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«Questa nave è la mia preda,» disse, sottovoce. «La porterò io a Creta, con i doni per Minosse, e non ho bisogno di aiuto. Tratterò con Minosse e con i sacerdoti quando li incontrerò.»

L’ira fece di nuovo avvampare il viso scuro dell’ammiraglio. Socchiuse le labbra, per lanciare un ordine. Ma il suo sguardo si posò di nuovo sulla spada lucente di Teseo e sulle forme dorate di Tai Leng. Bruscamente, mormorò qualcosa ai suoi ufficiali, e li riportò verso l’ammiraglia.

«Procedi pure, capitan Fuoco!» gridò raucamente Phaistro, dal ponte della sua nave. «Ti seguiremo a Cnosso.»

I suoi marinai tagliarono le corde. Teseo e la donna dorata furono di nuovo soli a bordo della loro nave.

«Sta’ in guardia, capitan Fuoco!» disse Tai Leng, con la voce di Snish. «Coloro che proclamano di avere degli incantesimi che non possiedono, sono veramente in pericolo, di fronte ai maghi di Cnosso. Lo so bene!»

«Lo vedremo,» ripeté Teseo, «quando arriveremo a Creta.»

Il vento del sud che aveva spinto la flotta era caduto, e l’aria era immobile. Ma la nera montagna della tempesta incombeva ancora sull’orizzonte settentrionale, e dopo qualche istante un vento freddo ricominciò a spirare, da quella parte. La vela gialla si gonfiò. E le navi cretesi lasciarono passare il vascello di Teseo, e spiegarono subito le vele, e, seguendo a poca distanza il mercantile catturato, avanzarono sul mare in direzione di Creta.

Questo cambiamento del vento, e Teseo lo sapeva, era un fenomeno del tutto naturale. Per mille volte lui aveva visto il vento soffiare incontro a una tempesta, per poi cadere, e spirare di nuovo nella direzione opposta, dalle nuvole minacciose. Eppure non riuscì a reprimere un brivido, vedendo in qual modo il vento pareva al servizio della magia di Creta.

Il sole non era ancora calato, quando un’altra lunga galera arrivò da sud-ovest. Non aveva la vela spiegata, e l’albero maestro era nudo e spoglio, perché la galera procedeva controvento. Ma il veloce battito dei remi la fece avanzare rapidamente, e dopo qualche tempo Teseo vide che la sua insegna era l’aquila dorata di Amur l’Ittita.

La galera salutò la nera ammiraglia. La vela dell’ammiraglia fu abbassata per breve tempo, e i remi portarono i due vascelli fianco a fianco. Due uomini balzarono dalla nave di Amur sul ponte dell’ammiraglia, poi la vela nera fu rialzata.

Dalla sua nave, Teseo vide che i due stranieri venuti dalla nave di Amur si dirigevano verso il ponte di comando dell’ammiraglia. Vide che uno di loro indossava la lunga veste nera dei preti minoici, e che l’altro portava i colori dorati di Amur.

L’ammiraglio, nel suo sfarzoso costume purpureo, andò incontro agli stranieri, sulla porta della sua cabina. Il prete gli porse un oggetto bianco e sottile. L’ammiraglio lo aprì, e l’oggetto si srotolò e si rivelò per un papiro. Per qualche istante l’ammiraglio restò immobile, come se stesse leggendo. Poi i tre cominciarono a gesticolare vivacemente, agitando e muovendo le mani, come se fossero stati in preda alla più viva eccitazione.

Teseo non riuscì a udire neppure una parola della loro conversazione, naturalmente. Ma vide che ciascuno di loro, a turno, puntava il braccio nella sua direzione. Si stava domandando, con crescente apprensione, cosa mai significasse tutto questo, quando la voce morbida di Tai Leng lo chiamò, piano:

«Capitan Fuoco!»

Teseo si voltò, e si avvicinò alla donna alta e dorata che si appoggiava al timone, con aria noncurante. La donna aveva la fronte corrugata, però, e i suoi occhi a mandorla fissavano intensamente la nave ammiraglia, e il gruppo lontano che stava gesticolando sulla porta della cabina di comando. Teseo trovò di nuovo modo di rimpiangere che quell’aspetto di bellissima donna esotica fosse soltanto un’illusione, e ricordò, con un brivido, il vero aspetto del piccolo stregone.

«Capitano, vuoi sapere quello che essi dicono di te?»

«Naturalmente!» Teseo si avvicinò… e vide i lineamenti di Snish sovrapporsi per un istante, ironici, agli squisiti lineamenti dorati della principessa del remoto Catai. «Puoi dirmelo?»

«Sentire la conversazione altrui è forse il trucco più semplice della magia,» gli assicurò Tai Leng… con l’accento nasale di Snish. «Perfino io sono riuscito a impararlo. Tranne che, naturalmente, non debba ascoltare le conversazioni di un mago più potente di me… ma questo è un altro discorso.»

«Ebbene?» domandò Teseo. «Che cosa stanno dicendo?»

«Il prete ha consegnato all’ammiraglio una lettera di Minosse. Phaistro l’ha letta a voce alta. Contiene dei nuovi ordini che riguardano la tua sorte, capitan Fuoco.»

Teseo guardò il terzetto, con aria preoccupata.

«E quali sono questi nuovi ordini?»

«Evidentemente Minosse ha consultato il libro del futuro… e ha scoperto che non è stato saggio ordinare di condurti a Cnosso per i giochi. Perché la lettera contiene l’ordine di ucciderti immediatamente.»

La mano di Teseo scese automaticamente, a incontrare l’elsa della Stella Cadente.

«Il tuo corpo,» proseguì Tai Leng, «deve essere chiuso in una cassa dai sigilli di piombo, fornita di alcuni potentissimi talismani che il prete ha portato con sé, e poi gettata nel punto più profondo del mare.

«Soltanto la tua spada deve essere portata a Cnosso, come prova della tua morte.» La principessa dorata rabbrividì. «Questo, a quanto sembra, rende molto seria la situazione,» disse, con la voce nasale di Snish, «Per entrambi.»

CAPITOLO V

«E che cosa stanno dicendo, ora?» domandò Teseo.

Gli occhi a mandorla della strana principessa scrutarono i tre uomini dalle lunghe vesti, radunati sul ponte di comando dell’altra galera.

«Quello dalla veste gialla,» gli disse Tai Leng, «è Amur l’Ittita, in persona. È l’uomo più ricco del mondo, e probabilmente è il più astuto. Non è uno stregone, ma la sua ricchezza può convincere molti stregoni a servirlo.»

«Ho sentito parlare di Amur,» disse Teseo. «Che cosa vuole?»

«Amur,» disse la donna gialla, «ha conosciuto a sua volta il motivo futuro che ha indotto Minosse a ordinare la tua morte. E l’ittita, essendo un uomo astuto, ha escogitato un piano per risolvere la situazione in suo favore, sotto forma di oro e d’argento.»

«E qual è questo piano?»

Tai Leng guardò l’ammiraglia per qualche tempo, senza parlare.

«Amur non vuole rivelare il suo piano, davanti al sacerdote minoico,» disse, alla fine. «Ma lo conoscerai presto. Perché lui e l’ammiraglio stanno per salire a bordo, con l’intenzione di parlarti.»

Teseo vide che la nave ammiraglia si stava rapidamente avvicinando alla sua.

«Qualunque sia l’intrigo che egli medita,» continuò la principessa, «non ti porterà certo vantaggi superiori a quelli che ti offre il papiro di Minosse. A volte c’è qualcosa di peggio della morte. Perché Amur è spesso chiamato lo scorpione’, e la sua astuzia è un veleno che colpisce molti uomini.»

Ancora una volta, i marinai cretesi abbordarono il mercantile, e lo assicurarono alla nave ammiraglia. I piccoli ufficiali bruni aiutarono l’ammiraglio Phaistro e Amur l’Ittita a scavalcare la fiancata. Teseo andò loro incontro, fissando con curiosità il famoso mercante.

Amur era un uomo bruno, con il poderoso naso aquilino della sua razza. I suoi occhi neri erano calcolatori, astuti, ed erano troppo vicini tra di loro. Rasato, alla maniera cretese, il suo viso aveva un aspetto esangue, malato. Le sue membra erano sottili, ma il corpo pareva gonfio, grasso. Era carico di gioielli e d’oro. I suoi occhi avidi osservarono il ponte deserto, poi si fissarono su Teseo, con malizia.

«Questa è la mia nave, la stessa che era comandata da mio nipote!» La sua voce era rauca e bisbigliante. «Dove sono l’ambra e lo stagno e l’argento, che lui portava dalle coste boreali? E le casse di pelli, e le schiave bionde?»