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Francesco di Giuliano da San Gallo scultore, architetto et accademico, di età oggi di settanta anni, ha condotto, come si è detto nella vita di suo padre et altrove, molte opere di scultura: le tre figure di marmo alquanto maggior del vivo, che sono sopra l'altare della chiesa d'Or San Michele, Santa Anna, la Vergine e Cristo fanciullo, che sono molto lodate figure. Alcun'altre statue, pur di marmo, alla sepoltura di Piero de' Medici a Monte Casino; la sepoltura, che è nella Nunziata, del vescovo de' Marzi, e quella di monsignor Giovio, scrittore delle storie de' suoi tempi. Similmente d'architettura ha fatto il medesimo, et in Fiorenza et altrove, molte belle e buon'opere et ha meritato, per le sue buone qualità, di esser sempre stato come loro creatura favorito della casa de' Medici, per la servitù di Giuliano suo padre, onde il duca Cosimo, dopo la morte di Baccio d'Agnolo, gli diede il luogo che colui aveva d'architettore del duomo di Firenze.

Dell'Amannato, che è anch'egli fra i primi de' nostri accademici, essendosi detto a bastanza nella descrizione dell'opere di Iacopo Sansovino, non fa bisogno parlarne qui altrimenti.

Dirò bene che sono suoi creati et accademici Andrea Calamech da Carrara, scultore molto pratico, che ha sotto esso Amannato condotto molte figure et il quale dopo la morte di Martino sopra detto è stato chiamato a Messina nel luogo che là tenne già fra' Giovan Agnolo, nel qual luogo s'è morto. E Batista di Benedetto, giovane che ha dato saggio di dovere, come farà, riuscire eccellente, avendo già mostro in molte opere che non è meno del detto Andrea, né di qual si vogl'altro de' giovani scultori accademici, di bell'ingegno e giudizio.

Vincenzio de' Rossi da Fiesole scultore, anch'egli architetto et accademico fiorentino, è degno che in questo luogo si faccia di lui alcuna memoria, oltre quello che se n'è detto nella vita di Baccio Bandinelli, di cui fu discepolo. Poi dunque che si fu partito da lui, diede gran saggio di sé in Roma, ancor che fusse assai giovane, nella statua che fece nella Ritonda d'un S. Giuseppo con Cristo fanciullo di dieci anni, ambidue figure fatte con buona pratica e bella maniera. Fece poi nella chiesa di Santa Maria della Pace due sepolture, con i simulacri di coloro che vi son dentro sopra le casse e di fuori nella facciata alcuni Profeti di marmo di mezzo rilievo e grandi quanto il vivo, che gl'acquistarono nome di eccellente scultore, onde gli fu poi allogata dal popolo romano la statua che fece di papa Paulo Quarto, che fu posta in Campidoglio, la quale condusse ottimamente. Ma ebbe quell'opera poco vita, perciò che, morto quel Papa, fu rovinata e gettata per terra dalla plebaccia, che oggi quegli stessi perseguita fieramente che ieri aveva posti in cielo. Fece Vincenzio dopo la detta figura, in uno stesso marmo, due statue poco maggiori del vivo, cioè un Teseo re d'Atene, che ha rapito Elena e se la tiene in braccio in atto di conoscerla, con una troia sotto i piedi. Delle quali figure non è possibile farne altre con più diligenza, studio, fatica e grazia. Per che andando il duca Cosimo de' Medici a Roma, et andando a vedere non meno le cose moderne degne d'essere vedute, che l'antiche, vide, mostrandogliene Vincenzio, le dette statue, e le lodò sommamente, come meritavano; onde Vincenzio, che è gentile, le donò cortesemente, et insieme gl'offerse in quello potesse l'opera sua. Ma sua eccellenza avendole condotte indi a non molto a Firenze nel suo palazzo de' Pitti, gliel'ha pagate buon pregio. Et avendo seco menato esso Vincenzio, gli diede non molto dopo a fare di marmo, in figure maggiori del vivo e tutte tonde, le fatiche d'Ercole, nelle quali va spendendo il tempo, e già n'ha condotte a fine quando egli uccide Cacco e quando combatte con il Centauro. La quale tutta opera, come è di suggetto altissima e faticosa, così si spera debba essere per artificio et eccellente opera, essendo Vincenzio di bellissimo ingegno, di molto giudizio, et in tutte le sue cose d'importanza molto considerato.

Né tacerò che sotto la costui disciplina attende con sua molta lode alla scultura Illarione Ruspoli, giovane e cittadin fiorentino, il quale non meno degli altri suoi pari accademici ha mostro di sapere et avere disegno e buona pratica in fare statue, quando insieme con gl'altri n'ha avuto occasione nell'essequie di Michelagnolo e nell'apparato delle nozze sopra dette.

Francesco Camilliani, scultore fiorentino et accademico, il quale fu discepolo di Baccio Bandinelli, dopo aver dato in molte cose saggio di essere buono scultore, ha consumato quindici anni negl'ornamenti delle fonti, dove n'è una stupendissima, che ha fatto fare il signor don Luigi di Tolledo al suo giardino di Fiorenza. I quali ornamenti intorno a ciò sono diverse statue d'uomini e d'animali in diverse maniere, ma tutti ricchi e veramente reali e fatti senza risparmio di spesa. Ma in fra l'altre statue che ha fatto Francesco in quel luogo, due maggiori del vivo, che rappresentano Arno e Mugnone fiumi, sono di somma bellezza, e particolarmente il Mugnone, che può stare al paragone di qual si voglia statua di maestro eccellente. Insomma tutta l'architettura et ornamenti di quel giardino sono opera di Francesco il quale l'ha fatto per ricchezza di diverse varie fontane sì fatto, che non ha pari in Fiorenza, né forse in Italia. E la fonte principale, che si va tuttavia conducendo a fine, sarà la più ricca e sontuosa che si possa in alcun luogo vedere, per tutti quelli ornamenti che più ricchi e maggiori possono immaginarsi e per gran copia d'acque, che vi saranno abbondantissime d'ogni tempo.

È anco accademico, e molto in grazia de' nostri prìncipi per le sue virtù, Giovan Bologna da Douay, scultore fiamingo, giovane veramente rarissimo. Il quale ha condotto con bellissimi ornamenti di metallo la fonte che nuovamente si è fatta in sulla piazza di San Petronio di Bologna, dinanzi al palazzo de' Signori, nella quale sono, oltre gl'altri ornamenti, quattro Serene in su' canti bellissime, con varii putti attorno a maschere bizzarre e straordinarie; ma quello che più importa, ha condotto sopra e nel mezzo di detta fonte un Nettunno di braccia sei, che è un bellissimo getto, e figura studiata e condotta perfettamente.

Il medesimo, per non dire ora quante opere ha fatto di terra cruda e cotta, di cera e d'altre misture, ha fatto di marmo una bellissima Venere, e quasi condotto a fine al signor Prencipe un Sansone, grande quanto il vivo, il quale combatte a piedi con due Filistei, e di bronzo ha fatto la statua d'un Bacco maggior del vivo e tutta tonda, et un Mercurio in atto di volare, molto ingegnoso, reggendosi tutto sopra una gamba et in punta di piè, che è stata mandata all'imperatore Massimiliano come cosa che certo è rarissima. Ma se in fin qui ha fatto molte opere e belle, ne farà molto più per l'avenire e bellissime, avendolo ultimamente fatto il signor Prencipe accomodare di stanze in palazzo e datoli a fare una statua di braccia cinque d'una Vittoria con un prigione, che va nella sala grande dirimpetto a un'altra di mano di Michelagnolo. Farà per quel Principe opere grandi e d'importanza, nelle quali averà largo campo di mostrare la sua molta virtù. Hanno di mano di costui molte opere e bellissimi modelli di cose diverse Messer Bernardo Vecchietti gentiluomo fiorentino, e maestro Bernardo di monna Mattea muratore ducale, che ha condotto tutte le fabriche disegnate dal Vasari con gran eccellenza.

Ma non meno di costui i suoi amici e d'altri scultori accademici è giovane veramente raro e di bello ingegno Vincenzio Danti perugino, il quale si ha eletto, sotto la protezzione del duca Cosimo, Fiorenza per patria. Attese costui essendo giovinetto all'orefice, e fece in quella professione cose da non credere. E poi datosi a fare di getto, gli bastò l'animo, di venti anni, gettare di bronzo la statua di papa Giulio Terzo alta quattro braccia, che sedendo dà la benedizione, la quale statua, che è ragionevolissima, è oggi in sulla piazza di Perugia. Venuto poi a Fiorenza al servizio del signor duca Cosimo, fece un modello di cera bellissimo maggior del vivo d'un Ercole che fa scoppiare Anteo, per farne una figura di bronzo, da dovere essere posta sopra la fonte principale del giardino di Castello, villa del detto signor Duca; ma fatta la forma addosso al detto modello, nel volere gettarla di bronzo non venne fatta, ancora che due volte si rimetessi, o per mala fortuna, o perché il metallo fusse abruciato, o altra cagione.