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Il viaggio su per il fiume fu lungo, noioso e scomodo. Il corso d’acqua nasceva dall’Ose, a cui fungeva da scolmatore, ma la piena aveva invaso disastrosamente numerosi villaggi e fattorie. Risalire la corrente era difficile, e la chiatta doveva evitare continuamente grossi alberi sradicati, banchi di sabbia, fondali fangosi dove imputridivano le carogne di animali morti. Corbett era costretto a fermarsi spesso, imprecando, per far togliere di mezzo ammassi di cespugli sradicati fra cui non era raro trovare mobili provenienti da qualche casolare distrutto dalla piena. Una volta un rematore, spingendo via un cumulo di radici, ne liberò qualcosa che capovolgendosi rivelò un volto orrendamente rigonfio mentre la corrente lo trascinava via. Raederle, pallida come un cencio, udì l’ansito rauco di Tristan. Le acque stesse sembravano grigie e senza vita come i resti vegetali che trasportavano al mare. Dopo una settimana in cui non videro che acquitrini, alberi abbattuti, contadini che spalavano via fanghiglia e animali morti dai loro campi, e cose innominabili che urtate dai remi sollevavano verso di loro occhi morti o arti scarnificati, perfino le guardie della Morgol cominciarono a dar segni di angoscia. Un giorno Lyra sussurrò a Raederle: — È roba di questo genere che viene giù dal Monte Erlenstar? Se è così, mi fa paura.

All’altezza della biforcazione, dove il fiume Inverno si staccava dall’Ose, le acque finalmente si schiarirono assumendo un freddo tono bianco-azzurro. Corbett fece accostare alla riva, poiché l’imbarcazione non avrebbe potuto proseguire su quel fondale impervio. Lì essi scaricarono i loro bagagli, pagarono e rematori e rimandarono la chiatta giù per il fiume silenzioso e invaso dalle ombre.

Tristan, seguendo con gli occhi l’imbarcazione che spariva oltre un’ansa alberata, mormorò: — Non m’importa se dovrò tornare a casa a piedi, ma su quel fiume non viaggerò più, né viva né morta. — Poi si volse e sollevò lo sguardo verso la mole verde di vegetazione del Monte Isig, che si ergeva come un’immensa sentinella prima del Passo. La località era circondata da montagne in ogni direzione: a nord-ovest c’era il Monte Fosco, ai cui piedi abitava il Re di Osterland, mentre a nord-est si levavano i picchi fra cui serpeggiava l’Ose. Da quella parte il sole del mattino stava illuminando la vetta del lontano Monte Erlenstar, scintillante di nevi eterne. La luce sembrava trasformare le vallate ombrose e le immense rocce che racchiudevano il Passo nelle pareti di una strana e affascinante dimora aperta e priva del tetto.

Bri Corbett, divenuto ciarliero al ricordo di nomi e di vecchie storie a cui non ripensava da anni, le condusse a cavallo lungo la riva dell’Ose in direzione del Passo. Il vento tiepido che soffiava dal deserto entroterra del reame fece scordare loro il grigio e funebre fiume che s’erano lasciati alle spalle.

Trovarono alloggio per la notte in un borgo di contadini situato all’ombra dell’Isig. Il pomeriggio successivo giunsero a Kyrth, e videro infine i dirupi granitici scavati e affilati dalle acque dell’Ose oltre i quali c’era il Passo vero e proprio. La luce del sole sembrava saltare come una capra di montagna di picco in picco, e nell’aria frizzante c’era l’odore dei ghiacci che si scioglievano. Si fermarono a riposare a un incrocio, sulla strada che a destra portava a Kyrth ed a sinistra oltre un ponte si perdeva verso l’Isig. Raederle sollevò la testa. Sopra di loro gli antichi alberi che crescevano sui declivi erano un mare di verde, che più in alto sembrava confondersi nell’azzurra foschia del cielo. Seminascosta fra essi c’era una grande fortezza dalle mura scabre, scure, sormontata da torrette, le cui finestre sembravano sfaccettati e multicolori occhi da insetto. Dal suo interno si levavano spirali di fumo; sulla strada che spiraleggiava fra gli alberi un carro saliva verso di essa. Le arcate del portone, poderose e massicce come le rocce su cui sorgeva, davano accesso al cuore della montagna.

— Avrete bisogno di rifornimenti — disse Bri Corbett, e Raederle distolse la mente dagli alberi con uno sforzo.

— Perché? — chiese, stancamente. La sella dell’uomo scricchiolò quando si volse a indicarle il Passo. Lyra annuì.

— Ha ragione. Non possiamo cacciare o pescare lungo la strada. Abbiamo bisogno di cibo, qualche coperta, e un cavallo per Tristan. — Anche la voce di lei suonava sfinita, stranamente atona nel silenzio delle montagne. — Da qui fino al Monte Erlenstar non troveremo né un rifugio né un luogo adatto alla sosta.

— Il Supremo sa che stiamo arrivando? — chiese Tristan all’improvviso. Gli occhi di tutti si volsero istintivamente al Passo.

— Suppongo di sì — disse Raederle dopo un istante. — Dovrebbe saperlo. Non ci avevo ancora pensato.

Corbett si schiarì la gola, innervosito. — Vi state avventurando sul Passo proprio come loro.

— Non possiamo navigare sul fiume, e non possiamo volare. Potete suggerirci una soluzione migliore?

— Sì. Suggerisco che spieghiate a qualcuno ciò che intendete fare, prima di buttarvi alla cieca in quella che per il Principe di Hed è stata una trappola mortale. Dovreste informare Danan Isig che siete nella sua terra e che state per attraversare il Passo. Se non dovessimo più tornare indietro, almeno nel reame ci sarebbe qualcuno al corrente di dove siamo svaniti.

Raederle tornò a osservare la grande dimora del Re, silenziosa e senza età sotto il cielo colmo di luce. — Io non ho nessuna intenzione di svanire — mormorò. — Quasi non riesco a credere davvero d’essere qui. Questa è la grande tomba dei figli dei Signori della Terra, il luogo in cui quelle tre stelle furono scolpite da qualcuno le cui mani ubbidivano a un destino più antico del reame stesso… — Con la coda dell’occhio vide Tristan irrigidirsi, e la sua testa scattare in un tremito.

— Questo non poteva aver niente a che fare con Morgon! — esplose la giovinetta, sorprendendoli. — Lui non ha mai saputo niente di una terra come questa. Hed potrebbe scomparire come un sasso in queste immense lande. Come avrebbe potuto qualcosa… o qualcuno attraversare le montagne, i fiumi, il mare, e arrivare lontano fino a Hed per mettere quelle stelle sulla sua fronte?

— Questo nessuno lo sa — disse Lyra con insolita dolcezza. — Perciò siamo qui. Per domandare al Supremo. — Si volse a Raederle e sollevò un sopracciglio. — È il caso di parlare con Danan?

— Potrebbe sollevare obiezioni. E io non ho voglia di discutere. Questa è una fortezza con una sola porta, e nessuno di noi sa che tipo sia Danan Isig. Perché dovremmo angustiarlo con faccende sulle quali egli infine non può far nulla in un senso o nell’altro? — Nell’udire il sospiro di Corbett si volse. — Voi potreste rimanere qui a Kyrth mentre noi attraversiamo il Passo. Se non tornassimo indietro, potreste riferire l’accaduto. — La risposta dell’uomo fu quasi un’imprecazione, e lei sollevò le mani. — Benissimo, se è così che la pensate…

Lyra fece volgere il cavallo verso la città. — Vuol dire che manderemo a Danan un messaggio.

Corbett ebbe un gesto secco. — Un messaggio? Con dozzine di locande e di taverne piene fino al tetto di mercanti, i pettegolezzi gli arriveranno molto prima di qualunque messaggio.

Mentre attraversavano la periferia, Raederle si disse che di certo l’ipotesi di Corbett era ben fondata. La città si estendeva lungo la curva esterna dell’Ose, e il porto era pieno di battelli fluviali e di zatteroni carichi di pellicce, metalli, armi, vasellame pregiato e gemme lavorate nelle botteghe di Danan Isig, tutti ormeggiati saldamente per resistere alle acque vorticose. Lyra incaricò tre guardie di cercare un cavallo per Tristan, e mandò le altre ad acquistare cibarie e recipienti in cui cucinarle. In una stradicciola dove stagnava il sentore delle concerie trovò una bottega dove vendevano giacigli adatti a chi dovesse accamparsi all’aperto, e in un negozio di stoffe comprarono pesanti coperte pelose. Contrariamente alle previsioni di Corbett furono pochissimi quelli che parvero riconoscerle; ma la stagione fredda aveva costretto marinai e mercanti a un lungo isolamento, e l’arrivo di facce nuove provocava curiosità, interesse e commenti che ovunque s’intrecciavano alle loro spalle. Corbett borbottò qualcosa, nel sentirsi chiamare da una voce, e mentre Raederle e le altre due entravano ad acquistare le coperte attraversò la strada e salutò un conoscente, che lo trascinò a bere un boccale in una taverna vicina. Nel negozio le tre ragazze si distrassero esaminando stoffe, le bellissime pellicce e gli spessi tessuti di lana locale. Tristan perse gli occhi su un abito finissimo di stoffa verdolina, e lo palpeggiò con espressione smarrita, poi deglutì saliva e lasciò che Lyra le misurasse addosso un robusto abito da viaggio di panno e velluto. Spesero quasi tutto il denaro che avevano, e quando uscirono dalla bottega, con le braccia cariche di involti, si guardarono intorno alla ricerca di Bri Corbett.