Lei tenne gli occhi fissi sulla porta malridotta del locale. — Non so più dove altro cercare. Forse sulla spiaggia. Ma devo trovarlo. Talvolta c’è una sola cosa peggiore del non sapere cosa Rood stia pensando, ed è il sapere quello che sta pensando.
— Me ne occuperò io, signora. Ma ora voi… — Il fracasso della porta che si spalancava di colpo gli fece girare la testa. Uno degli studenti che li stava aiutando volò fuori dal locale e rotolò fino ai piedi di Bri Corbett. Quando si poté tirare in piedi il giovanotto ansimò:
— È qui.
— Rood è lì dentro? — esclamò Raederle.
— Lui e i suoi pugni. — Si asciugò un filo di sangue che gli colava da un labbro ammaccato. — Pare che sia in uno dei suoi momenti neri. E ora, se permettete…
Lo studente corse a riaprire la porta e si tuffò all’interno, scomparendo in un caos di membra e corpi che si agitavano urlando. Le toghe di colore bianco, azzurro, rosso e oro si mescolavano con gli abiti più opachi del resto della clientela come in un vortice di colori. Lo spicinio delle bottiglie che andavano in pezzi fece sussultare il comandante. Raederle si coprì la faccia con le mani. Poi scivolò giù di sella. Una toga dorata da Maestro Intermedio, priva del suo occupante, uscì dalla finestra semiaperta e svolazzò sul selciato. La ragazza andò alla porta, ignorando le allarmate proteste di Bri Corbett. Dai corpi che si agitavano dinnanzi al bancone di mescita vide emergere fieramente Rood, nella sua toga rossa strappata in più punti.
Il volto di lui era composto in una calma quasi pensierosa, come se si trovasse nella sua stanza a studiare invece che nel mezzo di una rissa da taverna dove volavano pugni e calci, e mostrava un netto arrossamento su uno zigomo. La fanciulla sbatté le palpebre nel vederlo abbassare il capo per evitare una grossa oca, spennata e senza testa, che gli sfiorò un orecchio e andò a tonfare pesantemente nel muro. Poi lo chiamò. Il giovane non la sentì neppure, poiché era impegnato a tener fermo un Novizio in toga bianca che si contorceva fra le sue braccia, e vedendo il gestore del locale farsi strada verso di lui glielo scaraventò addosso. Poi si volse e affondò un pugno nello stomaco di un mercante di pesce, che replicò cercando di colpirlo con una seggiola.
Un massiccio studente in toga dorata, dall’aria decisa, gli arrivò alle spalle e gli passò un braccio robusto intorno al collo, gridando con tutto il suo fiato: — Nobile, volete piantarla prima che io vi spacchi in due e vi faccia sputare tutti quanti i vostri dannati denti?
Rood lo colpì con una gomitata al plesso solare e l’altro si piegò in due, cadendo a sedere sul pavimento. Gli studenti che avevano condotto lì Raederle caricarono in massa contro un folto gruppo di clienti, travolgendo anche Rood, e la giovane donna lo perse di vista. Ma da lì a poco il fratello ricomparve proprio dinnanzi a lei, aggrappato a un pescatore alto e massiccio come il Toro Bianco di Aum. Il violento pugno che Rood gli sferrò nelle costole ebbe come solo effetto quello di fargli mollare la gamba di legno che l’uomo impugnava come un randello dopo averla strappata via dal ginocchio di un mendicante zoppo. Quindi il pescatore afferrò Rood per il colletto con una mano e sollevò l’altra, grossa come un prosciutto e chiusa a pugno. Come in sogno Raederle vide se stessa chinarsi, raccogliere la gamba di legno e poi abbatterla sul cranio del colosso, che piombò al suolo prima d’aver potuto sferrare il colpo. Rood vacillò, e accorgendosi soltanto allora della presenza di lei la fissò a occhi sbarrati. — Raederle!
Il suo grido si ripercosse fra le pareti della taverna, finché la zuffa generale si smorzò ed anche i combattimenti privati negli angoli più lontani cessarono. La giovane donna s’accorse, sorpresa, che il fratello sembrava perfettamente sobrio. Le facce ammaccate o rese vacue dal vino degli avventori s’erano voltate verso di lei l’una dopo l’altra. Il gestore, che stava per sbattere due teste fra loro, la fissava a bocca aperta e con occhi che le ricordarono quelli dei pesci nelle ceste. Imbarazzata lasciò cadere al suolo la gamba di legno, con un tonfo che si ripercosse nel silenzio, e fu costretta ad arrossire. Alla statua di sale che era diventato Rood disse: — Mi spiace. Non volevo interromperti. Ma ti ho cercato per tutta Caithnard, e non potevo permettere che costui ti ammazzasse prima di averti parlato.
Finalmente Rood si mosse, con sollievo di lei. Girò sui presenti un sogghigno, raccolse la bottiglia mezza vuota rimasta miracolosamente intatta sul suo tavolo e la agitò verso il proprietario. — Manda il conto a mio padre, amico.
Uscì dalla taverna, e trovandosi di fronte il cavallo di Raederle vi si appoggiò ansimando. Per qualche attimo restò con la fronte chinata su una delle morbide borse da sella, riprendendo il fiato. Quando tornò a volgersi verso di lei si accigliò, con un mugolio. — Sei ancora qui. Già, non potevi essere un’allucinazione, visto che ho bevuto solo un paio di bicchieri. Ma cosa, demoni e maledizione, stai facendo in questo lurido vicolo di Caithnard?
— E tu cosa demoni e maledizione credi che stia facendo qui? — La fanciulla scoprì che la voce le tremava, come se in lei riaffluisse tutto il dolore, la confusione e la paura di quegli ultimi giorni. — Ho bisogno di te.
Lui si raddrizzò e le passò un braccio intorno alle spalle. Poi si volse al comandante, che fissava con aria disgustata i clienti della taverna. — Vi ringrazio. Vi prego di mandare qualcuno alla Scuola, per ritirare la mia roba.
Bri Corbett ne fu stupito. — Tutto quanto, Nobile?
— Tutto ciò che c’è nella mia stanza. Ogni bottiglia mezza vuota, ogni granello di polvere che mi appartenga. Tutto.
Il giovane condusse poi Raederle in una taverna più quieta ed elegante nel centro cittadino. Seduto al tavolo, con una bottiglia fra loro, la osservò bere in silenzio. Per un poco si palleggiò il boccale fra le mani, e infine disse a bassa voce: — Io non credo che sia morto.
— E allora cos’è che credi? Che sia semplicemente diventato pazzo e abbia perso così il governo della terra? Certo, è un pensiero confortevole. È per questo che stavi cercando di distruggere quel locale?
Lui ebbe un brivido e abbassò gli occhi. — No. — Allungò una mano ad afferrarle un polso, con tale forza che le dita della ragazza dovettero lasciare il boccale. Raederle sussurrò: — Rood, è proprio questa la cosa spaventosa che io non riesco a scacciare dalla mente: che mentre io attendevo, mentre tutti lo attendevamo salvi e al sicuro, convinti che fosse con il Supremo, lui stava forse lottando contro qualcosa che aggrediva la sua mente come un branco di lupi aggrediscono un cervo. E il Supremo non ha fatto nulla.
— Lo so. Ieri un mercante ha portato la notizia alla Scuola. I Maestri sono sbigottiti. Morgon ha portato in superficie enigmi che sono un autentico nido di vipere, per poi morire senza dar loro risposta. È come se li avesse gettati davanti alla loro porta, poiché la Scuola esiste per trovare la risposta a tutto ciò che richiede una risposta. I Maestri si sono trovati faccia a faccia con la loro stessa coscienza: l’enigma è letteralmente mortale, ed essi si stanno chiedendo fino a che punto sono disposti a rischiare per il loro interesse nella verità.
Bevve un sorso di vino e tornò a fissarla. — Sai cos’è successo?
— Che cosa?
— Otto Maestri anziani e Nove Maestri Apprendisti hanno discusso tutta la notte per stabilire chi deve andare al Monte Erlenstar a parlare col Supremo. Ognuno di loro voleva l’incarico.
Ella sfiorò una manica della sua toga rossa. — Tu sei un Maestro Apprendista, adesso.
— No. Ieri ho detto al Maestro Tel che me ne vado. Dopo averglielo detto sono sceso alla spiaggia, mi sono seduto e son rimasto lì tutta la notte senza far nulla, senza pensare a nulla. Questa mattina sono rientrato in città, mi sono fermato in quella taverna a mangiare un boccone e… mentre mangiavo mi è tornata a mente una discussione che ebbi con Morgon prima che partisse. Io gli rimproverai di non voler affrontare il suo destino. Lo accusai di rifiutare la vita per cui era nato, e di sceglierne una in cui non avrebbe fatto che fabbricare birra e leggere libri. E così lui è partito per cercare il suo destino in qualche remoto angolo del reame. E quando lo ha trovato, questo lo ha fatto diventare pazzo come Peven. Perciò mi sono alzato e ho deciso che avrei fatto a pezzi quella taverna, tanto per cominciare. E che poi sarei andato io stesso a cercare la risposta agli enigmi che lui inseguiva.