— In vita mia non ho mai avuto tanta poca voglia di essere razionale. Voglio quel teschio. Voglio che tu vada a casa tua, e che lo stacchi dal muro senza danneggiarlo, e che poi lo avvolga in un panno di velluto, e che poi me lo…
— Velluto! — esplose lui. — Sei impazzita?
Lei si girò quell’ipotesi nella mente per una frazione di secondo, poi urlò di rimando: — Forse! Ma non me ne importa niente! Sì, velluto! A te piacerebbe vedere il tuo teschio avvolto in lurida tela da sacchi?
Il cavallo di lui s’impennò, come se per il nervosismo gli avesse dato un inutile colpo di sprone. La ragazza lo sentì imprecare sordamente. Quando Hallard ebbe placato l’animale le si fece accanto, allungò una mano e la afferrò per un polso. — Raederle! — quasi per rammentare a entrambi il suo nome. — Si può sapere cosa intendi fartene!
La ragazza deglutì. Nel ripensare a quel che s’era proposta aveva avuto un groppo in gola. — Hallard, il Portatore di Stelle sta attraversando le tue terre…
L’altro ebbe un ansito incredulo. — Adesso?
Lei annuì. — E dietro di lui… o dietro di me, c’è qualcosa che lo sta seguendo… forse il Fondatore di Lungold. Io non posso proteggere Morgon da lui. Però c’è la possibilità che io riesca a trattenere coloro che vogliono la distruzione di An.
— Con un teschio?
— Vuoi smetterla di gridare a questo modo?
L’uomo si passò le mani sulla faccia. — Per le ossa di Madir! Il Portatore di Stelle può benissimo badare a se stesso.
— Perfino lui potrebbe esser messo in difficoltà dalla presenza contemporanea del Fondatore e delle forze di An che si sono scatenate. — La voce di lei ritrovò sicurezza. — Lui sta andando ad Anuin. Io desidero che ci arrivi salvo. E se…
— No!
— E se tu non…
— No, ho detto. — La testa di lui continuava a muoversi a destra e a sinistra. — No.
— Hallard! — Lei lo fissò intensamente. — Se tu non mi consegni subito quel teschio, io getterò sulla soglia della tua casa una maledizione, a causa della quale nessun tuo amico potrà oltrepassarla mai più. Maledirò i cancelli dei recinti e le porte delle stalle, affinché nessuno possa mai più chiuderle. Maledirò le torce della tua casa, ed esse non si accenderanno più. E maledirò il tuo focolare, cosicché nessuno che si trovi sotto le orbite cave del teschio di Farr possa mai sentire il suo calore. Questo te lo giuro sul mio nome. Se non mi dai quel teschio io stessa solleverò le forze che vogliono distruggere An, le scatenerò qui sulla tua terra, e i Re morti di An dichiareranno guerra ai Re morti di Hel affrontandoli qui sopra i tuoi campi. Te lo giuro. Se tu non…
— E va bene!
Il grido di lui echeggiò, furibondo e disperato, sull’intero vastissimo pendio erboso. Sotto l’abbronzatura la pelle gli si era sbiancata. La fissò ansando, mentre gli uccelli spaventati si levavano in volo dalla vicina boscaglia ed i suoi uomini si agitavano nervosamente in fondo al pascolo. — Va bene! — ripeté in un sussurro. — Perché no? La terra di An è immersa nel caos, perché tu non dovresti dunque cavalcare qua e là col teschio di un Re morto fra le mani? Ma, donna, io spero che tu sappia cosa stai facendo, perché se ti dovessero uccidere la tua morte getterebbe davvero una maledizione di colpa e di dolore sulla soglia della mia casa, e non ci sarebbe focolare dentro di essa che potrebbe scaldare le mie ossa finché vivrò. — Fece girare il cavallo senza attendere la sua risposta. Lei lo seguì lungo i campi, e poi attraverso il fiume fino al portone della sua grande dimora, conscia che le pulsazioni del suo cuore, fredde e rapide, erano come i passi di un animale spaventato.
Attese senza scendere di sella, mentre l’uomo spariva nell’interno. Attraverso l’arcata di pietra poté vedere che il vasto cortile era vuoto. Perfino il fuoco nella bottega del fabbro era spento; non c’erano animali da cortile, non un bambino che giocava fra le ceste e i carretti; il solo rumore continuava ad essere l’incessante abbaiare della lontana muta di segugi. Hallard riapparve camminando a passi lunghi, con un oggetto tondeggiante avvolto in una lunga pezza di elegante velluto rosso. Glielo consegnò senza pronunciar parola. Lei svolse un lembo del tessuto, gettò una rapida occhiata a quel macabro reperto biancastro e all’oggetto d’oro che sembrava incuneato in esso, e poi disse: — C’è ancora un’altra cosa che desidero.
— Che succederà, se quella lì non è la sua testa? — la interrogò lui. — Si raccontano tante favole, e a quei tempi gli inganni si sprecavano.
— Sarà meglio che sia la sua — sussurrò. — Ho bisogno d’una collana di perle di vetro. Puoi trovarmene una?
— Perle di vetro! — L’uomo si coprì gli occhi con una mano ed emise un mugolio simile a quelli dei segugi. Poi si volse bruscamente e tornò in casa. Stavolta restò assente più a lungo, e quando riapparve la sua espressione era ancor più infastidita e disgustata. Da un dito gli penzolava una semplice collanina a un sol giro di perline biancastre, del tipo che i mercanti regalavano alle ragazzotte e alle mogli dei contadini per ingraziarsi i campagnoli. Gliela fece oscillare davanti al viso. — Farà un bell’effetto sulle ossa di Farr! — borbottò. Poi, mentre lei allungava una mano per prenderla, la afferrò per il polso. — Fammi un favore — mormorò. — Io ti ho dato il teschio. Adesso vieni in casa mia, e resta fuori da ogni pericolo. Io non posso lasciarti cavalcare da sola attraverso Hel. In questo momento tutto sembra calmo, ma quando cala la notte non c’è uomo che non tremi dietro la sua porta sbarrata. Là fuori, nelle tenebre, tu saresti sola col nome che porti contro tutto l’odio scatenato degli antichi nobili di Hel. E i ridicoli poteri che puoi aver ereditato non basteranno a difenderti. Te lo chiedo per favore.
Lei si divincolò dalla sua stretta, fece indietreggiare il cavallo. — In tal caso metterò alla prova i poteri che mi vengono da un’altra eredità. E se non dovessi tornare indietro, non importerà nulla.
— Raederle!
La ragazza ebbe l’impressione che il suo nome echeggiasse per tutte le terre di lui, vibrando fin nelle profondità dei boschi e nei più segreti nascondigli. Spronò via il cavallo al galoppo, per allontanarsi dalla casa prima che lui avesse il tempo d’inseguirla. Scese fino al fiume che aggirava i campi meridionali, dove il grano ancora verde appariva schiacciato al suolo e sconvolto, e si trovò di fronte le vecchie tombe degli antenati di Hallard, tumuli erbosi dalle porte di pietra affondate nel terreno, che adesso si mostravano devastati e squarciati come gusci d’uovo. Con un colpo di redini arrestò il cavallo dinnanzi a quello spettacolo. In quelle fosse di nera terra rivoltata erano visibili fondazioni e pareti semidistrutte, e il pallido luccichio di ricche armi antiche che nessun uomo vivente avrebbe osato toccare. Girò lo sguardo attorno. I boschi erano un sipario immobile; il cielo estivo si stendeva azzurro e tranquillo su tutta An, salvo ad occidente dove una fila di nubi si addensava scura sulla foresta di querce. Fece girare ancora il cavallo e spinse lo sguardo sull’immensità dei campi sussurranti. A bassa voce disse nel vento: — Farr, io ho la tua testa. Se la vuoi, per deporla col resto delle tue ossa sotto la terra di Hel, allora vieni a prenderla!
Trascorse il resto del pomeriggio raccogliendo legna, sul bordo della boscaglia a poca distanza dai sepolcri. Mentre il sole scendeva sotto l’orizzonte accese il fuoco, e poi tolse il cranio dall’involto di velluto. Era ingiallito dai secoli e dalla fuliggine, e la corona d’oro che qualcuno vi aveva calcato attorno sembrava inchiodata alla fronte e all’occipite. I denti, notò, erano intatti nella stretta delle mandibole chiuse ermeticamente. Pur vuote le cavità orbitali erano profonde, e in qualche modo le comunicavano la furia con cui quel Re, sconfitto ma non sottomesso, aveva dovuto piegare il capo alla spada di Oen. La luce del fuoco creava increspature d’ombra in quelle orbite, e sentì un groppo in gola. Aprì al suolo la pezza di velluto rosso, e poggiò il teschio a un’estremità di essa. Fatto ciò si tolse di tasca la collana di perle di vetro, la fissò finché essa divenne un’immagine nella sua mente, e vi plasmò sopra il suo nome. Poi la lasciò cadere nel fuoco. All’istante tutto intorno nacquero magici bagliori perlacei, mentre la collana si mutava in un circolo di grosse lune opalescenti che circondavano il fuoco, il teschio, il suo spaventato cavallo e lei stessa.