«Mortale?» la sua voce dorata era molto bassa. «Sei qui?»
«Dea,» mormorò Teseo, «sono qui!»
Si alzò dall’altare, e la prese tra le braccia. La porta si era chiusa, e il buio regnava all’interno del tempio. All’inizio Arianna parve fredda e scostante, e parve addirittura stupita dal suo ardore, così Teseo si domandò per quale motivo lei gli avesse mandato quel messaggio.
Dopo un poco, però, qualcosa in lei parve accendersi, forse un fuoco suscitato dalle labbra avide dell’acheo, e la sua bocca e il suo corpo caldo e snello risposero intensamente alle sue carezze. Per molto tempo non sentirono bisogno di parlare, e poi Teseo mormorò:
«Ebbene, dea… esiste qualche mortale degno dei tuoi baci?»
Con voce debole e scossa, lei rispose, tra le sue braccia.
«Uno ce n’è!» Ci fu un’altra pausa di silenzio, e poi la dea aggiunse, «questo non è ciò che sono venuta a cercare. Perché è stata la pietà, non la passione, a portarmi qui stanotte. Sono venuta per avvertirti che i tuoi nemici progettano di distruggerti, grazie ai tuoi debiti, e alla tua abitudine al bere, e alle tue indiscrezioni. Non pensavo di trovare… te!»
Per qualche altro minuto, non ci fu bisogno di parole. Anche Teseo, per qualche tempo, dimenticò lo scopo che l’aveva portato a Creta. Ma poi un freddo, lento movimento della cintura serpentina di Arianna lo fece ritornare in sé, e le sue braccia si strinsero intorno al corpo morbido della dea.
«Potrebbe una dea prendersi gioco dell’amore di un mortale?»
Il corpo caldo parve tremare tra le sue braccia, e la voce dorata era rauca, quando rispose con passione:
«Mai del tuo.»
«Allora,» proseguì Teseo, «come potrebbe provare il suo amore?»
Arianna lo baciò, prima di dire:
«Aspettavo che tu parlassi di questo. Perché io so del tuo debito con Amur, e delle sue minacce. Sono venuta stanotte per consigliarti di lasciare Creta finché sei in tempo. Ma questo è stato prima…»
La sua voce si spezzò, e lei si strinse forte a lui.
«Nel tesoro di Cibele,» mormorò, «ci sono duemila talenti d’argento. Domani manderò ad Amur una carta di credito del tempio, per l’ammontare del tuo debito.»
«Grazie, dea,» mormorò Teseo, «ma non posso accettare questo.»
La sorpresa la fece irrigidire nelle sue braccia. Si misero a sedere, sui gradini dell’altare, e Teseo si scostò da lei. Le sue mani calde lo stringevano ancora:
«Allora, mortale,» mormorò lei, «che cosa desideri?»
«Se una dea vuole provare il suo amore a un mortale,» disse dolcemente Teseo, «deve offrirgli molto più dell’argento. E c’è un’altra cosa.» La sua voce si abbassò, diventò un mormorio quasi inaudibile. «Una cosa segreta, chiamata il muro della magia.»
Arianna emise un rumore soffocato, simile a un gemito di dolore. Le sue dita affondarono nel braccio di Teseo, con una forza improvvisa, spasmodica. Per molto, molto tempo rimase in silenzio, tremando. Poi mormorò, con voce debole e scossa:
«Devi proprio chiedere il segreto del muro, mortale? Perché esso è dieci volte più prezioso di tutti i tesori del tempio. È più prezioso della mia vita e della mia divinità. Devi prenderlo?»
L’emozione fece battere forte il cuore di Teseo. Non aveva certo immaginato che Arianna conoscesse il segreto del misterioso muro della magia: aveva sperato di apprendere da lei solo qualche indizio sulla sua natura. Cercando di calmarsi, di dominare l’impeto del suo cuore, disse:
«L’amore che pone qualcosa al di sopra di sé, non è amore.»
Le sue braccia calde e profumate lo strinsero. La fredda cintura serpentina gli toccò il fianco. I capelli di Arianna gli carezzarono il viso, con un profumo inebriante. Le labbra di lei cercarono quelle di Teseo.
«Baciami,» mormorò, «dimentica la tua insana follia!»
Ma Teseo scostò il suo viso, evitando le labbra calde di Arianna.
«Dunque non è amore,» mormorò, in tono amaro, «è soltanto un gioco.» Si liberò dal suo abbraccio, e si alzò. «Addio, dea.»
«Aspetta!» si alzò con lui, gli afferrò il braccio. «Tu dimentichi i tuoi nemici. Sono venuta ad avvertirti… lasciami, ora, e morirai prima dell’alba!»
Teseo la scostò, rudemente.
«Tu non comprendi l’amore dei mortali, dea, se pensi che le minacce possono comprarlo.» Poi le strinse il corpo caldo e morbido, l’attirò a sé. «Un bacio d’addio, perché l’amore dei mortali è reale. Poi me ne andrò… anche, se così deve essere, nella tana dell’Oscuro!»
La tenne stretta, così vicino che poté sentire il battito del suo cuore. Le baciò la gola morbida, le labbra profumate, i capelli. Poi, con fermezza, l’allontanò da lui, e si diresse verso la porta del piccolo tempio.
«Aspetta, mortale!» singhiozzò lei. «Ecco… non per provarti il mio amore, ma per salvarti la vita… ecco il segreto del muro!»
Teseo tornò indietro, lentamente. Lei si stava frugando nella veste. Estrasse un piccolo oggetto, e lo mise, con aria solenne, nelle sue mani.
Lo toccò, ansiosamente. C’era una sottile catena liscia, che lei aveva portato al collo. Appeso alla catena, come un talismano, c’era un sottile cilindro. Era ancora caldo per il contatto con il corpo di Arianna, e la sua superficie era diseguale, forse per la presenza di qualche disegno inciso.
«Questo,» mormorò, incredulo, «questo è il muro?»
«Lo è,» gli disse la dea, «è una cosa piccola, e semplice… eppure contiene una potenza più grande di quella dell’Oscuro. Abbine cura!»
«Qual è il suo potere?» domandò Teseo, ansiosamente.
Arianna esitò per un istante, poi il suo corpo si tese, e la sua voce sommessa gli disse: «Questo è il suo segreto. L’uomo che lo conserva con cura sarà il padrone di Cnosso, e nessuna magia potrà prevalere contro di lui.»
Teseo le strinse le braccia.
«Allora tu mi hai consegnato Cnosso?» domandò. «O si tratta di un altro trucco magico?»
«Io ti ho dato il muro… dubiti ancora di me, adesso?»
Teseo le strinse le spalle, e sentì che tremavano.
«Se questa cosa è il muro,» domandò, «perché lo porti tu, e non Minosse?»
«C’era un motivo per cui mio padre non poteva tenerlo con sé,» mormorò lei, «Vedi, lui si fidava di me… per tutti gli anni della mia vita, non ho mai incontrato un mortale uguale a te.» Abbassò la voce. «Adesso baciami!»
Teseo si mise al collo la catenella sottile, e baciò di nuovo le labbra di Arianna. Fu un lungo bacio. Quando alla fine, con il respiro un po’ affannoso, si separarono, Arianna mormorò:
«Ora che ti ho provato il mio amore, con il più grande dono che potevo farti, dobbiamo lasciare Cnosso stanotte… prima che le arti di mio padre gli facciano scoprire il mio tradimento. Fa’ preparare la più veloce delle tue navi. I miei schiavi la caricheranno d’argento. E partiremo per l’Egitto, insieme, prima dell’alba.»
Teseo toccò il piccolo cilindro duro, appeso alla catenella. «Ma perché dobbiamo fuggire,» mormorò, «quando ormai la terza muraglia è mia? Non mi hai detto che essa può darmi Cnosso, e proteggermi da tutte le arti oscure della stregoneria? Perché allora noi non possiamo salire sul trono?»
Arianna scosse il capo.
«C’è spesso un’ironia, negli incantesimi della magia,» mormorò lei. «La magia… che è antica più di noi, ed è un dono che abbiamo conservato dall’antica scienza… ma tu non puoi capire. Se la magia ti desse Cnosso, sarebbe per uno spazio breve quanto il regno del Normanno che ha vinto i giochi.»
Rabbrividì, tra le sue braccia.
«E poi, se il muro può proteggerti dalla magia, non può difenderti da una freccia e da una lama, e dalla corda di uno strangolatore. I maghi possono impadronirsene di nuovo con la forza e l’astuzia, e allora tu saresti di nuovo alla loro mercé.»