— Tristan…
— Se mi lascerete a terra, io camminerò. Tu stessa hai detto che saresti stata disposta ad andarci a piedi. Io ho dovuto ascoltare Eliard piangere nel sonno, quando sognò di Morgon. Aveva spesso incubi terribili. Una notte mi disse di aver visto il volto di Morgon, in sogno, e che non… non lo aveva quasi riconosciuto. Allora fu preso dal desiderio di andare al Monte Erlenstar. Ma era pieno inverno; Tor Oakland disse che quello era il peggior inverno che avesse visto in settant’anni di vita, e lo convinsero ad aspettare.
— Non avrebbe mai potuto valicare il Passo.
— Questo è ciò che gli disse anche Grim Oakland. Voleva partire a ogni costo, però. Allora il Mastro Cannon gli promise che sarebbero partiti loro due insieme, a primavera. E quando è venuta la primavera… — La voce le si ruppe. Per qualche istante restò assolutamente immobile, fissandosi le mani. — È venuta la primavera, e Morgon è morto. E allora Eliard… lui deve lavorare, capisci? Ma qualunque cosa stesse facendo io vedevo nei suoi occhi quella domanda: perché? Così io andrò al Monte Erlenstar per scoprirlo.
Raederle sospirò. Il sole era finalmente emerso dalle foschie mattutine, e le ombre del sartiame si proiettavano sul ponte in disegni complessi. Investito dalla sua luce calda il volto di Tristan apparve un po’ meno cereo, e la fanciulla smise di rabbrividire. Poi aggiunse: — Non cambierò idea, qualunque cosa tu dica.
— Non dipende da me. Stavo pensando a Bri Corbett.
— Lui ha detto che porterà te e Lyra…
— Corbett sa che sono testarda, e non può discutere neppure con le guardie della Morgol. Ma non gli andrà giù di portare con sé anche l’Erede di Hed, specialmente se nessuno al mondo sa dove sei. Potrebbe invertire la rotta e ricondurci tutti a Caithnard.
— Io ho scritto un biglietto per Eliard. Comunque le guardie gli impediranno di far girare la nave.
— No. Non in mare aperto. Qui siamo nelle sue mani. Tristan guardò dolorosamente la scialuppa da cui era uscita. — Potrei nascondermi ancora. Nessuno mi ha visto.
— No. Aspetta. — Raederle cercò di riflettere. — Meglio nella mia cabina. Starai lì. E ti porterò qualcosa da mangiare.
Tristan deglutì a vuoto. — Avevo già fatto conto di stare senza mangiare per un bel pezzo.
— Te la senti di camminare?
Lei si sforzò di annuire. Raederle controllò che il ponte fosse deserto, poi la aiutò a mettersi in piedi e la sostenne lungo la ripida scaletta, conducendola nella sua piccola cabina personale. La fece sedere sul letto, le diede un po’ di vino, e quando un’improvviso rullio la fece rovesciare sfinita sulle coltri le distese addosso il suo mantello. Tristan chiuse gli occhi, così immobile che non sembrava neppure respirare, ma quando Raederle fu sul punto di uscire udì la voce di lei risuonare più calma e sollevata: — Grazie…
Trovò Lyra a prua, avvolta in un pesante mantello e intenta a osservare il sorgere del sole. La ragazza bruna le rivolse uno dei suoi rari quanto impulsivi sorrisi, ma si fece seria nel vedere la sua espressione.
A bassa voce, per non farsi udire da un marinaio, Raederle le comunicò: — Abbiamo un problema.
— Corbett?
— No. Tristan di Hed.
Lyra la fissò incredula. In silenzio, accigliata, ascoltò il breve resoconto di Raederle, poi abbassò gli occhi sul ponte come se potesse vedere la fanciulla addormentata nella cabina. — Non possiamo portarla con noi — disse con decisione.
— Lo so.
— La gente della sua terra ha già sofferto abbastanza durante l’assenza di Morgon; lei è l’Erede di Hed, e deve essere… Quanti anni ha?
— Quindici, forse. Ha lasciato un biglietto. — Si passò una mano sugli occhi. — Se adesso Bri Corbett tornasse a Caithnard, potremmo discutere con lui fino a farci venire i capelli bianchi ma non consentirebbe mai a ripartire per il nord.
— Se tornassimo indietro — la corresse Lyra, — ci troveremmo di fronte la nave della Morgol. Ma Tristan dev’essere ricondotta a Hed. Glielo hai detto?
— No. Avevo bisogno di tempo per riflettere. Corbett ha detto che dovremo fermarci a imbarcare provviste. Potremmo trovare una nave mercantile che la riporti indietro.
— E lei sarebbe d’accordo?
— Per il momento non è in condizione di discutere. Non ha mai lasciato Hed in vita sua. Dubito che abbia anche una vaga idea di dove si trovi il Monte Erlenstar. Probabilmente non ha mai neppure visto una montagna. Ma ha… sembra che abbia la stessa testardaggine di Morgon. Se la mettessimo su un’altra nave mentre ha ancora il mal di mare, non capirebbe dove sta andando finché non fosse in grado di alzarsi dal letto. So che può sembrare impietoso, ma se le accadesse qualcosa fra qui e il Monte Erlenstar, questo desterebbe una terribile impressione e non solo a Hed, ma in tutto il reame. I mercanti dovranno aiutarci.
— Credi che dovremmo parlare a Bri Corbett?
— Invertirebbe immediatamente la rotta.
— Già! — Con una smorfia Lyra lasciò scorrere lo sguardo sulla bianca linea di frangenti che orlavano la costa di Ymris. — E per me non sarebbe molto divertente affrontare la Morgol.
— Io non tornerò ad Anuin — sussurrò Raederle. — Forse Tristan non ci perdonerà mai, però avrà le risposte che cerca, lo giuro sulle ossa di tutti i morti di An. E lo giurò sul nome del Portatore di Stelle.
Lyra ebbe un fremito. — Questo — sussurrò a disagio, — suona troppo definitivo; quasi che fosse l’unica cosa a cui desideri dedicare la tua esistenza.
Tristan dormì per la maggior parte del giorno. A sera Raederle le portò una ciotola di zuppa delicata; lei si alzò a sedere e ne mangiò un poco. Poi, mentre il freddo vento dell’ovest gravido degli odori della costa scuoteva con forza la velatura, il suo visetto scomparve di nuovo sotto le coperte. Raederle la udì gemere e ne fu impietosita. Nel casotto di poppa, invece, Bri Corbett era d’umore compiaciuto.
— Se il vento tiene, saremo a Caerweddin prima di mezzodì — comunicò a Raederle quando entrò a dargli la buonanotte. — È un ottimo vento. Ci fermeremo non più di un paio d’ore per i rifornimenti, e potremo salpare prima che sopraggiungano eventuali inseguitori.
— Verrebbe quasi da pensare — commentò Raederle quando scese nella cabina di Lyra per farsi prestare un cuscino, poiché Tristan s’era addormentata sopra i suoi, — che il viaggio sia stata una sua idea fin dal principio. — La giovane donna si improvvisò un giaciglio sul pavimento, dove trascorse una notte piuttosto scomoda, e quando il mattino dopo si svegliò scoprì di sentirsi a pezzi e stordita. Vacillò sul ponte invaso dal sole in cerca di calore e d’aria fresca con cui riempirsi i polmoni, e sulla prua trovò Bri Corbett che stava borbottando qualcosa fra sé.
— Non vengono da Kraal, e non possono neppure essere navi mercantili di Ymris. Troppo basse e snelle — disse, fissando il mare. Raederle, occupata a districarsi i capelli che il vento le avvolgeva intorno alla faccia, sbarrò gli occhi nell’accorgersi che da nord stava sopraggiungendo una mezza dozzina di navi, dirette verso di loro. Avevano scafi bassi e sottili, a un solo albero, con vele di un azzurro intenso bordate in argento. Corbett abbatté un pugno sulla balaustra con un’imprecazione. — Per le ossa di Madir! Erano dieci anni che non vedevo navi di questo genere; da quando sono al servizio di vostro padre. Ma a Caithnard non ho sentito una parola di questa faccenda.