— Benissimo. Invero, avete molte cose di cui discutere.
Mentre l’immagine di Aderyn scompariva dal boschetto, il consiglio cominciò lentamente a calmarsi.
— Questa è una cosa davvero grave — affermò infine Caer, — anche se naturalmente nessuno che viva fuori dell’Eldidd occidentale crederà mai a storie del genere, che con il tempo verranno dimenticate.
— A patto che nessuno le rinfocoli con altre manifestazioni del dweomer.
— Per gli dèi! Credi che quello di costringerci ad uscire allo scoperto fosse uno degli intenti dei maestri oscuri?
— È una possibilità come un’altra, giusto?
Fra i presenti si diffuse un senso di disagio, peraltro giustificato da validi motivi. Nell’Alba dei Tempi, quando il popolo di Bel era giunto a Deverry dalla sua terra d’origine attraversando il mare orientale, i preti che custodivano i boschi di querce e che erano noti come drwiddion avevano usato apertamente il dweomer, con il risultato che gli uomini li avevano temuti e adulati, si erano prostrati davanti a loro, fino a quando la corruzione si era inevitabilmente diffusa. I preti si erano arricchiti e avevano acquisito grandi dimore, avevano modellato le leggi a loro vantaggio e avevano gestito il potere come i nobili… e a poco a poco, di sua iniziativa, il dweomer li aveva abbandonati, fino a quando i loro rituali avevano perso ogni vero contenuto, le loro parole erano state svuotate di ogni potere. Le tentazioni del potere temporale erano state così forti che ben presto i preti avevano dimenticato di aver mai posseduto il vero dweomer e all’epoca di Nevyn anch’essi erano giunti a giudicare qualsiasi storia di preti capaci di operare meraviglie come una semplice fantasticheria degna soltanto delle canzoni di un bardo.
In qualche modo, però, il dweomer era sopravvissuto ed era stato trasmesso in segreto da maestro ad apprendista. Coloro che possedevano il dweomer pronunciavano il solenne giuramento di condurre una vita tranquilla, nascondendo le loro capacità al fine di evitare di essere a loro volta corrotti dall’adulazione e dalle ricchezze. Caer era il capo scudiero nelle stalle del gwerbret di Lughcarn, Nesta era la vedova di un mercante di spezie di Cerrmor, e lo stesso Nevyn conduceva l’esistenza più umile che ci potesse essere, perché era un erborista girovago, che viaggiava attraverso il regno con il suo mulo per curare i mali di chi era troppo povero per potersi permettere di pagare farmacisti e chirurghi. Se quei lunghi anni di segretezza fossero finiti, — era probabile che presto o tardi i maestri del dweorner avrebbero finito di nuovo per soccombere a quelle stesse tentazioni che avevano allontanato i preti dalla via del dweomer.
— E poi c’è un’altra cosa — aggiunse Caer. — La maggior parte della gente del regno ci additerà come streghe o stregoni… che accadrebbe se dovessero decidere di darci la caccia e di sterminarci?
— È vero — convenne Nevyn, — quindi dovremo… — Di colpo s’interruppe, assalito da un pensiero così urgente che nel formularlo lui stesso comprese che veniva da una fonte esterna alla sua mente. Quando riprese a parlare, la sua voce mentale aveva assunto un tono profetico: — È giunto il tempo che il dweomer si mostri, dapprima con cautela ma poi fino ad arrivare al punto che tutti lo usino apertamente.
I presenti avvertirono il tono profetico della sua voce e compresero che i Signori della Luce avevano parlato attraverso il loro servo.
— Oh, per tutti gli inferni! — sussurrò Caer. — Non ho mai creduto che avrei visto giungere questo giorno.
Tutti furono d’accordo con lui, soprattutto lo stesso Nevyn.
— È una cosa che richiede lunghe ore di meditazione — osservò il vecchio, — e vi prometto che dedicherò alla questione tutto il tempo necessario. Ci dovremo muovere con la stessa cautela di un gatto in un bagno pubblico.
I Trentadue discussero ancora per qualche tempo della profezia, giungendo infine alla decisione che Nevyn si sarebbe incaricato di districare quella nuova, intricata matassa, mentre il resto di loro avrebbe continuato a condurre una vita del tutto normale. Infine il consiglio si sciolse e le varie immagini mentali svanirono come una fiamma di candela; Caer e Nevyn indugiarono però ancora nella quiete pacifica del boschetto astrale, mentre intorno a loro gli enormi alberi stormivano come sotto il soffio del vento a mano a mano che le maree astrali cominciavano a cambiare, un mutamento che i due avvertirono come un delicato movimento all’interno della mente.
— Ciò che abbiamo udito oggi è davvero una cosa strana, o Maestro della Terra — commentò allora Nevyn. — Io però intendo sviluppare la cosa, non importa quanto tempo mi ci vorrà.
— Oh, non sono minimamente preoccupato al riguardo. Sei sempre stato cocciuto quanto un maiale in giorno di mercato.
I due si scambiarono un sorriso di sincero affetto. Un tempo, circa quattrocento anni prima, Caer era stato il maestro di Nevyn quando questi aveva affrontato il suo duro apprendistato nel dweomer. Anche se Rhegor… questo era allora il suo nome… aveva condiviso la sorte comune a tutti gli uomini del dweomer ed era già morto e rinato parecchie volte da quell’epoca, Nevyn aveva invece vissuto un’unica, lunga esistenza, sorretto dalle forze elementari di cui aveva il controllo.
Molta gente avrebbe forse desiderato di vivere così a lungo, ma quello era per lui un Wyrd molto aspro da sopportare, perché durante il suo apprendistato aveva commesso un errore che aveva determinato la morte di tre persone innocenti e che lo aveva indotto a pronunciare l’impulsivo voto di non riposare più fino a quando non avesse riparato alla sua colpa.
— Dimmi una cosa — chiese Caer. — Pensi di essere prossimo ad adempiere al tuo voto?
— Non lo so, davvero. Già tante volte in passato ho creduto di essere vicino alla meta soltanto per vedere le cose sfuggire al mio controllo… posso però dirti questo: Gerraent ed io siamo finalmente venuti a patti, il che significa che una parte della catena si è spezzata in maniera definitiva.
— Allora siano ringraziati tutti gli dèi. Ho cercato di avvertirti di non pronunciare quel…
— Lo so, lo so, ed hai perfettamente ragione: sono troppo cocciuto per il mio bene. Oh, dèi, povera Brangwen! Sai, penso ancora a lei con quel nome, sebbene lo abbia portato soltanto per una misera manciata di anni. Ho mancato così gravemente nei suoi confronti, ed anche in quelli di Blaen, ma quando ho giurato che avrei fatto ammenda non pensavo che mi ci sarebbero voluti quattrocento spaventosi anni!
— Non ti attribuire tutta la colpa. Ormai sono passate parecchie esistenze, e tutti e tre hanno fatto del loro meglio per complicare l’intreccio dei rispettivi Wyrd… immagino che in questa vita stiano creando un pasticcio ancora peggiore, vero?
— Pura verità. Brangwen… voglio dire Jill, dannazione… è partita con Rhodry.
— Che suppongo sia la stessa anima che un tempo era conosciuta come Lord Blaen del Cinghiale.
— Proprio così. Mi sono dimenticato di dirtelo? Chiedo scusa ma per gli dèi… la mia mente si fa sempre più confusa con il passare degli anni. Mi chiedo come facciano gli elfi a mantenere così nitida la loro memoria, me lo chiedo davvero.
— Hanno una mente adatta, noi no.
— A volte mi domando per quanto tempo ancora sarò in grado di continuare.
L’immagine di Caer gli scoccò un’occhiata penetrante piena di preoccupazione, e Nevyn distolse lo sguardo, sollevandolo verso gli antichi alberi che si agitavano gentilmente in un mondo che non conosceva decadenza o cambiamenti. A volte, si sentiva così stanco da desiderare di potersi trasformare in un albero come i maghi delle antiche leggende, che alla fine della vita trovavano la pace fondendosi con le querce che adoravano.
— Senti — offrì Caer, — puoi fare affidamento su di me, se mai ti servisse aiuto.
— Ti ringrazio di cuore, e può darsi che finisca per prenderti in parola.