— È vero. Mi dispiace per il ritardo ma vedi, nel venire verso casa ho incontrato questa ragazza a Pyrdon, che trovava la mia umile persona davvero molto interessante.
— Oh. Capisco, è una giustificazione ragionevole.
Di nuovo Ebay lo fissò con occhi sgranati per lo sconvolto stupore e Devaberiel sorrise, godendo dell’effetto che stava ottenendo.
— Non vuoi sapere perché ti ho richiamato a casa?
— Ecco, supponevo che volessi tenermi una predica perché sono un furfante pigro e indolente, oltre che un completo stolto.
— Nulla del genere. Ho delle notizie importanti. Questa primavera ho scoperto che hai un fratellastro di cui io stesso ignoravo l’esistenza. Come la tua, anche sua madre è una donna di Deverry, e lui ha finito per diventare una daga d’argento.
— Rhodry.
— Si chiama proprio così.
— Ah, per il Sole Oscuro, l’ho incontrato proprio questa primavera, ed ho continuato a fissarlo e a chiedermi perché mi sembrasse di conoscerlo. Sai, Pa, ti somiglia dannatamente.
— Così mi hanno detto. Ti ricordi l’anello d’argento, quello con le rose incise sopra? È per lui. Ora, io non posso certo andare in giro per tutto il regno di Deverry, quindi vorresti portarglielo tu, quando arriverà la primavera?
— Ma certo. Dopo tutto, visto che l’ho incontrato posso evocare con facilità la sua immagine — rispose Ebay, e all’improvviso rabbrividì.
— Mi sembra che tu abbia preso un’infreddatura. Forse è meglio che metta altra legna sul fuoco.
— Non si tratta di questo. Sono stato assalito dal gelo indotto dal dweomer.
Devaberiel sentì lui stesso il desiderio di rabbrividire: la consapevolezza che suo figlio fosse una di quelle persone che gli elfi chiamavano «spiriti amici» gli dava sempre i brividi. Per nascondere il suo stato d’animo si diede da fare per trovare il sacchetto di cuoio e lo gettò ad Ebay, che lo aprì e si fece cadere l’anello sul palmo della mano.
— Questo è un oggettino davvero strano — commentò, scivolando nella lingua di Deverry. — Ricordo quando me lo hai mostrato, tanti anni fa. Per chissà quale motivo lo volevo terribilmente, e tuttavia sapevo che non era mio.
— Lo desideri ancora?
— No. — Ebay chiuse le dita intorno all’anello e fissò lo sguardo sul fuoco. — Vedo Rhodry. È nel nord, da qualche parte, perché sta cavalcando fra mucchi di neve. Mentre l’osservo l’anello mi vibra nella mano, quindi non ci sono dubbi che sia suo. Oh, l’anello desidera andare da lui, ma ho la sensazione che alla fine potrebbe causare la sua morte.
— Cosa? Per gli dèi barbari, allora forse dovrei semplicemente gettarlo in un fiume.
— Riuscirebbe a farsi ripescare da qualcuno — rispose Ebay, con voce sommessa, quasi da ubriaco. — Ma il nostro Rhodry non morirà finché il suo Wyrd non scenderà su di lui, e quale uomo potrebbe evitargli questo? Neppure suo padre, e tu lo sai bene.
E tuttavia Devaberiel si sentì stringere il cuore al pensiero che suo figlio vedesse qualcosa di grave che stava per abbattersi su di loro in futuro.
Trascorse parecchio tempo prima che il Vecchio riuscisse a mettere insieme tutti i pezzi della storia della sconfitta subita quell’estate in Deverry. Quando il momento fissato per il ritorno di Alastyr e dei Falchi giunse e passò, il Vecchio comprese che qualcosa doveva essere andato storto e mandò alcune spie nel regno, ma prima ancora che esse fossero tornate gli giunsero notizie allarmanti da fonti più comuni. In Deverry gli uomini del re e quelli del gwerbret di Cerrmor avevano arrestato in un colpo solo parecchi fra i più importanti agenti nel traffico dell’oppio. Per fortuna Anghariad era stata avvelenata prima che potesse rivelare segreti sotto tortura e Gwenca sapeva ben poco del dweomer oscuro a parte superstiziosi discorsi a cui il gwerbret non aveva creduto. Gli arresti avevano però costituito un grave colpo per il traffico dell’oppio, che forniva alla Confraternita Oscura una parte significativa delle sue entrate.
Le notizie peggiori giunsero però tutte con il ritorno delle spie sconvolte: come il Vecchio ormai supponeva da tempo, Alastyr e i suoi apprendisti erano tutti morti e i libri del potere erano nelle mani di Nevyn. Il Vecchio avrebbe dato parecchio per sapere quello che Sarcyn aveva rivelato a Nevyn prima di essere pubblicamente impiccato, perché non poteva credere che il Maestro dell’Aethyr avesse sprecato la possibilità di strappare con la tortura ogni possibile brandello d’informazione all’apprendista, ma ciò che più lo fece infuriare e imprecare fu il fatto che Nevyn li aveva giocati in maniera definitiva. Infatti quando il re, in segno di gratitudine per aver recuperato la Grande Gemma dell’Ovest, gli aveva offerto una ricompensa, Nevyn aveva chiesto che venisse dato un posto a corte a suo «nipote» Madoc, Maestro del Fuoco e uomo di considerevole potere: con lui costantemente di guardia, il dweomer oscuro non sarebbe più riuscito a infiltrarsi direttamente nella corte.
Per parecchi giorni il Vecchio rimase segregato nel suo studio ad analizzare i dati astrologici e gli appunti scritti delle sue meditazioni, perché in essi ci doveva essere qualche sottile segno di difficoltà che in precedenza gli era sfuggito, ma non riuscì a trovare nulla che potesse indicare il ruolo avuto da Rhodry nel mandare a monte i piani di Alastyr. Jill poi era un elemento ancora peggiore e del tutto indecifrabile, perché lui non possedeva né la sua data di nascita né quella dei suoi genitori, il cui basso ceto faceva supporre che quei preziosi dati non fossero mai stati registrati e fossero quindi andati perduti. Alla fine, giunse alla conclusione che non c’erano stati errori da parte sua e che era all’opera qualcosa che sfuggiva al suo controllo e che mirava a distruggere i piani da lui elaborati con tanta cura.
Con un sospiro che era quasi un ringhio sollevò la sua vasta mole dalla sedia e si avvicinò alla finestra. All’esterno le vigne in fiore tremolavano sotto il soffio del vento fresco e chiazzavano di scarlatto il muro del giardino, mentre due schiavi stavano lavorando nel prato quadrato per raccogliere le foglie secche. Il Vecchio però quasi non li vide, perché la sua mente era lontana, in Deverry: se soltanto avesse potuto recarsi là di persona! Ma era impensabile, naturalmente, perché la sua salute era tanto cagionevole da rendergli impossibile sopravvivere al viaggio per mare e perché il Maestro dell’Aethyr lo conosceva troppo bene. Per un momento, si sentì prossimo al panico: la delicata posizione che lui occupava all’interno della Confraternita dipendeva infatti da previsioni esatte e non da consigli che portavano al disastro. Cosa sarebbe successo se gli altri membri del consiglio avessero deciso che lui aveva cessato di essere utile? Un momento più tardi ritrovò però la calma, ricordando a se stesso di essere ancora più potente della maggior parte degli altri e tutt’altro che sconfitto.
Accostatosi alla porta, suonò per chiamare il maggiordomo e gli disse che non avrebbero dovuto disturbarlo per nessun motivo, a meno che la casa andasse a fuoco, poi si sistemò sulla sua sedia e rallentò gradualmente la respirazione per prepararsi a ciò che intendeva fare. Nel corso dei suoi lunghi anni di vita aveva infatti scoperto ed elaborato una forma davvero strana di meditazione che costituiva la fonte di molte delle sue previsioni più accurate.
Nel Bardek, in quell’epoca in cui pergamene e materiale per scrivere erano estremamente costosi, gli uomini eruditi avevano sviluppato un astuto sistema per addestrare la loro memoria ad immagazzinare le informazioni: uno studente imparava dapprima a visualizzare chiare immagini mentali di oggetti comuni, come per esempio una brocca d’argento, e quando infine arrivava a poter mantenere quell’immagine davanti a sé per un momento o due, vedendola con la stessa chiarezza come se avesse avuto di fronte l’oggetto in questione, passava a fare la stessa cosa con oggetti sempre più complessi, fino a riuscire a memorizzare un’intera stanza completa di arredo e a vederla esattamente nello stesso modo ogni volta che evocava quel ricordo.