«E in che altro modo potrebbero arrivare?»
«Ho visto persone colpite alla testa così forte che non sono mai state più le stesse, ragazza» disse Birgitte. «Alcune vivono per anni, ma non pronunciano mai più una parola e devono essere nutrite con brodo e vivere con una padella. Potresti perdere un braccio o due e partorire comunque figli sani. E la gente attorno a te? Non pensi al pericolo che potresti causare loro?»
«Sono addolorata per Vandene e Sareitha» disse Elayne. «E per quegli uomini che hanno perso la vita per salvarmi. Non osare insinuare che non provo alcuna responsabilità per loro! Ma una regina deve essere disposta ad accettare il fardello che altri muoiano in suo nome. Ne abbiamo discusso, Birgitte. Abbiamo deciso che non c’era modo per cui potessi sapere che Chesmal e le altre sarebbero arrivate come hanno fatto.»
«Abbiamo deciso» disse Birgitte a denti stretti «che discutere ulteriormente non serviva a nulla. Ma voglio che tu tenga a mente che esistono parecchie cose che potrebbero ancora andare storte.»
«Non accadrà» disse Elayne, facendo spaziare lo sguardo sulla città. «I miei bambini saranno al sicuro, e questo significa che lo sarò anch’io. Almeno fino alla loro nascita.»
Birgitte esalò un sospiro di esasperazione. «Sciocca, ostinata...» Si interruppe quando una delle vicine donne della Guardia agitò la mano per attirare la loro attenzione. Due della Famiglia uscirono sul tetto. Elayne aveva chiesto loro di venire a incontrarsi con lei.
Birgitte prese posizione accanto a uno dei bassi ciliegi, le braccia conserte. Le due donne della Famiglia portavano vestiti privi di fronzoli, Sumeko in giallo e Alise in blu. Alise era la più bassa delle due, con del grigio che le striava i capelli castani, ed era più debole nel Potere, perciò non aveva rallentato il suo invecchiamento quanto Sumeko.
Entrambe le donne avevano assunto un passo più deciso di recente. Nessun’altra donna della Famiglia era scomparsa o era stata uccisa; Careane era stata dietro gli omicidi fin dall’inizio. Un membro della Nera, che si nascondeva fra loro. Luce, il solo pensarci facevaaccapponare la pelle di Elayne!
«Maestà» disse Alise con una riverenza. Parlava con voce calma e pacata e un lieve accento tarabonese.
«Maestà» disse anche Sumeko, imitando la riverenza della sua compagna. Le due erano deferenti, molto più nei confronti di Elayne che verso altre Aes Sedai, di questi tempi. Nynaeve aveva dato alla Famiglia in generale un po’ di nerbo nei confronti delle Aes Sedai e della Torre Bianca, anche se a Elayne non era mai sembrato che Alise ne avesse bisogno.
Durante l’assedio, Elayne aveva iniziato a considerare gli atteggiamenti delle donne della Famiglia con irritazione. Di recente, però, si era interrogata. Le erano state estremamente utili. Fino a che punto questa loro nuova audacia le avrebbe spinte?
Elayne annuì a ciascuna della Famiglia a turno, poi fece un gesto verso un terzetto di sedie che erano state poste all’ombra dei ricurvi alberi di ciliegio. Le tre si misero a sedere, con il torrentello che serpeggiava per il suo percorso studiato alla loro sinistra. C’era tè alla menta. Le altre due presero una tazza ciascuna, ma furono attente ad aggiungere una generosa quantità di miele. Senza di esso, di questi tempi il tè aveva un sapore orribile.
«Come sta la Famiglia?» chiese Elayne.
Le due donne si lanciarono un’occhiata. Dannazione. Elayne si stava comportando in modo troppo formale con loro. Sapevano che c’era qualcosa in ballo.
«Stiamo bene, maestà» disse Alise. «Pare che la paura stia lasciando molte delle donne. Perlomeno quelle che hanno avuto abbastanza buonsenso da provarla. Suppongo che quelle che non l’hanno provata siano state quelle che si sono allontanate per conto loro e si sono ritrovate morte.»
«È anche bello non dover trascorrere così tanto tempo a Guarire» osservò Sumeko. «Stava diventando molto spossante. Così tanti feriti, giorno dopo giorno.» Fece una smorfia.
Alise era fatta di una pasta più forte. Sorseggiò il proprio tè, il volto mite. Non calmo e bloccato come una Aes Sedai. Pensieroso e caldo, tuttavia riservato. Era un vantaggio di queste donne rispetto alle Aes Sedai: potevano essere viste senza altrettanto sospetto, dal momento che non erano legate direttamente alla Torre Bianca. Ma non avevano nemmeno la sua autorità.
«Potete percepire che ho qualcosa da chiedervi» disse Elayne, incontrando gli occhi di Alise.
«Possiamo?» chiese Sumeko, suonando sorpresa. Forse Elayne le aveva riconosciuto troppi meriti.
Alise annuì in maniera matronale. «Ci hai chiesto molto nel corso della nostra permanenza qui, maestà. Non più di quanto pensavo che avessi diritto a chiedere. Finora.»
«Ho cercato di accogliervi a Caemlyn» disse Elayne. «Dal momento che mi rendo conto che non potrete più tornare a casa, non mentre i Seanchan controllano Ebou Dar.»
«Questo è vero» convenne Alise. «Ma difficilmente si può definire Ebou Dar la nostra casa. Era semplicemente un posto dove ci ritrovavamo. Non tanto una casa quanto una necessità. Molte di noi entravano e uscivano a rotazione dalla città comunque, per evitare di essere notate.»
«Avete riflettuto su dove starete ora?»
«Andremo a Tar Valon» si affrettò a dire Sumeko. «Nynaeve Sedai ha detto...»
«Sono certa che ci sarà un posto per alcune di voi!» la interruppe Elayne. «Quelle che desiderano diventare Aes Sedai. Egwene sarà lieta di dare una seconda opportunità a ogni donna della Famiglia che desideri riprovare a ottenere lo scialle. Ma il resto di voi?»
«Ne abbiamo parlato» disse Alise con cautela, stringendo gli occhi. «Diventeremo associate alla Torre, un posto dove le Aes Sedai possano ritirarsi.»
«Di certo non vi trasferirete a Tar Valon, però. A cosa servirebbe che la Famiglia sia un posto per ritirarsi dalla politica delle Aes Sedai se sono così vicino alla Torre Bianca?»
«Presumevamo che saremmo rimaste qui» disse Alise.
«È quello che presumevo anch’io» disse Elayne attentamente. «Ma le supposizioni sono deboli. Voglio darvi delle promesse, invece. Dopotutto, se dovete rimanere a Caemlyn, non vedo ragione per non offrirvi il sostegno diretto della Corona.»
«A quale prezzo?» chiese Alise. Sumeko stava osservando con un cipiglio confuso.
«Non sarà molto» disse Elayne. «In effetti, non sarà affatto un prezzo. Un favore occasionale, come quello che avete fatto alla Corona in passato.»
Il giardino rimase immobile. Deboli richiami dalla città sottostante si levarono nell’aria e i rami tremolarono al vento, lasciando cadere foglie brune tra Elayne e la Famiglia.
«Questo suona pericoloso» disse Alise, prendendo un sorso del suo tè. «Di certo non stai suggerendo che organizziamo una Torre Biancarivale qui a Caemlyn.»
«Nulla del genere» si affrettò a dire Elayne. «Io stessa sono Aes Sedai, dopotutto. Ed Egwene ha detto che avrebbe lasciato continuare la Famiglia come prima, sempre che accettino la sua autorità.»
«Non sono certa che vogliamo 'continuare come prima’» disse Alise. «La Torre Bianca ci ha lasciato a vivere le nostre vite nel terrore di essere scoperte. Ma per tutto il tempo ci stavano usando. Più ci riflettiamo, meno la cosa ci... diverte.»
«Parla per te, Alise» disse Sumeko. «Io intendo essere sottoposta alla prova e tornare alla Torre. Bada, io mi unirò alla Gialla, bada a quello che dico.»
«Forse, ma non ammetteranno me» disse Alise. «Sono troppo debole nel Potere. Non accetterò qualche mezza misura, costretta a prostrarmi e inchinarmi ogni volta che una Sorella viene a chiedermi di lavarle i vestiti. Ma non smetterò nemmeno di incanalare. Io noncederò. Egwene Sedai ha parlato di lasciar continuare la Famiglia, ma se lo facciamo, saremo in grado di utilizzare l’Unico Potere apertamente?»