Raederle distolse lo sguardo da lei e osservò il mare… La sua distesa immensa, la baia a mezzaluna che le sue onde avevano scavato, e la costa che si perdeva verso settentrione, verso altre terre, altri golfi, altri porti. Strinse i pugni. — Qui a Caithnard c’è una nave di mio padre. Posso navigare anche fino a Kraal. Io devo andare al Monte Erlenstar. Vuoi aiutarmi?
Lyra restò a bocca aperta. Raederle vide la sorpresa e l’incertezza balenare sul suo volto. Poi la ragazza strinse forte la lancia, con un colpo deciso affondò ancor di più la punta nel terreno molle, e il suo capo accennò di sì con enfasi. — Io verrò con te!
CAPITOLO TERZO
Quando a tarda sera Lyra condusse le guardie della Morgol a Caithnard, per cercare un alloggio, Raederle andò con loro. La ragazza era passata dalla scuderia della Scuola, dove c’era il cavallo di Rood, e aveva appiccicato alla fronte dell’animale un piccolo groviglio di fili di seta che s’era strappata da un polsino, impregnandoli di un incantesimo. Entro i fili aveva posto mentalmente l’immagine di Rood che ne percorreva l’intero intreccio, a cavallo, in modo che una volta sceso in città egli avrebbe ciecamente e senza pensare seguito un percorso tortuoso fino a perdersi nel dedalo delle stradicciole. E al termine del groviglio di fili, al termine del percorso, Rood sarebbe uscito dall’incantesimo tornando padrone di decidere la sua strada; ma sarebbe stato tardi, perché non avrebbe più trovato né la marea né la nave ad attenderlo. Raederle sapeva bene che egli avrebbe subito sospettato di lei per quello scherzetto; tuttavia non gli sarebbe rimasto altro da fare che tornare ad Anuin a cavallo, via terra. E intanto Bri Corbett, incoraggiato dalle lance delle guardie della Morgol, avrebbe fatto vela per il settentrione.
Alle ragazze della guardia non era stato detto nulla. Cavalcando dietro di loro giù per la collina udì, sopra il monotono frangersi delle onde, le loro risa e frammenti di conversazioni spensierate. Era quasi buio; il vento spingeva il cavallo ad accelerare il passo, ma memore dell’avvertimento di Lyra lei lo trattenne, per non insospettire le altre mostrandosi frettolosa. Per tutta la strada fino a Caithnard le parve di avere incollati sulla schiena gli occhi severi della Morgol.
Si riunì al gruppetto delle colleghe di Lyra in una stradicciola semideserta presso le banchine. Le cinque ragazze si guardavano attorno con aria stupefatta. Una di loro esclamò: — Lyra, ma qui non ci sono altro che dei magazzini!
La bruna non rispose. Si girò a cercare con lo sguardo Raederle, e nel vedere la sua espressione interrogativa la tranquillizzò con un cenno d’intesa, poi fissò le altre. Qualcosa nel suo atteggiamento le azzitti. Le mani di lei si stringevano nervosamente sul manico della lancia. Infine disse, d’un fiato: — Questa notte io partirò per il Monte Erlenstar con Raederle di An. Faccio questo senza il permesso della Morgoclass="underline" sto disertando dalla Guardia. Io non ho potuto proteggere il Principe di Hed quand’era ancora in vita; tutto ciò che posso fare è di andare dal Supremo, scoprire chi l’ha ucciso e farmi dire dov’è costui. Stiamo per partire su una nave del padre di Raederle, con destinazione Kraal. Il comandante della nave non è ancora stato informato della cosa. Io non posso… Volete stare zitte un momento? Lasciatemi finire. Io non posso chiedervi di aiutarmi. Non spero certo che voi commettiate un’azione disgraziata e vergognosa come lasciare la Morgol sola e senza scorta in una città straniera. Non so come io stessa possa fare una cosa simile. Ma ciò che so è che io e Raederle non possiamo farcela a rubare una nave con le nostre sole forze.
Quando tacque, soltanto lo scricchiolio di una finestra smossa dal vento incrinò il pesante silenzio che era caduto intorno a lei. I volti delle ragazze erano rigidi come maschere inespressive. Poi una di loro, una bionda alta e abbronzata le cui trecce incorniciavano un volto attraente, sbottò: — Lyra, sei uscita di senno per caso? — Si volse a Raederle. — Siete impazzite tutte e due?
— No — disse Raederle. — Non c’è marinaio in tutto il reame che acconsentirebbe a portarci là, ma il capitano di mio padre ha già una mezza inclinazione ad andare. Non credo che potrà mai lasciarsi convincere a farlo, però può essere costretto. Lui vi conosce, e una volta che avrà afferrato la situazione penso che non farà troppe discussioni.
— Ma cosa dirà la Morgol? E cosa penserà la nostra gente?
Lyra scosse il capo. — Non lo so. Non me ne importa.
La bionda la fissò a bocca aperta. — Lyra!
— Imer, voi avete tre possibilità di scelta. Potete lasciarci e tornare alla Scuola per informare la Morgol. Potete prenderci e portarci indietro con la forza, cosa questa che recherebbe gravissima offesa alla casa regnante di An, per non parlare dell’offesa fatta a me. E potete venire con noi. La Morgol ha altre venti guardie che attendono a Hlurle per scortarla di nuovo a Corona; non deve far altro che mandar loro un messaggio ed esse la raggiungeranno qui a Caithnard. Sarà perfettamente al sicuro. Comunque non credo che mi piacerebbe sentire quello che direbbe a voi, sapendo che mi avete lasciata andare da sola e senza aiuto verso il Monte Erlenstar.
Un’altra delle ragazze, bruna e robusta, dal tipico rude accento dei montanari di Herun, constatò con fare ragionevole: — Ciò che penserà è che abbiamo disertato tutte quante.
— Goh, ti giuro che con lei mi assumerò io l’intera responsabilità.
— Non potrai certo darle a bere che ci hai costrette con la forza. Lyra, rinuncia a questa pazzia e torniamo alla Scuola — disse Imer.
— No. E se provate a mettermi le mani addosso io darò immediatamente le dimissioni dalla Guardia, tornando ad essere ciò che sono: l’Erede di Herun, a cui voi non potete torcere un capello. — Tacque, fissandole una per una. Un paio di loro imprecarono sottovoce.
— Fin dove pensi che potrai arrivare, con la nave della Morgol a mezza giornata di viaggio dietro di te? Lei può vederti, non scordarlo.
— Avete forse paura? Tutte voi sapete che non potete lasciarmi andare da sola al Monte Erlenstar. Decidete.
— Lyra, noi siamo le guardie scelte della Morgol. Non siamo ladre o criminali. Non sequestriamo la gente. E questa nave…
— Allora tornate pure alla Scuola! — Il disprezzo con cui Lyra lo disse le raggelò. — La scelta è vostra. Tornatevene a Herun con la Morgol. Voi sapete bene quanto me chi era il Portatore di Stelle. Sapete come ha affrontato la morte, mentre il resto del mondo se ne andava con indifferenza per i fatti suoi. Se nessuno andrà a chiedere al Supremo il nome del mago che lo ha ucciso, o informazioni precise sui cambiaforma che lo insidiavano, allora è molto vicino il giorno in cui neppure cento guardie riusciranno a proteggere la Morgol nella sua stessa dimora, a Corona. Se dovrò andare al Monte Erlenstar, io ci andrò. Volete aiutarmi oppure no?
Schierate davanti a loro le cinque ragazze tacquero. Ferma a fianco di Lyra, Raederle vide i loro volti accigliati, imperscrutabili, duri come se stessero per affrontare una battaglia. Poi la meno alta di loro, una ragazza graziosa e bruna con sopracciglia simili a delicati archi sugli occhi nerissimi, disse rassegnata: — Ebbene, se non possiamo costringerti né con le buone né con le cattive, forse il comandante della nave riuscirà a farti ragionare. Sentiamo, come ti proponi di rubare la sua nave?
Quando Lyra ebbe capito che quello era un consenso fece loro segno di rimontare a cavallo. Saltò in sella e il gruppetto la seguì lentamente in ordine sparso. Raederle, portandosi al suo fianco, nel passare in un tratto di strada illuminato dalle luci di una taverna la vide tremare. Per riflesso un lungo brivido scosse anche lei, e d’istinto allungò una mano a toccarle un braccio. La bruna girò la testa. — Questa è ancora la parte più facile… rubare una nave!