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È nella medesima maniera creato del Vasari et accademico Iacopo di maestro Piero Zucca fiorentino, giovane di venticinque o ventisei anni, il quale, avendo aiutato al Vasari fare la maggior parte delle cose di palazzo et in particolare il palco della sala maggiore, ha tanto acquistato nel disegno e nella pratica de' colori, con molta sua fatica, studio et assiduità, che si può oggi annoverare fra i primi giovani pittori della nostra Accademia. E l'opere che ha fatto da sé solo nell'essequie di Michelagnolo, nelle nozze dell'illustrissimo signor Principe et altre a diversi amici suoi, nelle quali ha mostro intelligenza, fierezza, diligenza, grazia e buon giudizio, l'hanno fatto conoscere per giovane virtuoso e valente dipintore, ma più lo faranno quelle che da lui si possono sperare nell'avenire, con tanto onore della sua patria quanto gli abbia fatto in alcun tempo altro pittore.

Parimente fra gl'altri giovani pittori dell'Accademia si può dire ingegnoso e valente Santi Tidi, il quale, come in altri luoghi s'è detto, dopo essersi molti anni esercitato in Roma, è tornato finalmente a godersi Fiorenza, la quale ha per sua patria, se bene i suoi maggiori sono dal Borgo San Sepolcro et in quella città d'assai orrevole famiglia. Costui nell'essequie del Buonarruoto, e nelle dette nozze della serenissima Principessa, si portò certo nelle cose che dipinse bene affatto, ma maggiormente e con molta et incredibile fatica nelle storie che dipinse nel teatro, che fece per le medesime nozze all'illustrissimo signor Paol Giordano Orsino, duca di Bracciano, in sulla piazza di San Lorenzo, nel quale dipinse di chiaro scuro in più pezzi di tele grandissime istorie de' fatti d'i più uomini illustri di casa Orsina. Ma quello che vaglia si può meglio vedere in due tavole che sono fuori di sua mano, una delle quali è in Ogni Santi o vero San Salvadore di Firenze (che così è chiamato oggi) già chiesa de' padri Umiliati et oggi de' Zoccolanti, nella quale è la Madonna in alto et a basso San Giovanni, San Girolamo et altri Santi. E nell'altra, che è in San Giuseppo dietro a Santa Croce, alla cappella de' Guardi, è una Natività del Signore fatta con molta diligenzia e con molti ritratti di naturale, senza molti quadri di Madonne et altri ritratti, che ha fatto in Roma et in Fiorenza e pitture lavorate in Vaticano, come s'è detto di sopra. Sono anco della medesima Accademia alcun'altri giovani pittori, che si sono adoperati negl'apparati sopra detti, parte fiorentini e parte dello stato.

Alessandro del Barbiere fiorentino, giovane di venticinque anni, oltre a molte altre cose, dipinse in palazzo per le dette nozze, con disegni et ordine del Vasari, le tele delle facciate della sala grande, dove sono ritratte le piazze di tutte le città del dominio del signor Duca, nelle quali si portò certo molto bene e mostrossi giovane giudizioso e da sperare ogni riuscita.

Hanno similmente aiutato al Vasari in queste et altre opere molti altri suoi creati et amici: Domenico Benci, Alessandro Fortori d'Arezzo, Stefano Veltroni suo cugino et Orazio Porta, amendue dal Monte San Savino, Tomaso del Verrocchio.

Nella medesima Accademia sono anco molti eccellenti artefici forestieri de' quali si è parlato a lungo di sopra in più luoghi; e però basterà che qui si sappino i nomi, acciò siano fra gl'altri accademici in questa parte annoverati. Sono dunque Federigo Zucchero, Prospero Fontana e Lorenzo Sabatini bolognesi, Marco da Faenza, Tiziano Vecello, Paulo Veronese, Giuseppo Salviati, il Tintoretto, Alessandro Vittoria, il Danese scultori, Batista Farinato veronese pittore, et Andrea Palladio architetto.

Ora per dire similmente alcuna cosa degli scultori accademici e dell'opere loro, nelle quali non intendo molto volere allargarmi, per esser essi vivi e per lo più di chiarissima fama e nomea, dico che Benvenuto Cellini cittadino fiorentino (per cominciarmi dai più vecchi e più onorati), oggi scultore, quando attese all'orefice in sua giovanezza, non ebbe pari, né aveva forse in molti anni in quella professione et in fare bellissime figure di tondo e basso rilievo e tutte altre opere di quel mestiero: legò gioie et adornò di castoni maravigliosi, con figurine tanto ben fatte et alcuna volta tanto bizzarre e capricciose, che non si può, né più, né meglio imaginare. Le medaglie ancora, che in sua gioventù fece d'oro e d'argento, furono condotte con incredibile diligenza, né si possono tanto lodare che basti. Fece in Roma a papa Clemente Settimo un bottone da piviale bellissimo accomodandovi ottimamente una punta di diamante intornata da alcuni putti fatti di piastra d'oro et un Dio Padre mirabilmente lavorato, onde oltre al pagamento ebbe in dono da quel Papa l'ufizio d'una mazza.

Essendogli poi dal medesimo Pontefice dato a fare un calice d'oro, la coppa del quale dovea esser retta da figure rappresentanti le Virtù teologiche, lo condusse assai vicino al fine con artifizio maravigliosissimo. Ne' medesimi tempi non fu chi facesse meglio, fra molti che si provarono, le medaglie di quel Papa di lui, come ben sanno coloro che le videro e n'hanno. E perché ebbe per queste cagioni cura di fare i conii della Zecca di Roma, non sono mai state vedute più belle monete di quelle che allora furono stampate in Roma. E perciò dopo la morte di Clemente, tornato Benvenuto a Firenze, fece similmente i conii con la testa del duca Alessandro per le monete per la Zecca di Firenze, così belli e con tanta diligenza, che alcune di esse si serbano oggi come bellissime medaglie antiche e meritamente, perciò che in queste vinse se stesso. Datosi finalmente Benvenuto alla scultura et al fare di getto, fece in Francia molte cose di bronzo, d'argento e d'oro mentre stette al servizio del re Francesco in quel regno. Tornato poi alla patria e messosi al servizio del duca Cosimo, fu prima adoperato in alcune cose da orefice, et in ultimo datogli a fare alcune cose di scultura, onde condusse di metallo la statua del Perseo, che ha tagliata la testa a Medusa, la quale è in piazza del Duca vicina alla porta del palazzo del Duca, sopra una basa di marmo con alcune figure di bronzo bellissime alte circa un braccio et un terzo l'una, la quale tutta opera fu condotta veramente con quanto studio e diligenza si può maggiore a perfezzione e posta in detto luogo degnamente a paragone della Iudit di mano di Donato, così famoso e celebrato scultore. E certo fu maraviglia, che essendosi Benvenuto esercitato tanti anni in far figure piccole, ci condusse poi con tanta eccellenza una statua così grande.

Il medesimo ha fatto un Crucifisso di marmo tutto tondo e grande quanto il vivo, che per simile è la più rara e bella scultura che si possa vedere. Onde lo tiene il signor Duca, come cosa a sé carissima, nel palazzo de' Pitti, per collocarlo alla cappella o vero chiesetta che fa in detto luogo, la qual chiesetta non poteva a questi tempi avere altra cosa più di sé e di sì gran prencipe; et insomma non si può quest'opera tanto lodare, che basti.

Ora, se bene potrei molto più allargarmi nell'opere di Benvenuto, il quale è stato in tutte le sue cose animoso, fiero, vivace, prontissimo e terribilissimo, e persona che ha saputo purtroppo dire il fatto suo con i prìncipi, non meno che le mani e l'ingegno adoperare nelle cose dell'arti, non ne dirò qui altro, atteso che egli stesso ha scritto la vita e l'opere sue, et un trattato dell'oreficeria e del fondere e gettar di metallo con altre cose attenenti a tali arti e della scultura con molto più eloquenza et ordine che io qui per aventura non saprei fare. E però quanto a lui, basti questo breve sommario delle sue più rare opere principali.