Выбрать главу

Murray Leinster

L’incubo sul fondo

1

A un certo punto Terry Holt si rese conto che stava semplicemente togliendo le castagne dal fuoco per il suo socio Jimenez. Lui in fondo non c’entrava per niente. Così, con un certo rimpianto, si preparò a liquidare i propri affari, quelli della ditta e a ricominciare.

Doveva fare l’inventario e informare la polizia di Manila; una polizia che si era dimostrata zelante e cortese. Quindi, finalmente, poteva pensare a nuovi progetti. Prima però gli conveniva lasciare la città per un po’ di tempo, almeno finché fosse sistemata la faccenda de “La Rubia”, del radar, della pesca e delle “orejas de ellos”.

Stava appunto lavorando all’inventario quando la porta si aprì, il campanello tintinnò e una ragazza entrò nel negozio. Lui alzò gli occhi, guardingo, da dietro il tramezzo dov’era ammassata la mercé della ditta Jimenez. Meglio che certi tipi non mettessero piede nel negozio. La polizia era del suo stesso parere.

Terry era deciso a cacciare fuori chiunque fosse venuto a chiedergli, minacciosamente, di fare certi lavori, o, altrettanto minacciosamente, di non farli.

E sapeva di poter contare sull’appoggio delle autorità cittadine e della Repubblica delle Filippine.

Stavolta però il cliente era una ragazza. E anche bella. Abbronzata, trucco leggero, e un pacco voluminoso sotto il braccio. Si voltò per chiudere la porta. Un ’americana, certamente. Così Terry disse in buon inglese: — Buongiorno. In che posso servirvi?

La ragazza parve sollevata.

— Parlate inglese — disse, contenta. — Temevo di non cavarmela con lo spagnolo. Lo parlo male.

Terry uscì da dietro il tramezzo. Il negozio era largo poco più di cinque metri e sul cristallo della vetrina campeggiava a grandi lettere “Jimenez y Cia”. Era stato l’ex-socio di Terry a imporre quella scritta imponente. Sotto si leggeva “Especialidades Electronicas y Fisicas”. Questa era la “specialità” di Terry. Terry Holt fabbricava apparecchi elettronici di vario genere. Jimenez aveva il compito di venderli, e li aveva venduti anche troppo e a troppi clienti. In basso, in un angolo del cristallo, c’era un modesto avviso: “orejas de ellos”, parole che avevano un senso solo per certi pescatori, pronti però a negare la cosa se interrogati.

La ragazza si guardò attorno, un po’ incerta. Sul davanti del negozio, verso la strada, erano esposte due lavatrici smaglianti, quattro frigoriferi e due congelatori.

— Scusate, ma non sono sicura che questo sia il negozio giusto — disse. — Qui sembra che vendiate solo elettrodomestici.

— Servono per far vetrina — disse Terry. — Agli inizi il mio ex-socio aveva in mente un commercio del genere. Purtroppo, però, chi compera elettrodomestici a Manila vuole sempre ed esclusivamente i modelli più recenti. Così, in breve tempo ci ritrovammo i magazzini pieni. Fu allora che decidemmo di puntare sul ramo “especialidades electronicas y fisicas”. … Fine della storia. Comunque sto per chiudere. Cosa desiderate?

Il negozio era in una posizione molto favorevole: a pochi passi di lì la Calle Enero era piena di negozi che vendevano frutti di mare, madreperla, esche di tutti i tipi, pece, gomene, béche de mer, copra, nafta, parti di motori Diesel, e nidi commestibili. Là in mezzo le “especialidades” non stonavano affatto. Ma per quanto fosse un quartiere più che rispettabile, non era il posto in cui ci si poteva aspettare che una ragazza come quella venisse a fare i suoi acquisti.

— Sto cercando qualcuno che mi fabbrichi un apparecchio speciale, probabilmente elettronico — spiegò lei, — per il battello di mio padre.

— Mi spiace davvero — rispose Terry, — perché è proprio la mia “specialità”, come avete potuto vedere dalla scritta in spagnolo sul vetro e da quei cartelli in tagalog, malese e cinese; ma purtroppo ho deciso di chiudere bottega per un certo periodo. Che tipo di apparecchio? Radar… No. Non saranno “orejas de ellos”?

— Che cosa sono?

— Microfoni sottomarini per i pescherecci — spiegò Terry. — II nome non dice molto. Si tratta di apparecchi che registrano i rumori subacquei e permettono di avvistare gli scogli anche a grande distanza, cosa che può essere utilissima. E poi ci sono dei pesci che emettono dei suoni particolari, e i pescatori li individuano con le “orejas” e li prendono.

Non ditemi che vi interessano queste cose!

La ragazza si illuminò.

— Ma sì! O almeno qualcosa di molto simile. Date un’occhiata a questo e vedrete subito che cosa vuole mio padre.

Posò il pacco su un congelatore e lo aprì. Dentro c’era una specie di pagaia ricurva, col manico, lunga circa un metro, di un legno chiaro e fibroso. Nella parte convessa aveva delle profonde tacche trasversali di forma particolare.

— Una pala per guidare i pesci — spiegò lei. — Viene da Alua.

Terry la esaminò. Sapeva vagamente che Alua era un’isola dalle parti di Bohol.

— Naturalmente serve per attirarli — disse, — anzi, per convogliarli. I pescatori scendono dove l’acqua è bassa e si mettono in fila. Poi battono la superficie con queste pale. I pesci cercano di sfuggire al rumore e i pescatori li instradano dove vogliono, cioè nelle reti. Ho provato anch’io. Avevo il costume e mi sono sentita sulla pelle una specie di formicolio, come un solletico molto fastidioso e pungente. Non mi stupisce che i pesci cerchino di scappare!

Terry esaminò l’oggetto.

— E allora?

— Probabilmente queste pale producono un effetto particolare: forse delle onde speciali?

— Forse — ammise lui, — però…

— Vorremmo qualcosa di simile, ma capace di funzionare su scala più vasta. Non una pagaia, naturalmente, qualcosa di più grosso, di più resistente e soprattutto in grado di funzionare continuamente. Vogliamo convogliare il pesce in branchi e questa pala ha effetti troppo limitati.

— E perché convogliare il pesce in branchi? — chiese Terry.

— Perché no? — replicò lei scrutandolo.

Lui aggrottò la fronte, pensando al problema che la richiesta della ragazza poneva.

— Gli “ellos” potrebbero opporsi — disse distrattamente.

— Chi?

— Gli “ellos” — ripeté lui. — Una superstizione. La parola significa “essi” o “loro” in spagnolo. Sarebbero delle “cose” nascoste nell’oceano che tengono d’occhio pesci e pescatori.

— Non parlate sul serio. — Non era una domanda, era un’affermazione.

— No — disse lui, sempre tenendo gli occhi sulla pagaia. — Però i pescatori progrediti e commercializzati del giorno d’oggi hanno battezzato proprio così i microfoni subacquei installati sulle loro barche: “orejas de ellos” e tutti conoscono gli “ellos” anche a bordo di una modernissima flotta di pescherecci.

— La ditta Jimenez — disse la ragazza, — ha contribuito non poco a questa modernizzazione, e io sono venuta da voi proprio per questo. Vi chiamate Terry Holt, mi pare. Un capitano della Marina americana ci ha detto che potevate procurarci l’apparecchio. Terry annuì.

— Sì — disse improvvisamente, — quello che volete si può fabbricare con un registratore a nastro, un ricevitore e un trasmettitore subacqueo. Prima registrate i suoni sottomarini che fa questa pagaia poi preparate un montaggio su nastro in modo da avere un suono più o meno continuo, infine li ritrasmettete mediante un altoparlante subacqueo. Dovrebbe funzionare.

— Benissimo! E quanto tempo ci vuole? — domandò lei.