gruppo si radunava. Mat procedette ad ampie falcate verso di loro.

«Altezza,» disse Seta, «è vero? Permetterai a costoro di andare in giro senza di te?»

«Meglio sbarazzarsi di loro» disse Mat, trasalendo per il titolo con cui lei lo aveva chiamato. Dovevano proprio gettare in giro tali parole, come se fossero dei penny di legno? Comunque le due donne seanchan erano cambiate parecchio da quando erano entrate nel gruppo, ma sembravano ancora trovare strano che Mat non desiderasse usare le Aes Sedai come armi. «Volete andare o volete rimanere?»

«Andremo» disse Bethamin con fermezza. Era determinata a imparare, pareva.

«Sì,» disse Seta «anche se a volte penso che potrebbe essere meglio lasciarci semplicemente morire, invece di... Be’, quello che siamo, quello che rappresentiamo significa che siamo un pericolo per l’impero.»

Mat annuì. «Tuon è una sul’dam» disse.

Le due donne abbassarono lo sguardo.

«Andate con le Aes Sedai» disse Mat. «Vi darò dei cavalli per conto vostro, in modo che non dobbiate dipendere da loro. Imparate a incanalare. Quello sarà più utile che morire. Forse un giorno voi due riuscirete a convincere Tuon della verità. Aiutarmi a trovare un modo per aggiustare tutto questo senza far crollare l’impero.»

Le due donne guardarono verso di lui, tutt’a un tratto più decise e fiduciose. «Sì, altezza» disse Bethamin. «È un buon proposito per noi. Grazie, altezza.»

Seta aveva addirittura le lacrime agli occhi! Luce, cosa pensavano che lui avesse appena promesso loro? Mat si ritirò prima che potessero mettersi altre strane idee nella testa. Donne folgorate. Tuttavia, non riusciva a fare a meno di sentirsi dispiaciuto per loro. Apprendere che potevano incanalare, preoccuparsi di poter essere un pericolo per tutti attorno a loro.

Ecco come si sentiva Rand, pensò Mat. Povero sciocco.

Come sempre, i colori turbinarono quando pensò a Rand. Cercava di non farlo troppo spesso e, prima che potesse scacciare quei colori, colse un’occhiata di Rand che si radeva a un elegante specchio dorato appeso in una stupenda camera da bagno.

Mat diede degli ordini di prendere i cavalli per le sul’dam, poi si diresse verso le Aes Sedai. Thom era arrivato e si avvicinò. «Luce, Mat» disse. «Sembra che tu sia rimasto impigliato in una macchia di puntaspilli e ne sia uscito malaccio.»

Mat si portò una mano ai capelli, che probabilmente erano un vero spettacolo. «Ho superato la notte e le Aes Sedai se ne stanno andando. Ho una mezza idea di mettermi a ballare una giga per questo.»

Thom sbuffò. «Sapevi che quelle due persone sarebbero state qui?»

«Le sul’dam? Lo immaginavo.»

«No, quelle due.» Indicò.

Mat si voltò, accigliandosi nel notare Leilwin e Bayle Domon giungere a cavallo. I loro averi erano arrotolati in groppa alle loro cavalcature. Leilwin — allora nota come Egeanin — era stata una nobildonna seanchan, ma Tuon le aveva tolto il nome. Indossava un abito con gonne divise di un grigio pallido. I suoi corti capelli scuri erano cresciuti e le pendevano sopra le orecchie. Scese di sella e si avviò in direzione di Mat.

«Che io sia folgorato» disse Mat a Thom. «Se riesco a sbarazzarmi anche di lei comincerò quasi a pensare che la vita stia diventando giusta nei miei confronti.»

Domon la seguì mentre si avvicinavano. Lui era suo so’jhin. Oppure... poteva anche essere so’jhin adesso che lei non aveva alcun titolo? Be’, a ogni modo era suo marito. L’Illianese era ampio di vita e forte. Non era male come tipo, tranne quando stava vicino a Leilwin. Ossia sempre.

«Cauthon» disse lei, accostandosi a Mat.

«Leilwin» replicò lui. «Te ne stai andando?»

«Sì.»

Mat sorrise. Si sarebbe davvero messo a ballare!

«Ho sempre avuto intenzione di dirigermi alla Torre Bianca» continuò lei. «Ho maturato quell’idea il giorno in cui ho lasciato Ebou Dar. Se le Aes Sedai se ne stanno andando, andrò con loro. Una nave è sempre saggia a unirsi a un convoglio, quando si presenta la giusta opportunità.»

«Che peccato vederti andar via» mentì Mat, inclinando il suo cappello verso di lei. Leilwin era dura come una quercia centenaria con dei pezzi di ascia conficcati dentro, lasciati da uomini tanto sciocchi da tentare di abbatterla. Se il suo cavallo avesse perso un ferro sulla strada per Tar Valon, probabilmente lei si sarebbe messa l’animale in spalla e lo avrebbe portato per il resto del tragitto.

Ma non le piaceva Mat, nonostante tutto quello che lui aveva fatto per salvarle la pelle. Forse era perché non le aveva lasciato prendere il comando, o forse perché era stata costretta a recitare la parte della sua amante. Be’, nemmeno a lui era piaciuta quella parte. Era stato come impugnare una spada per la lama e fingere che non facesse male.

Anche se era stato divertente guardarla contorcersi.

«Stammi bene, Matrim Cauthon» disse Leilwin. «Non invidio la posizione in cui ti sei messo. Per certi versi, penso che i venti che ti portano possano essere davvero più bruschi di quelli che hanno sospinto me, di recente.» Gli rivolse un cenno col capo, poi si voltò per andarsene.

Domon si avvicinò, posando una mano sul braccio di Mat. «Hai fatto come hai detto. Per la mia vecchia nonna! È stata una corsa piena di scossoni, ma hai fatto come hai detto. I miei ringraziamenti.»

I due si allontanarono. Mat scosse il capo, facendo cenno a Thom e dirigendosi dalle Aes Sedai. «Teslyn» disse Mat. «Edesina. Joline. Tutto a posto?»

«Sì» disse Joline.

«Bene, bene» disse Mat. «Avete abbastanza animali da soma?»

«Basteranno, Cauthon» disse Joline. Poi, celando una smorfia, aggiunse: «Grazie per averceli dati.»

Mat le rivolse un ampio sorriso. Cielo, quanto era divertente sentirla provare a comportarsi in modo rispettoso! Era evidente che si era aspettata che Elayne accogliesse lei e le altre a braccia aperte, non che le mandasse via dal palazzo senza concedere loro udienza.