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— Smettila, dannazione! Vuoi farci perdere il passo? Rood, sei brillo?

— No, te lo giuro. Sono sobrio come un sasso. Lei sta portando i libri di Iff. E tu puoi leggerteli quando ti pare, ma io questa sera devo tornare a casa mia e…

— Tu torni… dove?

— Bisogna che parta. Per piacere!

— Rood… — Tes ebbe una smorfia di rincrescimento. — Vorrei aiutarti. Ma ti rendi conto di come sei conciato? Guardati.

— Cambia la tua toga con la mia, Tes. Ti prego! Avanti!

Tes emise un gemito. Con uno strattone alle redini uscì dalla fila di cavalieri, poi scivolò giù di sella e si afferrò l’orlo della toga, sollevandolo. Con un uguale movimento Rood si sfilò la sua dalla testa, e svelto si cacciò dentro quella dell’amico, mentre gli altri studenti facevano caustiche osservazioni aventi per oggetto l’indecenza e l’ubriachezza. Subito il giovane balzò in sella all’animale, e allungò una mano per tirare in groppa anche Raederle.

— Rood, il mio cavallo è…

— Ci penserà Tes. Vero? È il sauro nella stalla dietro la taverna, e sulla borsa da sella ci sono le iniziali di mia sorella. Ora sali.

Lei riuscì a infilare un piede in una staffa, e Rood la sistemò a sedere davanti a sé, quindi spronò il cavallo al trotto veloce per raggiungere gli altri studenti. Volse la testa. — Grazie, Tes!

Stringendo i denti per i sobbalzi del cavallo sull’acciottolato, Raederle si trattenne dal fare commenti finché non ebbero ripreso posto nella fila dei cavalieri al seguito della piccola processione. Poi, sforzandosi di non scivolare giù dal duro e scomodo bordo della sella, sbottò: — Hai almeno un’idea di quanto ti sei mostrato ridicolo e assurdo?

— E tu sai su cosa stai per mettere gli occhi? I libri privati e personali del mago Iff, aperti. Li ha aperti la stessa Morgol. È qui per farne dono alla Scuola; i Maestri non hanno parlato d’altro per settimane. Inoltre ti dirò che sono sempre stato curioso di conoscerla. Si dice che tutte le informazioni e notizie di qualche rilievo passino attraverso la dimora della Morgol, e che l’arpista del Supremo sia innamorato di lei.

— Deth? — Esaminò quel pensiero con interesse. — Mi chiedo se lei non sappia dove sia, allora. Nessun altro sembra saperlo.

— Se qualcuno può dirlo, questi è lei.

Raederle tacque, ripensando alla misteriosa vista interiore che aveva intuito nello sguardo della Morgol, e al modo in cui ne era stata consapevole. Pian piano lasciarono alle loro spalle le viuzze piene di gente rumorosa. La strada si allargò e risalì verso la sommità del promontorio dove si stagliava l’edificio della Scuola, battuto dal vento. La Morgol si volse a guardare gli uomini che la seguivano con le ceste, e rallentò l’andatura per adeguarsi al loro passo. Girandosi verso l’oceano Raederle scorse la linea scura dell’isola di Hed, velata da piogge lontane. D’improvviso si trovò a domandarsi, con una perplessità nuova, quali segreti fossero racchiusi nel cuore di quell’isoletta così semplice, la cui vita apparentemente priva di storia aveva tuttavia potuto generare il Portatore di Stelle. D’un tratto le parve di vedere, oltre la foschia che celava l’isola, un giovanotto abbronzato e robusto come una quercia che attraversava l’aia fra un granaio e una casa, con i capelli color paglia inzuppati di pioggia.

Quella brevissima e strana visione l’aveva fatta trasalire, e subito Rood s’affrettò a tenerla più salda contro di sé. — Che ti succede?

— Niente. Non lo so. Rood…

— Che c’è?

— Niente.

Una delle guardie si staccò dalla fila e tornò verso di loro. La ragazza fece girare l’animale per appaiarsi ai due giovani con una sciolta destrezza che fece sembrare cavallo e cavallerizza una cosa sola. Si affiancò maggiormente e disse, con fierezza: — Al porto gli studenti della scorta sono stati presentati alla Morgol. Ella desidera sapere chi è la persona che si è unita a noi al posto di Tes.

— Sono Rood di An — si presentò il giovane. — Questa è mia sorella Raederle. Io sono… o almeno lo ero fino a ieri sera, un Maestro Apprendista della Scuola.

— Vi ringrazio, signore. — La ragazza tacque un poco, fissando con attenzione Raederle. L’espressione oscura e corrucciata dei suoi occhi era stata sostituita da uno sguardo un po’ attonito, quasi infantile. In tono improvvisamente vivace disse: — Io sono Lyraluthuin. La figlia della Morgol.

La ragazza bruna spronò di nuovo il cavallo, raggiungendo la testa della processione. Seguendo con lo sguardo la sua figura alta e flessuosa Rood si permise un lieve fischio fra i denti. Sorrise.

— Mi chiedo se alla Morgol non farebbe comodo una scorta, per tornare a Herun.

— Peccato che tu stia andando ad Anuin! — gli ricordò secca Raederle.

— Potrei sempre andare ad Anuin via Herun… ma eccola che torna.

— La Morgol — annunciò Lyra riaccostandosi a loro, — avrebbe molto piacere di parlare con voi.

Rood accelerò l’andatura del cavallo, seguendo la ragazza a lato della fila su per la salita. Seduta mezzo dentro e mezzo fuori dalla sella Raederle, che con una mano si afferrava alla criniera dell’animale e con l’altra a Rood, s’accorse di provare un senso di disagio. Ma la Morgol accolse il loro avvicinarsi con un sorriso cordiale, mostrandosi compiaciuta di vederli.

— E così voi siete i figli di Mathom — disse. — Ho sempre desiderato conoscere vostro padre. Vi siete uniti a noi con gran partecipazione, ho visto, ma certo non mi aspettavo di vedere nella mia scorta colei che ha fama d’essere una delle due donne più belle di An.

— Sono venuta a Caithnard per riferire alcune notizie a Rood — disse soltanto Raederle. Il sorriso della Morgol si spense, mentre annuiva.

— Capisco. Noi abbiamo saputo le ultime notizie solo stamattina, approdando. Notizie che non mi sarei mai aspettata. — Si volse a Rood. — Lyra mi ha detto che non siete più un Maestro Apprendista della Scuola. Avete forse perduto la vostra fede nello studio degli enigmi?

— No. Ho perso solo la pazienza. — Il tono di lui era stato brusco; nel guardarlo Raederle lo vide arrossire, per la prima volta nella sua vita, a quanto ne sapeva lei.

La Morgol disse, cortesemente: — Sì. È quel che è accaduto anche a me. Ho portato qui sette dei libri di Iff, oltre a una ventina d’altri che da secoli tenevamo nella nostra biblioteca, alla Città dei Cerchi, con l’idea di consegnarli alla Scuola. E ho anche un’informazione che, insieme alle notizie venute da Hed, probabilmente scuoterà via la polvere accumulata nella biblioteca dei Maestri.

— Sette! — ansimò Rood. — Voi avete aperto sette libri di Iff?

— No. Soltanto due. È stato il mago in persona, il giorno in cui siamo partiti per Caithnard, ad aprire gli altri cinque.

Rood tirò le redini, arrestando il cavallo così bruscamente che Raederle quasi gli sfuggì dalle braccia. Le guardie alle loro spalle furono costrette ad allargarsi disordinatamente sui due lati per evitare di investirli; i portatori appiedati dovettero fermarsi, e gli studenti che li tallonavano sbandarono l’uno addosso all’altro, imprecando.

— Iff è vivo? — ansimò Rood, come inconscio del caos che aveva creato.

— Sì. Ed è nascosto fra le mie guardie. È sempre stato alla corte di Herun, sotto una forma o un’altra, negli ultimi sette secoli. Ha detto che lo trovava un ottimo posto per imparare, anche nell’antichità. Ha detto… — S’interruppe. Poi abbassò la voce, in tono che vibrava di meraviglia. — Ha detto che era lui il vecchio studioso che anni fa mi aiutò ad aprire due dei suoi libri. Quando per il vecchio studioso venne il tempo di morire, egli diventò il mio falconiere. E poi una delle mie guardie. Era costretto a farlo! Capite? Però dice che questo non gli importava troppo. Ma il giorno stesso in cui si venne a sapere che Morgon era morto, riprese possesso della sua forma fisica.