Parimente un fratello di costui, detto Stoldo di Gino Lorenzi, giovane di trenta anni, si è portato di maniera infino a ora in molte opere di sculture, che si può con verità oggi annoverare fra i primi giovani della sua professione e porre fra loro ne' luoghi più onorati. Ha fatto in Pisa di marmo una Madonna annunziata dall'Angelo, che l'ha fatto conoscere per giovane di bello ingegno e giudizio. Et un'altra bellissima statua gli fece fare Luca Martini in Pisa, che poi dalla signora duchessa Leonora fu donata al signor don Garzia di Tolledo suo fratello, che l'ha posta in Napoli al suo giardino di Chiaia. Ha fatto il medesimo con ordine di Giorgio Vasari, nel mezzo della facciata del palazzo de' Cavalieri di Santo Stefano in Pisa e sopra la porta principale, un'arme del signor Duca gran Mastro, di marmo, grandissima, messa in mezzo da due statue tutte tonde, la Religione e la Giustizia, che sono veramente bellissime e lodatissime da tutti coloro che se n'intendono. Gli ha poi fatto fare il medesimo signore, per lo suo giardino de' Pitti, una fontana simile al bellissimo trionfo di Nettunno, che si vide nella superbissima mascherata che fece sua eccellenza nelle dette nozze del signor Principe illustrissimo. E questo basti quanto a Stoldo Lorenzi, il quale è giovane e va continuamente lavorando et acquistandosi maggiormente, fra' suoi compagni accademici, fama et onore.
Della medesima famiglia de' Lorenzi da Settignano è Batista, detto del Cavaliere, per esser stato discepolo del cavaliere Baccio Bandinelli; il quale ha condotto di marmo tre statue grandi quanto il vivo, le quali gli ha fatto fare Bastiano del Pace cittadin fiorentino, per i Guadagni, che stanno in Francia, e' quali l'hanno poste in un loro giardino, e sono una Primavera ignuda, una State et un Verno, che deono essere accompagnate da un Autunno, le quali statue da molti che l'hanno vedute sono state tenute belle e ben fatte oltre modo. Onde ha meritato Batista di essere stato eletto dal signor Duca a fare la cassa con gl'ornamenti et una delle tre statue che vanno alla sepoltura di Michelagnolo Buonarruoti, le quali fanno con disegno di Giorgio Vasari sua eccellenza e Lionardo Buonarruoti; la quale opera si vede che Batista va conducendo ottimamente a fine con alcuni putti e la figura di esso Buonarruoto dal mezzo in su.
La seconda delle dette tre figure che vanno al detto sepolcro, che hanno a essere la Pittura, Scultura et Architettura, si è data a fare a Giovanni di Benedetto da Castello, discepolo di Baccio Bandinelli et accademico, il quale lavora per l'Opera di Santa Maria del Fiore l'opere di basso rilievo che vanno d'intorno al coro, che oggimai è vicino alla sua perfezzione, nelle quali va molto imitando il suo maestro e si porta in modo, che di lui spera ottima riuscita; né avverrà altrimenti, perciò che è molto assiduo a lavorare et agli studii della sua professione.
E la terza si è allogata a Valerio Cioli da Settignano, scultore et accademico, perciò che l'altre opere che ha fatto in sin qui sono state tali, che si pensa abbia a riuscire la detta figura sì fatta, che non fia se non degna di essere al sepolcro di tant'uomo collocata. Valerio, il quale è giovane di ventisei anni, ha in Roma al giardino del cardinale di Ferrara a Monte Cavallo restaurate molte antiche statue di marmo, rifacendo a chi braccia, a chi piedi, et ad altra altre parti, che mancavano. Et il simile ha fatto poi nel palazzo de' Pitti a molte statue, che v'ha condotto per ornamento d'una gran sala il Duca, il quale ha fatte fare al medesimo di marmo la statua di Morgante nano ignuda, la quale è tanto bella e così simile al vero riuscita, che forse non è mai stato veduto altro mostro così ben fatto, né condotto con tanta diligenza simile al naturale e proprio; e parimente gl'ha fatto condurre la statua di Pietro detto Barbino, nano ingegnoso, letterato e molto gentile, favorito dal Duca nostro. Per le quali dico tutte cagioni ha meritato Valerio che gli sia stata allogata da sua eccellenza la detta statua che va alla sepoltura del Buonarruoto, unico maestro di tutti questi accademici valent'uomini.
Quanto a Francesco Moschino scultore fiorentino, essendosi di lui in altro luogo favellato a bastanza, basta dir qui che anch'egli è accademico, e che sotto la protezzione del duca Cosimo va continuando di lavorare nel Duomo di Pisa e che nell'apparato delle nozze si portò ottimamente negl'ornamenti della porta principale del palazzo ducale.
Di Domenico Poggini similmente, essendosi detto di sopra che è scultore valent'uomo e che ha fatto una infinità di medaglie molto simili al vero et alcun'opere di marmo e di getto, non dirò qui altro di lui se non che meritamente è de' nostri accademici, che in dette nozze fece alcune statue molto belle, le quali furono poste sopra l'arco della Religione al canto alla Paglia, e che ultimamente ha fatto una nuova medaglia del Duca similissima al naturale e molto bella e continuamente va lavorando.
Giovanni Fancegli, o vero, come altri il chiamano, Giovanni da Stocco, accademico, ha fatto molte cose di marmo e di pietra, che sono riuscite buone sculture, e fra l'altre è molto lodata un'arme di palle con due putti et altri ornamenti, posta in alto sopra le due finestre inginocchiate della facciata di ser Giovanni Conti in Firenze.
Et il medesimo dico di Zanobi Lastricati il quale come buono e valente scultore ha condotto e tuttavia lavora molte opere di marmo e di getto, che l'hanno fatto dignissimo d'essere nell'Accademia in compagnia de' sopradetti. E fra l'altre sue cose è molto lodato un Mercurio di bronzo, che è nel cortile del palazzo di Messer Lorenzo Ridolfi, per esser figura stata condotta con tutte quell'avvertenze che si richieggiono.
Finalmente sono stati accettati nell'Accademia alcuni giovani scultori, che nell'apparato detto delle nozze di sua altezza hanno fatto opere onorate e lodevoli. E questi sono stati fra' Giovan Vincenzio de' Servi, discepolo di fra' Giovan Agnolo, Ottaviano del Collettaio, creato di Zanobi Lastricati, e Pompilio Lancia, figliuolo di Baldassarre da Urbino architetto e creato di Girolamo Genga. Il quale Pompilio nella mascherata detta della Geneologia degli dei, ordinata per lo più e quanto alle machine dal detto Baldassarre suo padre, si portò in alcune cose ottimamente.
DESCRIZIONE DELL'OPERE DI GIORGIO VASARI PITTORE ET ARCHITETTO ARETINO
Avendo io in fin qui ragionato dell'opere altrui, con quella maggior diligenza e sincerità che ha saputo e potuto l'ingegno mio, voglio anco nel fine di queste mie fatiche raccòrre insieme e far note al mondo l'opere che la divina bontà mi ha fatto grazia di condurre; perciò che, se bene elle non sono di quella perfezzione che io vorrei, si vedrà nondimeno da chi vorrà con sano occhio riguardarle, che elle sono state da me con istudio, diligenza et amorevole fatica lavorate, e perciò, se non degne di lode, almeno di scusa; sanzaché, essendo pur fuori e veggendosi, non le posso nascondere. E però che potrebbono, per aventura, essere scritte da qualcun altro, è pur meglio che io confessi il vero, et accusi da me stesso la mia imperfezzione, la quale conosco da vantaggio; sicuro di questo, che se, come ho detto, in loro non si vedrà eccellenza e perfezzione, vi si scorgerà per lo meno un ardente disiderio di bene operare, et una grande et indefessa fatica, e l'amore grandissimo che io porto alle nostre arti. Onde averrà secondo le leggi, confessando io apertamente il mio difetto, che me ne sarà una gran parte perdonato.