Fece anco non ha molto il Bronzino a don Silvano Razzi monaco di Camaldoli nel monasterio degl'Angeli di Firenze, che è molto suo amico, in un quadro alto quasi un braccio e mezzo una Santa Caterina tanto bella e ben fatta, ch'ella non è inferiore a niun'altra pittura di mano di questo nobile artefice. Intanto che non pare che le manchi se non lo spirito e quella voce che con[fuse] il tiranno e confessò Cristo suo sposo dilettissimo insino all'ultimo fiato. Onde niuna cosa ha quel padre, come gentile che è veramente, la quale egli più stimi et abbia in pregio, che quel quadro.
Fece Agnolo un ritratto di don Giovanni cardinale de' Medici, figliuolo del duca Cosimo, che fu mandato in corte dell'imperatore alla reina Giovanna; e dopo quello del signor don Francesco prencipe di Fiorenza, che fu pittura molto simile al vero e fatta con tanta diligenza, che par miniata.
Nelle nozze della reina Giovanna d'Austria, moglie del detto Principe, dipinse in tre tele grandi, che furono poste al ponte alla Carraia, come si dirà in fine, alcune storie delle nozze d'Imeneo, in modo belle che non parvero cose da feste, ma da essere poste in luogo onorato per sempre, così erano finite e condotte con diligenza. Et al detto signor Prencipe ha dipinto, sono pochi mesi, un quadretto di piccole figure, che non ha pari, e si può dire che sia di minio veramente. E perché in questa sua presente età d'anni sessantacinque non è meno inamorato delle cose dell'arte che fusse da giovane, ha tolto a fare finalmente, come ha voluto il Duca, nella chiesa di San Lorenzo, due storie a fresco nella facciata a canto all'organo, nelle quali non ha dubbio che riuscirà quell'eccellente Bronzino che è stato sempre.
Si è dilettato costui e dilettasi ancora assai della poesia, onde ha fatto molti capitoli e sonetti, una parte de' quali sono stampati. Ma sopra tutto (quanto alla poesia) è maraviglioso nello stile e capitoli bernieschi, intanto che non è oggi chi faccia in questo genere di versi meglio, né cose più bizarre e capricciose di lui, come un giorno si vedrà, se tutte le sue opere, come si crede e spera, si stamperanno.
È stato et è il Bronzino dolcissimo e molto cortese amico, di piacevole conversazione, et in tutti i suoi affari è molto onorato; è stato liberale et amorevole delle sue cose quanto più può essere un artefice e nobile come è egli. È stato di natura quieto e non ha mai fatto ingiuria a niuno, et ha sempre amato tutti i valent'uomini della sua professione, come sappiamo noi che abbiam tenuta insieme stretta amicizia anni quarantatré, cioè dal 1524 insino a questo anno, perciò che cominciai in detto tempo a conoscerlo et amarlo, allora che lavorava alla Certosa col Puntormo, l'opere del quale andava io giovinetto a disegnare in quel luogo.
Molti sono stati i creati e' discepoli del Bronzino. Ma il primo (per dire ora degl'accademici nostri) è Alessandro Allori, il quale è stato amato sempre dal suo maestro, non come discepolo, ma come proprio figliuolo, e sono vivuti e vivono insieme con quello stesso amore fra l'uno e l'altro che è fra buon padre e figliuolo. Ha mostrato Alessandro in molti quadri e ritratti, che ha fatto insino a questa sua età di trenta anni, esser degno discepolo di tanto maestro e che cerca con la diligenza e continuo studio di venire a quella più rara perfezzione, che dai begli et elevati ingegni si disidera.
Ha dipinta e condotta tutta di sua mano con molta diligenza la cappella de' Montaguti, nella chiesa della Nunziata, cioè la tavola a olio e le facce e la volta a fresco; nella tavola è Cristo in alto e la Madonna in atto di giudicare, con molte figure in diverse attitudini e ben fatte, ritratte dal Giudizio di Michelagnolo Buonarroti; d'intorno a detta tavola, due di sotto e due di sopra, sono nella medesima facciata quattro figure grandi in forma di Profeti o vero Evangelisti, e nella volta sono alcune Sibille e Profeti condotti con molta fatica e studio e diligenza, avendo cerco imitare negli ignudi Michelagnolo. Nella facciata che è a man manca guardando l'altare, è Cristo fanciullo che disputa nel tempio in mezzo a' Dottori. Il qual putto in buona attitudine mostra arguire a' quisiti loro; et i Dottori et altri, che stanno attentamente a udirlo, sono tutti variati di volti, d'attitudini e d'abiti, e fra essi sono ritratti di naturale molti degl'amici di esso Alessandro, che somigliano. Dirimpetto a questa, nell'altra faccia, è Cristo che caccia del tempio coloro che ne facevano, vendendo e comperando, un mercato et una piazza, con molte cose degne di considerazione e di lode. E sopra queste due sono alcune storie della Madonna, nella volta figure e non molto grandi, ma sì bene assai acconciamente graziose, con alcuni edifizii e paesi, che mostrano nel loro essere l'amore che porta all'arte e 'l cercare la perfezzione del disegno et invenzione. E dirimpetto alla tavola, su in alto, è una storia d'Ezechia quando vide una gran moltitudine d'ossa ripigliare la carne e rivestirsi le membra; nella quale ha mostro questo giovane quando egli desideri posseder la notomia del corpo umano, e d'averci atteso, e studiarla, e nel vero in questa prima opera d'importanza ha mostro, nelle nozze di sua altezza con figure di rilievo e storie dipinte, e dato gran saggio e speranza di sé e va continuando, d'avere a farsi eccellente pittore, avendo questa et alcune altre opere minori, come ultimamente in un quadretto pieno di figure piccole a uso di minio che ha fatto per don Francesco principe di Fiorenza, che è lodatissimo, et altri quadri e ritratti ha condotto con grande studio e diligenza per farsi pratico et acquistare gran maniera.
Ha anco mostro buona pratica e molta destrezza un altro giovane, pur creato del Bronzino nostro accademico, chiamato Giovanmaria Butteri, per quel che fece, oltre a molti quadri et altre opere minori, nell'essequie di Michelagnolo e nella venuta della detta serenissima reina Giovanna a Fiorenza.
È stato anco discepolo, prima del Puntormo e poi del Bronzino, Cristofano dell'Altissimo pittore, il quale, dopo aver fatto in sua giovanezza molti quadri a olio et alcuni ritratti, fu mandato dal signor duca Cosimo a Como a ritrarre dal museo di monsignor Giovio molti quadri di persone illustri fra una infinità che in quel luogo ne raccolse quell'uomo raro de' tempi nostri, oltre a molti che ha provisti di più, con la fatica di Giorgio Vasari, il duca Cosimo, che di tutti questi ritratti se ne farà uno indice nella tavola di questo libro per non occupare in questo ragionamento troppo luogo; nel che fare si adoperò Cristofano con molta diligenza e di maniera in questi ritratti, che quelli che ha ricavato insino a oggi, e che sono in tre fregiature d'una guardaroba di detto signor Duca, come si dirà altrove de' sua ornamenti, passano il numero di dugentoottanta, fra pontefici, imperatori, re et altri principi, capitani d'eserciti, uomini di lettere, et insomma per alcuna cagione illustri e famosi. E per vero dire abbiàn grande obligo a questa fatica e diligenza del Giovio e del Duca, perciò che non solamente le stanze de' principi, ma quelle di molti privati si vanno adornando de' ritratti o d'uno o d'altro di detti uomini illustri, secondo le patrie, famiglie et affezione di ciascuno. Cristofano adunque fermatosi in questa maniera di pitture, che è secondo il genio suo o vero inclinazione, ha fatto poco altro, come quegli che dee trarre di questa onore et utile a bastanza.
Sono ancora creati del Bronzino Stefano Pieri e Lorenzo dello Sciorina, che l'uno e l'altro hanno nelle esequie di Michelagnolo e nelle nozze di sua altezza adoperato sì, che sono stati conumerati fra i nostri accademici.
Della medesima scuola del Puntormo e Bronzino è anche uscito Batista Naldini, di cui si è in altro luogo favellato, il quale dopo la morte del Puntormo, essendo stato in Roma alcun tempo et atteso con molto studio all'arte, ha molto acquistato e si è fatto pratico e fiero dipintore, come molte cose ne mostrano che ha fatto al molto reverendo don Vincenzio Borghini, il quale se n'è molto servito et ha aiutatolo insieme con Francesco da Poppi, giovane di grande speranza e nostro accademico, che s'è portato bene nelle nozze di sua altezza, et altri suoi giovani, i quali don Vincenzio va continuamente esercitandogli et aiutandogli. Di Batista si è servito già più di due anni e serve ancora il Vasari nell'opere del palazzo ducale di Firenze, dove, per la concorrenza di molti altri che nel medesimo luogo lavoravano, ha molto acquistato, di maniera che oggi è pari a qual si voglia altro giovane della nostra Accademia. E quello che molto piace a chi di ciò ha giudizio, si è che egli è spedito e fa l'opere sue senza stento. Ha fatto Batista in una tavola a olio, che è in una cappella della Badia di Fiorenza de' monaci neri, un Cristo che porta la croce, nella quale opera sono molto buone figure, e tuttavia ha fra mano altre opere, che lo faranno conoscere per valent'uomo.