Tuttavia, siccome Glyn era cortese con quanti lo servivano, durante il secondo anno di permanenza di Nevyn aveva preso informazioni su quel vecchio che era generosamente venuto ad offrire i propri servigi e aveva convocato Nevyn nella grande sala per un’udienza formale, ringraziandolo per i medicinali da lui forniti e tanto preziosi e necessari in guerra.
Naturalmente l’udienza era stata molto breve e Nevyn l’aveva condivisa con parecchi altri servitori, ma in qualche modo doveva aver attirato l’attenzione del re, perché non molto tempo dopo Glyn aveva addirittura visitato il giardino di erbe medicinali che il vecchio aveva avviato dietro le stalle e si era fermato a parlare ancora con lui. Da allora quella era diventata una specie di abitudine: quando aveva un momento libero, il re si recava a conversare con lui, ponendogli una serie di domande su questa o quella pianta, sul ciclo delle stagioni e sulla crescita delle erbe. Quelle pause sembravano dargli sollievo dalle pressioni e dagli intrighi che gli gravavano intorno.
Durante il terzo anno, Nevyn si era visto assegnare una piacevole camera personale in una delle torri laterali, senza altra spiegazione se non quella che si meritava un po’ di intimità; ben presto a questo era seguito un posto ad una tavola della grande sala insieme a servitori di rango più elevato, e le visite del re si erano fatte più lunghe, soprattutto d’inverno quando aveva più tempo a disposizione… e più di una volta il sovrano aveva chiesto francamente al servitore consigli su questioni di corte.
Anche se Nevyn era stato molto cauto nell’elargirne, le sue risposte erano parse soddisfare il re, che di tanto in tanto aveva lasciato cadere qualche accenno sul fatto di essere consapevole che Nevyn non era soltanto il vecchio erborista trasandato che voleva apparire.
Adesso, pareva che il re avesse deciso che era giunto il momento di mettere le carte in tavola. La mattina in cui gli uomini del Cervo partirono con un piccolo esercito per iniziare le loro razzie a danno del Cinghiale, Nevyn era intento a liberare dalle erbacce una fila di piantine di consolida quando un paggio venne ad avvertirlo che il re desiderava vederlo nella camera del consiglio. In tutta fretta, Nevyn si lavò le mani in un secchio di cuoio e seguì il ragazzo fino alla rocca.
Glyn era solo nella stretta camera del consiglio, seduto con disinvoltura sul bordo del tavolo e con lo sguardo fisso sulla mappa, rischiarata dalla luce del sole che penetrava dalla finestra. La mappa, ricavata da un’intera pelle di vitello, era logora e sbiadita in alcuni punti; qua e là erano state tracciate con l’inchiostro rosso righe che erano state poi cancellate, e le vecchie frontiere e le numerose linee di battaglia conferivano alla mappa l’aspetto di un palinsesto insanguinato. Vederla fece a Nevyn uno strano e sgradevole effetto: quello per cui altri uomini stavano combattendo era il suo regno… più di chiunque altro in Deverry lui aveva diritto a reclamare il trono del Grifone, a patto naturalmente che fosse riuscito a convincere qualcuno del fatto che il Principe Galrion era ancora vivo dopo tutti quegli anni.
— Ti ho chiamato per chiederti una cosa — esordì bruscamente Glyn, — perché tu sei il solo che sono certo sappia tenere a freno la lingua al riguardo. Perfino i preti chiacchierano fra loro come donnicciole.
— Le donne sanno tacere meglio di loro, mio signore.
— La mia è però una domanda per rispondere alla quale è necessario il tipo di sapere che può possedere un prete — continuò Glyn, poi fece una pausa e concluse: — Speravo che il dweomer potesse essere in grado di consigliarmi.
— Il mio signore ritiene che io sia dotato di questo genere di sapere?
— Esatto. Il tuo signore si sbaglia?
— No.
Un fugace sorriso di trionfo increspò le labbra di Glyn.
— Allora rispondi a questo — disse. — Se un uomo o una donna ha pronunciato un voto in un tempio, esiste un modo in cui questo voto possa essere annullato senza offendere gli dèi?
— Ecco, soltanto in rare circostanze. Supponiamo che qualcuno abbia pronunciato un giuramento sbagliato con la complicità di un prete corrotto, allora un superiore di quel prete potrebbe dichiarare privo di validità il voto. Inoltre potrebbe essere possibile per la persona che lo ha pronunciato rinunciare ad esso dedicando il resto della sua vita al servizio del dio, ma in questo caso significherebbe addentrarsi su un terreno davvero infido.
— E non è certo il caso in questione.
— Oho! Devo dedurre che il mio signore ha notato che suo fratello desidera il frutto proibito?
— Infatti. Di certo non ci vuole il dweomer per vedere un cavallo in una stanza, mio buon mago.
— Verissimo. Spero soltanto che nessuno tranne noi se ne sia accorto, mio signore. Ci sono molti uomini che invidiano Dannyn.
Glyn assentì con un sospiro.
— Se un vecchio può offrire un consiglio al suo signore — aggiunse Nevyn, — faresti meglio a parlare con tuo fratello al riguardo. Sarebbe una cosa terribile ed empia se Dannyn riuscisse a indurre Gweniver ad infrangere il suo voto.
Con un altro sospiro, Glyn sollevò lo sguardo verso la mappa.
— Dovrei trovare a Dannyn un’altra moglie — affermò. — Avevo pensato di dargli in sposa Lady Macla e di attribuirgli le terre del clan del Lupo, ma non ho voluto che trascorresse gli inverni così lontano dalla mia corte. Forse però ho fatto bene a dare ascolto al mio egoismo, perché senza dubbio Gweniver andrà spesso a trovare la sorella.
— Non ne dubito, mio signore. Posso essere tanto presuntuoso da chiederti perché hai tanta stima di Lord Dannyn? Bada bene, io lo ritengo degno del tuo favore, ma è raro che un uomo abbia una così alta opinione di uno dei bastardi di suo padre. I più preferiscono fingere di non vederli affatto.
— È vero. Ecco… dal momento che mio padre ha reclamato il trono in mio nome quando ero ancora un neonato, io sono stato allevato per diventare re. Agli occhi di un ragazzo questa appariva una cosa meravigliosa: avrei conquistato la Città Santa dopo gloriose battaglie, avrei governato tutto il paese e salvato il regno dalla guerra. Un giorno, però, ero fuori in cortile ed ho visto i garzoni di stalla che stavano tormentando un altro ragazzo… a quell’epoca Dannyn aveva circa sei anni e io ne avevo otto. Quei garzoni lo stavano deridendo dandogli del bastardo, e quando lui ha cercato di reagire e di colpire uno di loro gli si sono gettati tutti addosso ed hanno cominciato a picchiarlo. Io sono corso avanti ed ho ordinato loro di smetterla, sentendomi assai generoso, addirittura regale, nel difendere quella povera piccola creatura. — Nel parlare, Glyn ebbe un sorriso di eccessiva autoderisione. — Così ho fatto rialzare quel ragazzo, gli ho pulito il naso insanguinato e mi sono trovato a guardarmi praticamente in uno specchio. Immagino sia inutile specificare che nessuno aveva pensato di avvertire il giovane re che suo padre aveva una passione per le cameriere delle cucine… ed io l’ho scoperto quella mattina. Così, mi sono precipitato nelle camere di mio padre e vi ho fatto irruzione esigendo spiegazioni. È un peccato che tu non abbia potuto vedere la sua espressione.
Nevyn si concesse una risata al pensiero.
— In ogni caso — proseguì Glyn, — ho insistito perché Dannyn venisse a vivere con me perché era mio fratello, indipendentemente da quello che mio padre poteva pensare al riguardo. Un po’ per volta, lui mi ha raccontato ciò che aveva subito, vivendo deriso e disprezzato come sguattero, costretto ad essere grato dei resti che gli davano da mangiare. È stato allora che, nel mio modo infantile, ho cominciato a riflettere su ciò che la sovranità significa, mio buon mago, ed ho giurato davanti al Grande Bel che non avrei mai posto la mia volontà davanti a quella di tutti gli altri, adorandola come faceva mio padre. Questo sarebbe per me già un motivo bastevole per onorare Dannyn, perché mi ha elargito un dono più prezioso di cento cavalli; a parte questo, comunque, lui è il solo uomo di tutta la corte che mi ami per quello che sono e non per l’influenza e le terre che può ottenere da me. Immagino ti sembri stupido da parte mia dare importanza a cose del genere.