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— «Sì, perché tutte le cose saranno dominate dalla Volontà del vero Guerriero, perfino i luoghi segreti dell’Oscurità, perché è una verità ammirevole e recondita che coloro che combattono sotto il Sigillo del…»

Con uno sbuffo sprezzante Nevyn richiuse il libro e lo gettò da un lato.

— Mi chiedo perché quella gente non riesca mai a scrivere decentemente — commentò, rivolto allo gnomo giallo. — Recondita… come no.

Lo gnomo si grattò lo stomaco, poi afferrò una manciata di carbone dal focolare e la sparse sul tappeto, svanendo prima che Nevyn potesse acchiapparlo. Il vecchio stava raccogliendo gli ultimi pezzi di quel piccolo disastro quando bussarono alla porta.

— Sono Jill.

— Entra, bambina, entra.

Lei obbedì e subito richiuse la porta, appoggiandosi con le spalle al battente come se fosse stanca.

— Sono venuta a salutarti. Rhodry ed io partiremo domani.

— Oh, dèi! Così presto?

— Così presto. È a causa del modo in cui Blaen lo tratta… tutta la sua generosità riesce soltanto a far vergognare maggiormente Rhoddo. A volte non capisco proprio queste persone vincolate dall’onore.

— Sono costrette ad arare un campo pieno di sassi. Speravo però che rimaneste almeno finché io avessi finito i miei affari.

— Lo speravo anch’io. Mi mancherai.

— Davvero? — fece Nevyn, sentendo la gola che gli si serrava. — Anche tu mi mancherai, ma adesso potrai sempre raggiungermi attraverso il fuoco.

— È vero — convenne Jill, poi rimase in silenzio tanto a lungo che Nevyn le si avvicinò per scrutarla in viso. — Stavo riflettendo… a volte vorrei essere venuta con te, quando volevi che studiassi l’arte delle erbe, ma adesso è troppo tardi.

— A causa del nostro Rhodry?

Lei annuì, dando l’impressione però di continuare a riflettere su qualcosa.

— Uno di questi giorni però finirò per aspettare un figlio da lui — disse infine, — e allora non potrò più seguirlo. Se tornassi a Dun Gwerbyn per stare con mio padre lui non potrebbe neppure venirmi a trovare a causa dell’esilio, ma che io sia dannata se intendo finire come mia madre, a fare la serva in qualche taverna. Perciò, vedi, mi stavo chiedendo se forse…

— Ma certo, bambina! — la interruppe Nevyn, sentendo la voglia di danzare per la gioia. — Non c’è motivo per cui tu, io e il bambino non ci si possa sistemare da qualche parte dove la gente ha bisogno di un erborista e della sua apprendista.

Il sorriso di sollievo di Jill fu talmente intenso da farla apparire quasi più una bambina che una donna.

— Se non fosse per il cocciuto senso dell’onore di Rhodry potremmo farlo subito — proseguì il vecchio, — ma non riesco a vederlo disposto a coltivare erbe come un contadino.

— Potrebbe farlo… il giorno in cui la luna si tingerà di porpora e cadrà dal cielo.

— Infatti, ma anche così andrà benissimo. Su nelle provincie settentrionali ci sono parecchie città che hanno abbastanza bisogno di un erborista da ignorare il fatto che una daga d’argento sta svernando presso di lui.

Dopo che Jill se ne fu andata, Nevyn rimase a lungo fermo accanto alla finestra, sorridendo fra sé. Finalmente! pensò. Presto il suo Wyrd avrebbe cominciato a districarsi, presto avrebbe potuto avviare Jill al dweomer. Presto. E tuttavia nella sua gioia avvertì anche un freddo avvertimento… nella sua vita legata al dweomer nulla sarebbe mai più stato semplice.

EPILOGO

Il selvaggio vento del suo Wyrd distorce la vita di ogni uomo. Indomita essa è, ignote le sue svolte. Temete lo stolto che afferma di vedere il suo Wyrd scintillare, al sole. Da uno specchio di fango il Wyrd lo osserva.

Dalle Stanze Gnomiche di Gweran Bardd Blaedd
INVERNO 1063

— Perché non hai detto a Valandario di ordinare ad Ebay di tornare a casa? — domandò Calonderiel. — Sono passati mesi da quando il Maestro dell’Aethyr ha cessato di avere bisogno di lui.

— Perché nel mio cuore speravo che facesse una cosa soltanto perché io glielo avevo chiesto — rispose Devaberiel. — Almeno per una volta.

Calonderiel rifletté gravemente su quelle parole. I due erano seduti nella tenda di Devaberiel, dove un fuoco ardeva in corrispondenza del buco per il fumo presente nel centro del tetto; di tanto in tanto una goccia di pioggia riusciva a penetrare all’interno e sfrigolava fra le fiamme.

— Sai — osservò infine il capo guerriero, — tu rimproveri troppo quel ragazzo. Te lo giuro, bardo, quando usi appieno la tua voce per urlare contro qualcuno gli fai dolere la testa.

— Ho forse chiesto il tuo consiglio?

— No, ma te l’ho dato comunque.

— Che sia proprio tu fra tutti a darmi consigli…

— Ah, io conosco molto bene sia te che me. Non è forse per questo che adesso sei infuriato nei miei confronti?

Devaberiel soffocò una risposta rabbiosa.

— Ecco sì — ammise infine. — Suppongo di sì.

Con un sorriso, Calonderiel gli porse l’otre del sidro e per una volta mostrò abbastanza tatto da lasciar cadere l’argomento.

Ormai l’autunno stava volgendo al termine. Il sole stanco si levava sempre più tardi e rimaneva nel cielo per una misera manciata di ore prima di scomparire fra le nubi dense di pioggia. La maggior parte del Popolo si era già spostata ad ovest per trasferirsi sui pascoli invernali, ma Devaberiel e alcuni amici aspettavano ancora sul confine di Eldidd, trasferendo i loro cavalli da un pascolo all’altro in cerca di erba fresca e dando la caccia ai daini e al bestiame selvatico rimasto nella zona dai tempi in cui gli uomini di Eldidd avevano cercato di reclamarla. Nonostante l’irritazione che dimostrava nei suoi confronti, Devaberiel era sinceramente preoccupato per il figlio… e se Ebay si fosse ammalato mentre era nelle sporche città degli uomini o fosse stato ucciso dai banditi?

Finalmente, appena due giorni prima del giorno più buio dell’anno, mentre la pioggia scrosciava e il vento ululava intorno alle tende, Ebay arrivò al campo bagnato fradicio e tremante di freddo, con un aspetto così miserando che Devaberiel non ebbe il coraggio di iniziare subito a rimproverarlo. Dopo aver aiutato suo figlio ad impastoiare i cavalli insieme agli altri lo accompagnò nel calore della tenda e gli fece cambiare i vestiti bagnati. Alla fine Ebay si raggomitolò vicino al fuoco e accettò con gratitudine l’otre del sidro.

— Hai sbrigato abbastanza incarichi per una sola estate? — domandò allora il bardo.

— Oh, sì, ed è stata una faccenda davvero strana — replicò Ebay, pulendosi la bocca con il dorso della mano e porgendo l’otre al padre. — Avanti, stimato genitore, sono pronto: ora puoi infuriare, rimproverare e sferzarmi verbalmente quanto più ti piace. Mi rendo conto di essere tornato in autunno soltanto nel senso più limitato, ristretto e subdolo del termine.

— Ero soltanto preoccupato per te, ecco tutto.

Ebay sollevò lo sguardo con espressione sorpresa e allungò di nuovo la mano verso l’otre con un gesto elaborato.

— Ecco — proseguì Devaberiel, con il tono più pacato di cui era capace, — Deverry è un posto pericoloso.