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DEVERRY, 773

Tutti gli uomini hanno visto i due volti sorridenti della Dea, Colei che dona i buoni raccolti e Colei che porta l’amore nel cuore degli uomini. Alcuni hanno visto il suo volto severo, la Madre che a volte deve castigare i suoi figli che hanno errato. Quanti hanno però mai visto il quarto volto della Dea, che è nascosto perfino alla maggior parte delle donne che camminano sulla terra?

I Discorsi della Sacerdotessa Camylla

UNO

Il cavaliere morente scivolò di sella, barcollò e cadde in ginocchio sull’acciottolato. Gettandosi a terra accanto a lui, Gweniver lo afferrò per le spalle prima che si accasciasse in avanti e Claedd la fissò con occhi annebbiati mentre il sangue gli filtrava abbondante dalla camicia, colando sulle mani di lei.

— Abbiamo perso, mia signora. Tuo fratello è morto.

Il sangue riempì la bocca del ferito, scaturendone in una bolla di morte, e Gweniver adagiò al suolo il corpo; accanto ad esso, il cavallo sfiancato agitò una volta la testa e rimase quindi immobile, tremante e madido di sudore grigio. La ragazza si rialzò in piedi proprio mentre un garzone di stalla sopraggiungeva di corsa.

— Fa’ quello che puoi per quel cavallo — gli ordinò la ragazza, — poi avverti tutti i servitori di prendere le loro cose e di fuggire. Dovete andare via di qui, altrimenti non arriverete vivi a domani.

Pulendosi le mani sul vestito, Gweniver attraversò di corsa il cortile fino all’alta rocca del clan del Lupo, che quella notte sarebbe bruciata senza che lei potesse fare nulla per impedirlo; nella grande sala, accoccolate accanto al camino padronale, c’erano sua madre Dolyan, la sua sorella minore Macla e Mab, la loro anziana serva personale.

— Gli uomini del Cinghiale devono aver sorpreso la banda di guerra lungo la strada — annunciò Gweniver. — Avoic è morto, e questa è la fine della faida.

Dolyan gettò indietro il capo ed emise un acuto lamento per il marito e i tre figli morti, mentre Macla scoppiava in lacrime e si aggrappava a Mab.

— Oh, piantatela! — scattò Gweniver. — Indubbiamente la banda di guerra del Cinghiale starà adesso venendo qui per reclamarci. Volete fare tutte la fine di altrettanti trofei?

— Gwen! — gemette Macla. — Come puoi essere così fredda e insensibile?

— Meglio fredda che violentata. Ora sbrigatevi tutte: prendete le cose che potete portare su un cavallo: andremo al Tempio della Luna e se vivremo abbastanza a lungo da raggiungerlo le sacerdotesse ci daranno rifugio. Mi hai sentita, mamma? Oppure preferisci vedere me e Maccy consegnate alla banda di guerra?

Quella deliberata brutalità costrinse infine Dolyan a tacere.

— Bene — approvò Gweniver. — Ora sbrigatevi, tutte e tre.

Seguì quindi le altre su per la scala a spirale, ma invece di recarsi nella sua stanza entrò in quella del fratello, dove prelevò dalla cassapanca intagliata posta accanto al letto un paio di vecchi calzoni e una camicia che erano appartenuti a lui. Indossare quegli indumenti le fece versare qualche lacrima… aveva voluto bene ad Avoic, che aveva appena quattordici anni… ma subito si riprese perché non c’era tempo per piangere i morti. Una volta vestita, si affibbiò alla vita la spada di riserva del fratello e una vecchia daga: anche se di certo non era un guerriero addestrato, i suoi fratelli le avevano insegnato come impugnare una spada, per il semplice motivo che in quei tempi nessuno era in grado di sapere se e quando una donna si poteva trovare costretta a brandirne una in propria difesa. Alla fine, si sciolse i lunghi capelli biondi e li tagliò corti con la daga: adesso di notte sarebbe apparsa abbastanza simile ad un uomo da indurre qualsiasi razziatore isolato a pensarci due volte prima di attaccare il gruppetto in viaggio.

Dal momento che dovevano percorrere almeno cinquanta chilometri prima di raggiungere la salvezza, Gweniver costrinse le altre donne a procedere ad un rapido trotto e a volte addirittura a galoppare per brevi tratti, girandosi di tanto in tanto sulla sella per scrutare la strada alla ricerca di quella nube di polvere che per loro avrebbe significato la morte. Poco dopo il tramonto, la luna piena sorse a guidarle con la sua luce sacra, ma ormai Dolyan stava ondeggiando sulla sella per lo sfinimento; scorgendo un boschetto di ontani ad una certa distanza su un lato della strada, Gweniver diresse là le altre per un breve riposo.

Fu necessario aiutare Dolyan e Mab a scendere di sella, e dopo averle sistemate Gweniver tornò sulla strada per montare la guardia. In lontananza sull’orizzonte, nella direzione da cui loro erano giunte, un bagliore dorato ardeva come una piccola luna nascente, il che significava che con ogni probabilità la fortezza stava bruciando. Estratta la spada, Gweniver ne serrò con forza l’elsa mentre fissava quel bagliore senza pensare a nulla; all’improvviso, sentì un battito di zoccoli e vide un cavaliere sopraggiungere al galoppo lungo la strada. Dietro di lei, nel boschetto, i cavalli lanciarono un nitrito di saluto, tradendo involontariamente la loro presenza.

— In sella! — urlò Gweniver. — Preparatevi a partire!

Il cavaliere si arrestò e smontò di sella, estraendo la spada; quando avanzò verso di lei, Gweniver vide brillare sotto la luce della luna la spilla di bronzo che gli tratteneva il mantello: era un guerriero del Cinghiale.

— Chi sei, ragazzo? — domandò l’uomo.

Per tutta risposta Gweniver s’incurvò in avanti, pronta a combattere.

— A giudicare dal tuo silenzio, direi che devi essere un paggio del clan del Lupo. Cosa stai proteggendo così fedelmente? Detesto l’idea di uccidere un ragazzino come te, ma gli ordini sono ordini, quindi ora consegnami quelle dame.

Spinta da un’assoluta disperazione, Gweniver scattò in avanti e colpì. Colto alla sprovvista, il guerriero del Cinghiale scivolò e sollevò la spada in un fendente incontrollato. Il colpo successivo di Gweniver lo raggiunse su un lato del collo, e un momento più tardi la ragazza calò l’arma dal lato opposto, come le aveva insegnato il suo fratello maggiore, Benoic. Con un gemito pieno d’incredulità, l’uomo del Cinghiale piegò le ginocchia e morì ai suoi piedi. Gweniver si trattenne a stento dal vomitare: alla luce della luna la lama della sua spada spiccava scura e umida per il sangue e non lucida e pulita come negli addestramenti. L’urlo di terrore di sua madre la costrinse a riscuotersi; di corsa raggiunse il cavallo del guerriero ucciso e ne afferrò le redini proprio mentre esso stava per fuggire, guidandolo quindi verso il boschetto.

— Che si dovesse mai giungere a questo! — singhiozzò Mab. — Che una ragazza da me allevata dovesse essere costretta a trasformarsi in un guerriero! Oh, voi dèi tutti, quando avrete infine pietà del regno?

— Ne avranno quando farà comodo a loro e non un minuto prima — dichiarò Gweniver. — Adesso montate su quei cavalli! Dobbiamo andare via di qui.

Nel cuore della notte arrivarono infine al Tempio della Luna, che sorgeva sulla sommità di una collina ed era cinto da un robusto muro di pietra; insieme ai suoi amici e vassalli, il padre di Gweniver aveva fornito i fondi necessari a costruire quel muro, una lungimirante generosità che ora sarebbe servita a salvare la vita di sua moglie e delle sue figlie. Se anche qualche guerriero inebriato dalla battaglia fosse stato abbastanza folle da infrangere il geis e da rischiare l’ira della Dea pretendendo di entrare, le mura lo avrebbero tenuto fuori fino a quando non avesse ritrovato il senno. Una volta alle porte del tempio, Gweniver prese a chiamare a gran voce e smise soltanto quando sentì infine una voce spaventata avvertire che qualcuno stava arrivando; poco dopo una sacerdotessa avvolta in uno scialle aprì i battenti appena di una fessura, affrettandosi però a spalancarli non appena vide e riconobbe Dolyan.